Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Pazienti psichiatrici autori di reato: rompere l’indifferenza su questa realtà

Il diritto alla cura dei pazienti psichiatrici autori di reato è un diritto negato. Il contesto in cui vengono trattati è complesso e pieno di criticità. Intervista a Giuseppe Guarcello, Spi Cgil

di Patrizia Romano

Carenze organiche e strutturali. Liste di attesa che barrano l’accesso a centinaia di soggetti. Mancanza di integrazione terapeutica.
Il contesto in cui vengono trattati i pazienti psichiatrici autori di reato è complesso e pieno di criticità.

Comunità terapeutiche assistite

Nelle comunità terapeutiche assistite di Palermo che ospitano persone con gravi psicopatologie sono disponibili appena 340 posti letto. Su questo dato pesa una percentuale di ricoveri di pazienti psichiatrici autori di reato oscillante tra il 30 e il 40 per cento. Per un posto in Cta, ci sono tra 70 e 80 persone in lista di attesa. 

Dipartimenti di Salute Mentale

La situazione non cambia presso i dipartimenti di Salute Mentale (Dsm) sempre del capoluogo. Qui operano 70 medici psichiatrici contro i circa 130 previsti dalla pianta organica. La carenza organica si allarga a tutte le altre figure professionali che ruotano attorno a queste strutture e che dovrebbero prendersi cura dei pazienti psichiatrici autori di reato.

Rms

Per quanto riguarda le Rems, la Sicilia dispone di circa 60 posti, dei quali 38 sono a Caltagirone gli altri sono a Naso. In Italia, i posti sono 600 distribuiti su tutta la Penisola.  Circa 200 persone sono in lista di attesa per le Rems in tutta la Sicilia. Da tempo si aspetta l’apertura della Rems di Caltanissetta.
I pazienti che, curando la pericolosità sociale, si riesce a dimettere non superano le dieci unità l’anno.

Cta

La condizione delle CTA pubbliche, è talmente compromessa che il DSM destina il paziente alle CTA private in convenzione che, però, non sono in grado di trattare questo tipo di pazienti. A Palermo il DSM su 134 posti in organico per dirigenti medici ne vede coperti 64. Se è pur vero che i concorsi messi a bando per gli Psichiatri vanno deserti. Però, non si capisce perché non si mettano a bando le altre figure professionali previste dalla pianta organica come psicologi, educatori, assistenti sociali, terapisti della riabilitazione, infermieri psichiatrici

Dati forniti dallo Spi Cgil di Palermo

Tutti questi dati sopra citati sono dati riportati dallo Spi Cgil di Palermo.

Spezzare l’indifferenza

Bisogna spezzare l’indifferenza e la sottovalutazione della politica sui temi della cura e della riabilitazione dei pazienti psichiatrici autori di reato.
“La maniera in cui una società si prende cura dei malati psichici, dei carcerati, delle persone vittime di una dipendenza sono la cartina di tornasole del suo livello di civiltà – dichiara Giuseppe Guarcello, segretario dello Spi Cgil Palermo e coordinatore della contrattazione sociale della Cgil Palermo -. Dobbiamo allontanare lo stigma che colpisce il malato psichico – continua – a maggior ragione quando, recluso in carcere, si toglie la vita”.

A 56 anni dalla legge Basaglia

Sono trascorsi 46 anni dalla chiusura dei manicomi giudiziari con la legge Basaglia del 1970. Una legge, come ricorderemo, che apriva nuove speranze sulla cura dei pazienti psichiatrici e, tra questi, i pazienti psichiatrici autori di reato.

Con la legge Basaglia si è messo fine ad un orrore. Non dimentichiamo, però, che la giustizia e la psichiatria avrebbero dovuto sostituirsi ai manicomi, gestendo loro il nuovo metodo terapeutico.
Entrambe, però, non sono state all’altezza delle aspettative della legge Basaglia e della rivoluzione introdotta dalla stessa legge.

