Esiste ancora un forte divario di genere nella presenza delle donne in politica. Un divario che si allarga ulteriormente in Sicilia, dando vita a rapporti fortemente squilibrati. La legislazione in una Regione autonoma che si basa su uno Statuto speciale, nonché il percorso storico socio-culturale della Sicilia sembrano essere le cause alla base del divario.
Cosa fare per colmarlo?
Ne parliamo con Marianna Amato e Angela Piraino, rispettivamente Presidente e Vicepresidente delle Ande Palermo, Associazione nazionale donne elettrici.
Divario di genere in politica
Nell’attuale legislatura all’Ars, le deputate regionali sono soltanto 15. Gli uomini 55. Un rapporto quasi di 1 su 4. Come commenta questo dato?
Questo dato evidenzia una persistente disparità di genere nella rappresentanza politica siciliana. Nonostante le misure introdotte per favorire un equilibrio di genere, il numero di donne elette all’Assemblea Regionale Siciliana (ARS) rimane significativamente inferiore rispetto agli uomini. Ciò dimostra che le barriere culturali, sociali e politiche che ostacolano l’accesso delle donne ai ruoli decisionali non sono ancora state pienamente superate.
Misure legislative in Sicilia
Quali sono le misure legislative in materia di pari opportunità in Sicilia rispetto alle altre regioni?
La Sicilia ha adottato alcune misure per promuovere la parità di genere, come la legge regionale 3 giugno 2005, n. 7, che introduce il criterio di alternanza di genere nelle liste elettorali. Tuttavia, a differenza di altre regioni italiane, la Sicilia non ha ancora pienamente recepito la normativa nazionale che prevede una rappresentanza minima del 40% per entrambi i generi nelle assemblee elettive.
Competenza legislativa esclusiva della Sicilia
La Regione siciliana, così come le altre regioni ad autonomia differenziata, dispone di una competenza legislativa di tipo esclusivo in materia elettorale. Come si pone la Sicilia rispetto ad altre Regioni a Statuto Autonomo?
Rispetto ad altre Regioni a Statuto Speciale, la Sicilia è in ritardo nell’attuazione di misure efficaci per la parità di genere. Ad esempio, il Trentino-Alto Adige e la Valle d’Aosta hanno introdotto da tempo meccanismi elettorali più avanzati per garantire una rappresentanza equilibrata. La Sardegna, pur con difficoltà, ha recepito la normativa nazionale in materia di pari opportunità. La Sicilia, invece, mantiene una soglia minima di rappresentanza femminile più bassa (20%) e non ha ancora adeguato la sua legislazione al 40% previsto a livello nazionale.
La legge sull’alternanza di genere
La legge regionale del 3 giugno 2005, n. 7 prevede il criterio di alternanza di genere e il limite di due terzi per ciascun sesso nelle liste provinciali. Quanto questi due principi vengono applicati nella realtà?
Nella pratica, queste disposizioni non hanno prodotto i risultati sperati. Se da un lato il criterio di alternanza viene formalmente rispettato nella presentazione delle liste, dall’altro non garantisce un’effettiva elezione delle donne. Questo perché il sistema elettorale e la cultura politica siciliana continuano a favorire candidati uomini, che spesso dispongono di maggiori risorse economiche e reti di sostegno.
La risposta della donna ai cambiamenti legislativi
Come risponde la donna a questi cambiamenti legislativi?
Le donne coinvolte in politica hanno accolto positivamente queste misure, ma ne riconoscono i limiti e chiedono ulteriori interventi per una reale parità di accesso alle cariche elettive. Organizzazioni femminili e movimenti per i diritti civili continuano a sensibilizzare l’opinione pubblica e a fare pressione sulle istituzioni affinché la parità di genere diventi una realtà concreta.
L’inadeguamento della Sicilia alla norma
La normativa nazionale stabilisce una percentuale minima del 40% di rappresentanza per entrambi i generi. La Sicilia non si è ancora adeguata.
