Acqua sporca e maleodorante a Caccamo, centro in provincia di Palermo. Accade da oltre sette mesi con l’acqua destinata al consumo domestico ed ai bisogni della collettività. Una vicenda paradossale, che ha costretto in più occasioni gli stessi cittadini a richiedere un intervento urgente da parte delle Istituzioni. A partire dal mese di Settembre 2016, infatti, i cittadini di Caccamo, riuniti in un comitato civico, hanno richiesto formali spiegazioni a “Siciliacque Spa” – società che provvede alla distribuzione delle acque potabili della Regione Siciliana – che ha rassicurato la popolazione garantendo che il fenomeno, definito dagli stessi tecnici “anomalo e inspiegabile”, sarebbe stato risolto entro le 48 ore successive.
Ma dallo scorso mese di settembre ad oggi la situazione d’emergenza è rimasta pressoché invariata. Infatti i cittadini, in assenza di risposte concrete da parte di “Siciliacque Spa”, si sono rivolti all’Asp di Palermo per richiedere l’analisi in laboratorio sulla qualità delle acque erogate. Dall’esame espletato dal Dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Palermo, emergeva la presenza di “parametri di manganese in concentrazione superiore ai limiti”. Per questi motivi il Sindaco di Caccamo (Pa), il 30 settembre scorso emanava ordinanza “di non potabilità dell’acqua”, in pratica, quindi, vietando l’utilizzo delle acque erogate nel territorio di Caccamo.
Tuttavia, trascorsi appena dieci giorni, la stessa Amministrazione comunale, ritenendo che il valore delle acque distribuite nel proprio territorio poteva “essere considerata idonea per il consumo umano”, revocava la precedente ordinanza.
Ma nonostante la revoca dell’ordinanza che vietava l’utilizzo delle acque e le rassicurazioni offerte dagli enti competenti “continuava a manifestarsi il fastidioso e preoccupante fenomeno della colorazione giallastra dell’acqua”, come lamentato dagli stessi cittadini di Caccamo che si sono rivolti allo sportello di Adusbef – Delegazione Provincia Palermo – per richiedere l’intervento della storica associazione nazionale.
“Da sempre Adusbef impegnata a difesa dei consumatori e degli utenti bancari è sensibile alle problematiche che riguardano in primo luogo i cittadini – spiega Giorgio Panzeca, Delegato Nazionale Adusbef e Responsabile Delegazione Provincia di Palermo – per questo abbiamo deciso di dare voce alla collettività, le cui doglianze, che riguardano l’acqua, bene pubblico per eccellenza, sono rimaste per troppo tempo inascoltate. Per risolvere definitivamente la vicenda – prosegue Panzeca – abbiamo già avviato una raccolta firme per la presentazione di un atto di esposto alla Procura della Repubblica di Termini Imerese al fine di risolvere, una volta per tutte, questa paradossale vicenda”.
Ad oggi sono oltre 240 i cittadini che si sono rivolti ad Adusbef – Delegazione Provincia Palermo – per sottoscrivere l’esposto e per richiedere un intervento immediato da parte della Procura della Repubblica. “In appena due giorni, abbiamo già raccolto oltre 200 firme presso il nostro sportello di Caccamo – aggiunge Giorgio Panzeca – contiamo di raggiungere una buona fetta della popolazione che da mesi è costretta a lavarsi e ad utilizzare esclusivamente acqua in bottiglia con tutte le conseguenze del caso”.
Infatti, dalle ultime analisi effettuate nel laboratorio “S.I.T.A.” di Termini Imerese (Pa), su richiesta del Consiglio comunale di Caccamo, è emersa – dal campione analizzato il 25 gennaio scorso – “la presenza di TRIALOMETANTI pari a 109,7 mentre il valore limite consentito per legge è pari a 30”.
“I trialometani sono molto pericolosi per l’organismo – chiarisce Panzeca – perché possono essere facilmente ingeriti con il consumo di acqua, per contatto fisico e anche per inalazione e sono sostante tossiche e cancerogene”. Anche per questi motivi appare necessario un intervento immediato dell’Autorità Pubblica, considerato, inoltre, che dal mese di febbraio scorso ad oggi continua a fuoriuscire dai rubinetti acqua di colore giallo ocra: “Nessuno ormai – dichiarano i cittadini di Caccamo in una nota – ha il coraggio nemmeno di lavarsi in quest’acqua, figuriamoci se la usiamo per cucinare o bere. Solo a guardarla temiamo che possa fare male a noi e soprattutto ai nostri figli”.
Conclusa, quindi, l’attività di raccolta firme, la Delegazione Adusbef Provincia di Palermo si recherà tempestivamente presso la Procura della Repubblica di Termini Imerese per procedere al deposito dell’atto di esposto.
Per coloro interessati ad avere informazioni e/o aderire all’azione promossa da Adusbef è possibile inviare una email all’indirizzo adusbefprovinciadipalermo@gmail.com