Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Camille Claudel, forma e voce di un urlo silenzioso

Quasi un urlo, silenzioso perché inascoltato in una società che faticava a riconoscere meriti artistici a una donna. Un urlo di disperazione per un amore tradito, un urlo di delusione per una psiche che non assecondava la vita. Va in scena la vita travagliata di Camille Claudel, donna e artista il cui valore ebbe un pieno riconoscimento solo postumo. Appuntamento il 2 marzo al teatro Re Mida a Palermo.

di Clara Di Palermo

È arrivato postumo il riconoscimento al valore artistico di Camille Claudel, scultrice francese vissuta a cavallo tra 1800 e 1900, la cui vita fu segnata da profondo dolore.
Un dolore che si esprimerà attraverso le sue sculture, troppo spesso messe in ombra in una società cieca e gretta che non era in grado di riconoscere alla donna un valore artistico che oggi non può più essere negato.

Il ruolo della famiglia

Nata l’otto dicembre 1864 a FèreenTardenois, in Francia, inizialmente sostenuta da entrambi i genitori nel suo percorso artistico, Camille sarà, a un certo punto della sua vita, letteralmente abbandonata dalla madre e delusa dall’amore della sua vita, lo scultore Auguste Rodin. Più anziano e più famoso di Camille, Rodin mette in ombra, per quanto non sempre intenzionalmente, la personalità artistica della giovane e ne ferisce l’amore intrattenendo molteplici relazioni femminili nel corso del loro rapporto.

Camille Claudel e il manicomio

Ma ciò che stravolgerà profondamente la vita di Camille è la sequenza di ricoveri in diversi manicomi, a seguito di episodi di paranoia, manie di persecuzione e altri disturbi mentali che fecero sì che nel 1913 venisse ricoverata in un manicomio dal quale non uscirà più e dove morirà nel 1943.

La vita di Camille Claudel va in scena il prossimo 2 marzo a Palermo al Teatro Re Mida, in via Filippo Angelitti. Alle 18,30 si alzerà il sipario sulla pièce di Chiara Torricelli, portata in scena da Federica Benigno, Arianna Scuteri, Valentina Todaro e la stessa Chiara Torricelli, con le voci fuori campo di Daniela Vasta e Matteo Contino e la partecipazione di Sofia Graziano.
Dello spettacolo, delicato e profondo, abbiamo parlato con Chiara Torricelli.

Come nasce l’idea di portare in scena la vita di Camille Claudel?
“La decisione di raccontare Camille è nata in modo quasi casuale, ma una volta entrata nella sua vita, non ho potuto fare a meno di seguirla. Tra le sue lettere, le sue sculture, e il peso della sua solitudine, ho incontrato una passione ardente, un metallo caldo che la società ha cercato di spegnere rinchiudendola. Trovo in lei una sorella d’arte, una figura femminile che sfida il tempo, che non parla solo per sé stessa, ma per tutte le donne che sono state messe a tacere. Scrivere questo testo è un atto d’amore, ma anche di ribellione. Con la collaborazione di Federica Benigno, Arianna Scuteri, Valentina Todaro e Sofia Graziano, che darà corpo a Camille grazie alla sua incredibile somiglianza con l’artista, e con la voce profonda di Daniela Vasta, daremo vita a questa straordinaria figura. Matteo Contino interpreterà un Rodin complesso e contraddittorio”.

Possiamo affermare che il vostro è un lavoro tutto femminile?
“Questo progetto si costruisce attorno a un lavoro corale, fortemente femminile. Sebbene la regia tecnica di Nino Tarantino e la direzione dello spettacolo, curata da me, siano parti essenziali, il cuore pulsante dello spettacolo è femminile. La nostra Camille sarà una rivendicazione, un grido di libertà, un tributo a tutte le donne che lottano per essere visibili”.

La solitudine di una donna


“La decisione di raccontare Camille – continua la Torricelli – è nata in modo quasi casuale, ma una volta entrata nella sua vita, non ho potuto fare a meno di seguirla. Tra le sue lettere, le sue sculture, e il peso della sua solitudine, ho incontrato una passione ardente, un metallo caldo che la società ha cercato di spegnere rinchiudendola. Trovo in lei una sorella d’arte, una figura femminile che sfida il tempo, che non parla solo per sé stessa, ma per tutte le donne che sono state messe a tacere”.

Camille Claudel, una voce che deve essere ascoltata

Chi è Camille Claudel per lei?
“Camille Claudel non è solo una scoperta, ma una necessità, una voce che chiede di essere ascoltata.
Lavorando su questo testo teatrale, ho sentito una spinta profonda, quella di restituire parola a una
donna che l’ha persa troppo presto. La sua storia non è soltanto un oggetto di studio, ma una vera e
propria esperienza, un viaggio nell’animo di un’artista straordinaria, soffocata da un mondo incapace
di riconoscere il suo genio”.

Chiara Torricelli

Nel suo testo non c’è solo narrazione: possiamo dire che si percepisce la voglia di urlare per ridare a Camille una dignità che le appartiene come donna e come artista?
“La sua arte e il suo spirito vivranno ancora oggi, e con questo spettacolo cercheremo di restituirle la voce che
le è stata negata. Camille Claudel non morirà mai. Vivrà in ogni donna che osa essere se stessa, che sfida il sistema, che crea senza paura. E oggi, grazie al nostro lavoro collettivo, Camille tornerà finalmente alla luce.
Questo spettacolo non è solo un tributo, è una promessa: non dimenticheremo mai chi ha lottato per essere libera. consentitemi un ringraziamento speciale: a Orazio Bottiglieri, che con generosità e sensibilità ha creduto in questo progetto, sostenendo il nostro lavoro e offrendo lo spazio del Teatro Re Mida, che diventa così casa per l’arte e per le voci che meritano di essere ascoltate, rendendo possibile restituire a Camille Claudel e al nostro percorso artistico la dignità e la luce dovute”.

Un riconoscimento a Camille e all’universo femminile

Il testo di Chiara Torricelli nel 2021 ha vinto il premio Bianca Maria Pirazzoli, con la seconda menzione di merito e la pubblicazione nel volume Monologhi al Femminile Vol. 3. “Un momento di grande emozione – ha commentato la Torricelli -, per un riconoscimento che non è stato solo per me ma per Camille e per tutte noi”.
Di seguito, un breve frammento dell’opera teatrale che andrà in scena a Palermo.

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