Il paradgma dei pazienti psichiatrici autori di reato

“Matto e autore di reato – riprende Guarcello – è un paradigma della condizione di abbandono e indifferenza verso i diversi, verso chi non si comprende”.
Questa indifferenza, però, condanna un’ampia componente sociale all’emarginazione e fa sì che il paziente psichiatrico autore di reato porti su di sé un duplice stigma: quello della malattia mentale e quello del carcere.

Le condizioni disperate delle strutture psichiatriche pubbliche

Le strutture psichiatriche e non chiamate a prendersi cura di questi pazienti sono state massacrate da anni di tagli alle funzioni pubbliche che nel tempo ne hanno mortificato il ruolo. Ma il peggio accade pure perché non comunicano fra loro. Sono rimaste chiuse nei propri ordini autoreferenziali e sorde alla presa in carico del cittadino. Sempre appese ad una difesa burocratica della loro funzione.
Ma è spontaneo chiedersi se il paziente affetto da problematiche psichiatriche conclamate debba andare in prigione. Oppure, il percorso di cura deve prevedere una presa in carico adeguata ed integrata fra Il DSM, la Magistratura, il territorio in una prospettiva di riabilitazione del soggetto fragile?

Prigione per i pazienti psichiatrici autori di reato ?

Insomma, come funziona?  “Il paziente psichiatrico autore di reato – spiega Guarcello – finisce innanzi al giudice. Il giudice interroga lo psichiatra (CTU) sulla capacità di intendere e di volere del paziente e sulla sua pericolosità sociale. Lo psichiatra, in genere, è incline a certificare l’incapacità di intendere e di volere e lascia al giudice la decisione sul destino del paziente, restituendolo alla psichiatra che, in genere, conosce già il paziente perché noto ai servizi di salute mentale. Tanta prudenza produce spesso inappropriatezza nella cura – aggiunge -. Non che non avvenga il contrario quando il Consulente tecnico d’ufficio tende a minimizzare il disaggio psichico e il paziente finisce in prigione, dove potrà ricevere soltanto una cura farmacologica” – conclude il sindacalista -.

Legge 81 del 2014

La legge 81 del 2014 dà ai Dipartimenti di Salute Mentale mandato di cura e custodia nei confronti dell’autore di reato, che prevede la territorialità, il piano terapeutico individualizzato, il budget di salute, la riabilitazione. Sono i Dipartimenti di Salute Mentale in stretto contatto con la magistratura, l’avvocatura penale, i servizi sociosanitari distrettuali che devono strutturarsi per accogliere anche questi pazienti.

Abbiamo consapevolezza della fase critica che stanno attraversando i DSM sotto il profilo delle risorse umane e materiali e senza una rete territoriale degna di questo nome.

La salute mentale non può essere solo psichiatria

“Spesso – riprende il sindacalista – per affrontare le emergenze si comincia dal tetto invece che dalle fondamenta. Spuntano fuori proposte di nuove leggi riformatrici, promesse di risorse. Queste ultime un po’ più difficili da reperire di questi tempi. Senza accorgersi che esiste prima di tutto un problema organizzativo che è il primo problema della sanità: la carenza. Una carenza – continua – accentuata dalla modalità con cui si scelgono i dirigenti con ruolo apicale, cioè in base alla fedeltà politica e non ai risultati raggiunti. Una lottizzazione sfrenata che crea 9 politiche sanitarie diverse una per ciascuna delle provincie siciliane. Una per ciascuno dei direttori generali mandati a gestire i feudi dai partiti che in quel momento sono al governo”.

Come dovrebbero andare le cose

Vanno creati percorsi condivisi fra tutti gli attori interessati, medici, magistrati, avvocati, famiglia, di presa in carico del paziente psichiatrico autore di reato. Va ricostruita la rete della sanità territoriale ed integrata con quella sociale. Vanno completate le piante organiche dei DSM con tutte le figure che mancano. Va rispettato l’accordo stato regioni del 1994 che prevede di destinare alla salute mentale il 5% della spesa sanitaria che ad oggi non è stato raggiunto in nessuna regione italiana.

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