Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Randagismo: l’amico fedele e l’amico traditore

di Patrizia Romano

In estate c’è chi va in vacanza e chi la vacanze la subisce. Quest’ultimo è il cane. Odissea di un popolo abbandonato al proprio destino

Di Patrizia Romano

Randagismo.  Il fenomeno, molto diffuso tutto l’anno e su tutta l’Isola, durante l’estate aumenta notevolmente. L’acuirsi del fenomeno con l’arrivo delle vacanze è, infatti, una costante. Gli amici a quattro zampe rappresentano l’anello più debole del meccanismo esasperato che si innesca nel cervello dei padroni con l’approssimarsi delle vacanze.

Il quadro che ne scaturisce è veramente grave: politiche inadeguate, norme preventive insufficienti, strutture fatiscenti. In materia di randagismo, la Sicilia è indietro mille anni luce rispetto al resto del mondo. La nostra regione si attesta al terzo posto rispetto alle altre regioni d’Italia. Sull’Isola il fenomeno è, infatti, molto forte, con cifre allucinanti: circa 70 mila cani randagi; una percentuale altissima rispetto alla popolazione canina presente sul nostro territorio. Di contro, le strutture di accoglienza sono insufficienti e inadeguate; meno di 40 canili sanitari e poco più di 40 canili rifugio. E’ facile pensare che la carenza strutturale sia legata all’irrisorietà dei finanziamenti. In realtà le cose non stanno così. I finanziamenti ci sono sempre stati. Non si sa, però, che strada prendano ogni volta che vengono erogati. Nel corso degli ultimi anni, lo Stato ha erogato una cifra pari a un milione di euro per interventi di ampliamento e costruzioni di rifugi e fondi per le associazioni che si occupano dei randagi. Che fine abbiano fatto questi fondi rimane un mistero. Si gioca a rimpiattino. Le associazioni sono perennemente sul piede di guerra e puntano il dito contro l’ispettorato veterinario dell’assessorato regionale, responsabile, tra l’altro, anche dell’assenza di controlli adeguati nei canili, molti dei quali sono stati recentemente sequestrati dai carabinieri dei Nas.

Sotto accusa pure i Comuni che dovrebbero osservare le disposizioni municipali.

Negli ultimi anni, i carabinieri del Nas hanno proceduto al sequestro amministrativo di diversi canili, dopo una serie di controlli sull’intero territorio siciliano. Dai rapporti del Nucleo antisofisticazione emerge un quadro inqualificabile: irregolarità penali e amministrative su molti canili privati ispezionati, strutture sequestrate e strutture sulle quali è stata disposta la chiusura. Nel corso delle verifiche è stato accertato che molte strutture, oltre a essere sprovviste di autorizzazione e dei requisiti minimi stabiliti dalla legge, ospitavano animali non iscritti all’anagrafe canina.

Perché il quadro appare così sconfortante se la Sicilia dispone di fondi e di leggi? Né gli uni, né le altre vengono osservati. Il randagismo è regolamentato dal 1991, anno in cui è stata promulgata la legge quadro 281. Una legge recepita in Sicilia dopo nove anni dalla promulgazione. I decreti attuativi della legge regionale numero 15 del 2000 sono giunti solo sette anni dopo.

Attorno al fenomeno dell’abbandono ruota un giro di affari superiore ai 500 milioni di Euro. Molti privati hanno costruito la loro fortuna grazie a convenzioni miliardarie con amministrazioni locali compiacenti, aggiudicandosi gare cospicue e creando strutture fatiscenti. I canili pubblici sono, spesso, insufficienti, inadeguati e, a volte, inesistenti. Questo orienta gli amministratori verso scelte che privilegiano il privato, senza tenere conto delle esigenze degli animali. Affidare ai privati la gestione del canile è la via più semplice e più immediata. Il contributo economico elargito per ogni cane può variare dai 6 ai 10 euro al giorno e gli appalti possono arrivare a raggiungere cifre, come abbiamo visto, altissime.

Eppure, esistono realtà in cui i canili sono sovraffollati, inadatti, privi delle condizioni igienico-sanitarie primarie. I cani sono spesso malnutriti, privi di assistenza veterinaria e vittime di maltrattamenti. All’interno di questi canili fatiscenti, i cani vengono ammassati in anguste gabbie, in recinti superaffollati e coperti solo da tettoie di lamiera. Le cucce o i ripari non sono quasi mai esistenti, anche le ciotole per il cibo sono spesso un miraggio.

La lotta al randagismo in Sicilia non ha mai trovato corrispondenza nelle istituzioni.

L’unico rimedio per contrastare il randagismo è prevenire dell’abbandono. I cittadini dovrebbero mettere in atto comportamenti responsabili che possano fare davvero la differenza: sterilizzare i propri cani, evitare di acquistare un cane e preferire l’adozione di un animale randagio e, soprattutto, denunciare chi li abbandona.

Abbandonare un cane, non solo è un gesto di vigliaccheria e di inciviltà, ma è anche un reato in base alla legge sul maltrattamento degli animali, la legge 189 del 2004 e chi infrange questa legge può essere punito con l’arresto o con un’ammenda sino a 10 mila euro. Inoltre, l’80 per cento degli animali abbandonati non sopravvive.

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