Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Il Cammino di San Giacomo in Sicilia, Scrusciu d’amuri

Anche oggi la nostra rubrica di turismo è dedicata a uno dei bellissimi Cammini di Sicilia. Godetevi la bellezza di una pausa di riflessione in slow mobility (tutte le foto sono tratte da sito e social del Cammino).

di Clara Di Palermo

Sei le tappe in cui sono suddivisi i 130 km del Cammino di San Giacomo in Sicilia, un cammino di fede che consente di ammirare natura, borghi, bellezze architettoniche, artigianato di pregio.

Nato da un’idea di Totò Trumino in periodo di covid, ha già accolto quasi 5000 pellegrini provenienti da ogni dove. E di questo cammino di Sicilia, che ha lungo il suo percorso ben due città patrimonio Unesco (Piazza Armerina per la meravigliosa villa romana del Casale e Caltagirone), ci facciamo raccontare proprio dall’ideatore e coordinatore del progetto.

“Si era in pieno lockdown e io, tra un andrà tutto bene e un altro, non potendo andare in pellegrinaggio e fare i miei cammini in Spagna o altrove nel mondo – racconta Trumino – ho cominciato a pensare su come mettere a frutto il tempo che il Covid ci stava sottraendo. Io, tra l’altro, sono anche un hospitalero (hospitaleros sono coloro i quali si dedicano anche all’accoglienza dei pellegrini, ndr), e mi sono messo a leggere una serie di volumi che erano veri resoconti del culto Iacopeo in Sicilia. In quanti sanno che in Sicilia ci sono ben 40 chiese iacopee sparse per l’Isola e che di queste, cinque custodiscono le reliquie di San Giacomo? Sono a Caltagirone, Capizzi, Gratteri, Galati Mamertino, Messina”.

Ma come nasce il percorso?

“A quel punto, ho studiato la possibilità di unire la città di Caltagirone a quella di Capizzi. Io sono di Piazza Armerina, dove c’è una Domus Hospitalia, una chiesa che veniva adibita all’accoglienza dei pellegrini. Fondata nel Trecento dai Cavalieri di San Giacomo d’Altopascio, tra i primi templari a garantire ospitalità e percorrenza in sicurezza ai pellegrini, oggi verrà recuperata e trasformata in ostello per l’accoglienza, grazie a un finanziamento di quasi 250mila Euro dal Ministero del turismo, ottenuto con la partecipazione a un bando. Tornando alla definizione del percorso, ho iniziato ad andare sul territorio, parlare con i pastori, individuare strade, trazzere, tratti ferroviari dismessi ed è nato così il nostro cammino di San Giacomo in Sicilia. Ho completato di tracciare il percorso il 10 maggio 2021”.

Ma non può far tutto da solo, siete un gruppo?
“Sì, siamo un gruppo. Abbiamo creato l’Associazione Borgo San Giacomo di Piazza Armerina, con sede alla Domus Hospitalia, associazione che gestisce tutto il cammino, da Caltagirone a Capizzi”.

Un percorso ricco e vario, tra natura e arte, tra artigianato e fede.

“È un percorso ricco anche di opere d’arte donate da vari artisti. Sono opere fatte con materiale di riciclo di qualsiasi tipo. Quasi un museo a cielo aperto. C’è una croce di ferro, ad esempio, un palo di legno alto quasi 7 metri in cima al quale c’è una croce. I pellegrini hanno preso l’abitudine di posare una pietra alla base del palo. La pietra, raccolta a Caltagirone, rappresenta le ansie e le paure di ciascuno e lasciarla ai piedi della croce è come abbandonare ansie, pensieri negativi e preoccupazioni. Si entra anche nel cuore della miniera Floristella, che è un parco minerario  bellissimo, notevole esempio di archeologia industriale. Poi si attraversano gallerie che conducono ad Assoro e così via, tutto un percorso sorprendente ad ogni passo, con i meravigliosi paesaggi di Sicilia”.

La magia del turismo lento

La bellezza di questi cammini può risiedere anche, oltre le ragioni della fede, nel far scoprire luoghi e paesi fuori dal turismo di massa?
“Certo. La mobilità dolce, il turismo lento, è sempre stato un turismo di nicchia, per cui ciascuno può apprezzare la Sicilia di mezzo, quella parte che ancora non è stata contaminata dalle opere di edilizia di abusivismo selvaggio, come accade lungo le coste”.

I pellegrini muovono anche l’economia del territorio.
“Abbiamo fatto dei calcoli approssimativi: i circa 4800 pellegrini, arrivati da tutto il mondo, australiani, sudafricani, europei, per i sei giorni di cammino con una media di 60 € al giorno, hanno prodotto un’economia importante per i luoghi lungo il tragitto, siamo circa a oltre 1.700.000 € in tre anni. Una Mirabella Imbaccari, ad esempio, o Assoro, dove saremo dopodomani, domenica, per una presentazione, sono località che non avevano posti letto perché nessuno sostava lì. Ormai si stanno attrezzando. Hanno imparato ad apprezzare e amare i pellegrini e le persone hanno fatto rete per accogliere. Faccio l’esempio di Assoro, dove all’inizio c’erano solo 4 posti letto: oggi ce ne sono 35”.

I weekend in cammino

Promuovete anche dei “weekend in cammino”? Che tipo di percorso si può fare in due giorni?
“Siamo organizzati con delle guide ufficiali, anche per cicloturisti, che danno la propria disponibilità per chi vuole andare in gruppo. Chi non riesce a ricavarsi una intera settimana per fare il Cammino di San Giacomo in Sicilia, può suddividerlo in tre weekend: ciascun sabato e domenica completerà due tappe e in tre weekend completa tutto il Cammino”.

C’è l’esigenza di cercare una dimensione personale nell’affrontare un cammino? Nell’ascoltare il silenzio rotto solo dal rumore dei passi sul selciato? Quasi una poesia.
“Due anni fa ero a Milano alla fiera Fa’ la cosa giusta, organizzata dalla casa editrice Terre di Mezzo, per promuovere il cammino. Ero lì con le mie figlie e ho scritto una poesia che racconta cos’è lo scrusciu d’amuri, cioè il rumore dell’amore. Per me, per chi cammina, lo scrusciu d’amuri è il rumore dei passi nel silenzio, delle scarpe sulla trazzera, con rumore del battito del cuore. Da questa poesia è nata una canzone scritta a quattro mani con un musicista locale, canzone che è diventata l’inno di tutti i pellegrini che affrontano il Cammino di San Giacomo”.

Il cammino di San Giacomo è solo una parte di un progetto molto più ampio, nell’idea di Totò Trumino, che vuole tracciare la rotta iacopea nel Mediterraneo, o cammino Maltese. Partendo da Malta, passando per la Sicilia, si va in Sardegna per approdare a Barcellona e arrivare a Santiago de Compostela, per un totale di circa 3600 km di cammino”.

Prepararsi per affrontare il cammino

È bene ricordare sempre che per affrontare un cammino, anche se sportivi, ci vuole una preparazione. Fare 25/30 km al giorno, per 6 giorni consecutivi, è impegnativo.
“Il primo giorno c’è l’adrenalina, il secondo si va ancora avanti, ma dal terzo giorno, se non c’è un po’ di preparazione, si fa veramente fatica – aggiunge Trumino -. Ci sono tappe che mettono a dura prova le ginocchia e le gambe”.
Il progetto del cammino di San Giacomo in Sicilia e il suo ideatore non si fermano mai: prossimo passo sarà cercare di renderne una parte percorribile, in piena sicurezza, anche per chi ha qualche disabilità. E sono già al lavoro.

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