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I soldi dei siciliani emigrano all’estero

Emigrare verso l’estero è diventata per i siciliani, ormai, una necessità sempre più diffusa. Oltre alle persone, sembra che emigrino pure i loro soldi. Infatti, i soldi dei siciliani emigrano all'estero

di Patrizia Romano

Cresce sempre più in Sicilia la voglia e il bisogno di investire all’estero, internazionalizzando e delocalizzando. Ed ecco che assieme alle persone, l’esodo verso Paesi esteri si registra pure tra gli investimenti. I soldi dei siciliani emigrano all’estero. A emigrare dalla Sicilia verso nuove mete, quindi, non sono più soltanto i siciliani, ma anche i loro soldi. Possiamo dire, quindi, che tra gli emigrati siciliani di nuova generazione si annoverano gli imprenditori: piccoli e grandi.
Una volta l’America era qui. Sgravi fiscali e produzione a basso costo gestivano il gioco. Ma poi è finito tutto e per investire è diventato necessario emigrare e delocalizzare. Con il crollo dei prezzi e la concorrenza spietata, diventava una necessità impellente che non ammetteva alternative.


Agevolazioni per chi investe all’estero

Molte società siciliane che hanno deciso di investire in Paesi esteri hanno goduto nel passato delle agevolazioni finanziarie di Simest, la società pubblica che sostiene l’internazionalizzazione.
I siciliani spostano i propri investimenti, ma il cuore e la testa rimangono, comunque, ben piantati in Sicilia. Questo, almeno, è quello che speriamo. Comunque sia, i soldi dei siciliani emigrano all’estero.


Dove finiscono gli investimenti dei siciliani che emigrano?

I Paesi dove i siciliani esportano questi investimenti sono tanti. Nonostante i Paesi extra-Ue siano le destinazioni privilegiate per gli investimenti, con Stati Uniti e Turchia in forte calo nel 2016, segnali positivi sono arrivati da alcuni mercati europei quali Spagna, Germania, Belgio, Slovenia e Regno Unito. Tra i mercati del Nord Africa, invece, il Marocco è l’unico in controtendenza, con una crescita dell’export del 16,7 per cento. Da tempo, ormai consolidati, abbiamo Malta, Tunisia, Romania.


Perché questi Paesi

Perché proprio questi Paesi diventano le mete degli investimenti privilegiate dai siciliani? Il perché è presto detto. Sgravi fiscali, lavoro a basso costo e, soprattutto, tempi burocratici molto più ridotti. Quello che in Sicilia si fa in un anno, altrove si fa in un mese.


Il successo dell’internazionalizzazione

Nonostante le difficoltà degli ultimi anni, le imprese della Sicilia continuano a trovare nell’internazionalizzazione del prodotto siciliano un importante leva di sviluppo e valorizzazione delle produzioni ed eccellenze locali. Tutto ciò, però, richiede soluzioni più evolute per proteggere il business e rafforzare la competitività e la gestione dei rischi, in uno scenario globale sempre più articolato.


I rischi per i siciliani

Va detto, inoltre, che questa emigrazione degli investimenti comporta molti rischi per i siciliani che perseguono questa strada. Tra i rischi maggiori, individuiamo l’instabilità geopolitica che continua a interessare diversi mercati d’investimento e di sbocco, partner storici del territorio, come quelli nordafricani e mediorientali, ma anche le nuove politiche protezionistiche e il loro impatto sul commercio. Pertanto, l’incertezza che ha caratterizzato il contesto globale nell’ultimo anno, ha influito negativamente anche sulla performance complessiva delle esportazioni regionali.


I prodotti siciliani preferiti all’estero

Nonostante tutto, vi sono settori che hanno registrato buoni tassi di crescita. Ma quali sono i prodotti siciliani preferiti all’estero?
In primo luogo, le eccellenze locali quali i prodotti dell’agricoltura (+7,3 per cento) e alimentari (+8,8 per cento), ma anche altri comparti quali la farmaceutica (+47 per cento), la meccanica strumentale (+10,8 per cento), la metallurgia (+25,5 per cento), tessile e abbigliamento (+22,8 per cento), che insieme pesano per quasi il 25 per cento del totale esportato.
Quando parliamo, invece, di settori in calo, possiamo parlare dei  prodotti raffinati e chimici che da soli valgono oltre il 60 per cento del totale, su cui pesano particolarmente le instabilità dei mercati nordafricani e mediorientali.Molte aziende che investo all’estero sono, però, costrette ad assumere personale non siciliano per il commerciale o il marketing. Il motivo è legato alla scarsa padronanza delle lingue straniere da parte dei siciliani.

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