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Carlo Barbieri: attacco al Festino

Carlo Barbieri, nel suo ultimo romanzo “La difesa del bufalo”, con il suo solito stile semplice e conciso, intriso di ironia, immagina un attentato criminale di natura islamica...

di Pippo La Barba

L’ultimo romanzo di Carlo Barbieri, “La difesa del bufalo”, Dario Flaccovio Editore, è stato presentato per la prima volta a Palermo al Punto Flaccovio.  Con  il suo solito stile semplice e conciso, intriso di ironia, e intercalando  un dialetto siciliano vero, il giallista immagina un attentato criminale di natura islamica

 

di  Pippo La Barba

Nella gestione del caso, il commissario Francesco Mancuso si ritrova tra le mani un rompicapo, ed è costretto a dar fondo  a tutte le sue conoscenze per inseguire un filo logico che leghi come in un puzzle  i vari elementi. Il tutto si riconduce a  un probabile attentato di matrice islamica che secondo gli ideatori avrebbe dovuto far deflagrare la città durante le celebrazioni del Festino in onore della patrona Santa Rosalia.
E’ un giallo molto soft, senza sfumature di nero, anche se naturalmente, come in tutti i gialli, c’è il morto ammazzato. Lavorando su un caso di routine a Ballarò, Mancuso si addentra in una vicenda molto complessa, ambientata in una città dalle mille sfaccettature; dal degrado e dall’abbandono storico agli squarci di straordinaria bellezza. I due protagonisti della storia sono un immigrato di nome Karim e lo stesso commissario Mancuso.

Carlo Barbieri
Carlo Barbieri

Karim è un tunisino che da cinque anni vive a Palermo. E’ un ragazzo perfettamente radicato in città, tanto da essere ritenuto l’icona vivente dell’integrazione. E’ stato aiutato da figure edificanti, come il professore, il medico, le suore comboniane. In realtà però non si è mai assimilato alla cultura occidentale, tanto da venire facilmente irretito in una trama complottistica che lo porterà ad uccidere e soprattutto a sentire come ineludibile il legame identitario con l’islam, sino ad annullare la propria volontà e farsi strumento della follia terroristica.

L’altro protagonista, il commissario Mancuso,  lavorando con molto acume e realismo, diventa il personaggio decisivo in una vicenda che evolve rapidamente verso una partita a due, con un finale inaspettato. Tutto questo arriva in un momento particolare della città, che coincide con i preparativi del Festino, un’esplosione fantasmagorica di funzioni religiose, luci, giochi, recite, godurie profane in onore della Patrona di Palermo Santa Rosalia. Negli inquirenti diviene somma la preoccupazione che il clima di festa cui partecipa tutta la città possa facilitare il piano eversivo, con conseguenze catastrofiche. Quindi è importante che la notizia non trapeli, per non creare allarme alla popolazione.  Nonostante le precauzioni il pericolo è sempre dietro l’angolo e accade che qualcuno ci rimetta la pelle. Ma naturalmente chi persegue fini sovversivi non può uccidere tutti. Ecco spiegato allora il titolo “la difesa del bufalo”. La difesa del bufalo sta proprio nella forza del numero. I bufali riescono a sopravvivere nella savana all’assalto dei predatori perché non si dividono, facendo muro contro il nemico. Può succedere che uno di loro soccomba, ma mille si salvano. Allo stesso modo i nuclei sovversivi, che sono una sparuta minoranza, possono fare ben poco se restano isolati “fisicamente” e ideologicamente.

 

 

 

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