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Il caso La Vardera e il crespuscolo della politica

A pochi giorni dalla chiusura delle urne il libro delle elezioni amministrative di Palermo, si arricchisce (se così può dirsi) di un nuovo capitolo, se possibile il peggiore...

di Redazione

A pochi giorni dalla chiusura delle urne il libro delle elezioni amministrative di Palermo, già contraddistinte per il livello di scontro senza precedenti tra candidati quasi del tutto giocato sul campo delle accuse e, spesso, degli insulti prima che dei programmi, si arricchisce (se così può dirsi) di un nuovo capitolo, se possibile il peggiore

 

di  Antonio Ferrante*

Candidature sullo sfondo di programmi politici o programmi televisivi?  Sembrerebbe infatti che il giovane candidato La Vardera, sostenuto tra gli altri dalla Lega e da Fratelli d’Italia, avrebbe inscenato la propria candidatura per girare un mega servizio per una nota trasmissione televisiva.
Un simile fatto, se confermato, non può che suscitare la rabbia da parte di chi si è candidato investendo in un bluff tempo e risorse, così come delle migliaia di Palermitani che, in buona fede, hanno dato il proprio voto.

Antonio_Ferrante
Antonio_Ferrante

Le colpe di un simile imbroglio, a ben vedere, non vanno certamente attribuite al candidato il cui comportamento, ovviamente, meriterebbe il ritiro della cittadinanza palermitana, ma nel lento crepuscolo della politica che in queste amministrative, già prima di quest’ennesimo fatto increscioso, aveva toccato il punto più basso.
In questi anni abbiamo assistito all’ascesa dei comici diventati, a suon di voti, leader politici e, parallelamente, al progressivo svuotamento del sistema dei partiti tanto vituperati che però, al netto di tante mele marce, hanno formato generazioni di classi dirigenti che, partendo dalle giovanili, crescevano dentro le sedi e, per i più capaci, anche nelle istituzioni a cominiciare dai consigli di quartiere (ora circoscrizioni) per poi salire a livelli più alti.

Oggi il consenso è immagine, contrapposizione e sempre meno competenza o esperienza ed ecco che, ormai quasi estinti i luoghi di formazione delle classi dirigenti, entrano in scena nani e ballerine spesso candidati con disivoltura a ruoli che, solo qualche anno fa, richiedevano anni di militanza, esperienza istituzionale, autorevolezza interna e tonnellate di carisma. Ciò che poteva accadere quando c’era la politica era che, qualche grande personaggio, dove per grande si intende Sciascia e non certamente un La Vardera qualsiasi, decidesse di dare il proprio contributo in ruoli politici, ma sempre nel partito in cui già militava e raramente in primissima linea.
Dopo tanti tentativi di accostare il consenso politico all’audience televisiva l’esperimento è finalmente riuscito, migliaia di palermitani inconsapevoli hanno perso lo status di elettori per ridursi a televotanti, fatto che meriterebbe il plauso degli Orwell e dei Wells ma che deve far riflettere chi ancora crede nella politica come passione, servizio e progetto.
Se infatti la politica non torna a costruire i propri rappresentanti dentro contenitori che siano ideali e progettuali insieme, come la stessa Costituzione prevede, il rischio è che la beffa di oggi diventi il modello di domani dove un’intera città, con tanti problemi da risolvere, rischia di essere sacrificata sull’altare dell’audience e della finzione scenica.

Qualcuno a cui fischieranno le orecchie potrà dire,  giusto per mettere ancora polvere sotto un tappeto ormai alto come l’Everest, che questo La Vardera non poteva comunque vincere. E il prossimo?

*Responsabile Cultura Pd Sicilia

 

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