Cosa aspetta?
L’adeguamento è ostacolato da resistenze politiche e culturali, oltre che da un’impostazione legislativa che lascia ampio margine alle forze politiche nella definizione delle candidature. Il mancato adeguamento sembra riflettere una mancanza di volontà politica da parte della maggioranza che governa la Regione.
Documento sulle pari opportunità
Ultimamente, è stato redatto un documento sulle pari opportunità in occasione del G7 per le pari opportunità e l’empowerment femminile. In cosa consiste?
Il documento del G7 sulle pari opportunità ribadisce l’impegno dei paesi membri a promuovere l’empowerment femminile attraverso politiche attive per la parità di genere, misure di contrasto alla violenza sulle donne, promozione della leadership femminile e superamento delle disuguaglianze economiche e sociali.
Dissonanza della Regione Sicilia
La Regione Siciliana è in piena dissonanza con questo documento. Perché?
La Sicilia è in dissonanza con il documento del G7 perché non ha ancora adeguato la propria normativa agli standard nazionali e internazionali in materia di pari opportunità. Inoltre, le politiche regionali per la promozione della leadership femminile e della partecipazione politica delle donne sono carenti o scarsamente efficaci.
La donna nella vita politica
Come si approccia negli ultimi decenni la donna alla vita politica?
Negli ultimi decenni, sempre più donne si sono avvicinate alla politica, ma il loro accesso ai ruoli di potere è ancora limitato. L’impegno femminile è cresciuto sia a livello locale che nazionale, ma permane una difficoltà strutturale nell’ottenere posizioni di rilievo, dovuta a un contesto politico e culturale ancora maschile.
Accanimento del Governo regionale
Perché tanto accanimento da parte del Governo Regionale contro le donne?
Più che un accanimento esplicito, sembra esserci un’inerzia politica e una mancanza di volontà nel promuovere cambiamenti concreti. La bassa rappresentanza femminile è il risultato di un sistema che continua a privilegiare gli uomini, senza adottare misure incisive per colmare il divario di genere.
La richiesta delle Ande
La precisa richiesta dell’Ande è: la Sicilia si adegui alle norme internazionali per le pari opportunità.
L’Associazione Nazionale Donne Elettrici (ANDE) chiede che la Regione Siciliana si adegui alle normative nazionali e internazionali in materia di pari opportunità, portando la soglia minima di rappresentanza femminile al 40% e adottando misure per favorire una maggiore partecipazione delle donne alla vita politica.
Le battaglie delle Ande
La vostra associazione ha sempre portato avanti numerose battaglie per la parità delle rappresentanze politiche. Quali sono stati i momenti più salienti delle vostre battaglie?
Tra i momenti più significativi ci sono state le campagne per l’introduzione delle quote di genere nelle elezioni regionali, le battaglie per l’adeguamento alla normativa nazionale e le iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della parità di rappresentanza nelle istituzioni.
Consigliera regionale di parità
La Sicilia ha instaurato la figura della Consigliera regionale di parità. In cosa consiste?
La Consigliera regionale di parità è una figura istituzionale incaricata di promuovere e monitorare l’attuazione delle politiche di pari opportunità in Sicilia. Ha il compito di segnalare discriminazioni di genere, proporre interventi legislativi e collaborare con le istituzioni per garantire un’effettiva parità tra uomini e donne.
Rappresentanza femminile in Sicilia al 20 per cento
Al momento, la soglia minima della rappresentanza femminile in Sicilia è fissata al 20%; la metà della media nazionale. Ma c’è una serie di emendamenti che mirano ad alzare tale cifra. Quali sono?
Attualmente sono in discussione alcuni emendamenti per portare la soglia di rappresentanza femminile al 40%, in linea con la normativa nazionale. Alcuni propongono anche incentivi per i partiti che presentano liste equilibrate e sanzioni per chi non rispetta le quote di genere. Tuttavia, l’approvazione di tali misure incontra ancora resistenze politiche.