Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Voto per gli studenti fuori sede: una novità

Dopo anni di battaglie contro l'esclusione, quest'anno, voto per gli studenti fuori sede. Ancora tutto in fase sperimentale. La Commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato all’unanimità un emendamento al decreto-legge n. 7 del 2024. I pro e i contro raccontati, in prima persone, da cinque studenti siciliani fuori sede

di Patrizia Romano

In procinto di ogni evento elettorale, assistiamo ai frenetici appelli lanciati dai candidati volti a incentivare il voto degli studenti e dei lavoratori fuori sede.
Parliamo di un potenziale elettorato di circa 51 milioni di unità. E’ questo, infatti, il numero di persone che dovrebbe votare, ma non possono farlo, perché vivono fuori dal proprio Comune di residenza per motivi di studio o di lavoro. La soluzione per un maggiore coinvolgimento al voto di queste ampie fasce di potenziali elettori va ricercata, sempre dai candidati, in tutta una serie di pratiche onerose, come rimborsi spese, sconti per il viaggio, sospensione delle lezioni per gli studenti, permessi speciali per i lavoratori, eccetera.

Le lotte dei fuori sede

Dall’altra parte, assistiamo, invece, alle proteste delle numerose organizzazioni nate nell’ambito di gruppi di elettori fuori sede che fanno di tutto per rivendicare questo diritto inalienabile.
Il grido di queste consistenti masse, però, non è mai stato recepito come la richiesta di una soluzione istituzionale seria, organica, funzionale e poco dispendiosa per tutti.
Chi avrebbe questa facoltà, si aggrappa, come dicevamo, a soluzioni fittizie per acchiappare nugoli sparsi di voti.

Novità legislativa


Quest’anno, però, sembra profilarsi una grossa novità all’orizzonte: una discreta fetta della popolazione elettorale fuori sede potrà votare senza spostarsi. A beneficiare di questo privilegio saranno, al momento, gli studenti che vivono fuori sede.

Emendamento al decreto-legge n. 7 del 2024

Ma vediamo di cosa si tratta.
Lo scorso 22 febbraio, la Commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato all’unanimità un emendamento al decreto-legge n. 7 del 2024.
Emendamento, che introduce una disciplina, ancora in fase sperimentale, che consentirà agli studenti fuori sede di esercitare il diritto di voto alle prossime elezioni del Parlamento Europeo, previste per l’8 e il 9 giugno prossimi. La disciplina sperimentale, che avrà effetto solo fino alle elezioni europee del 2024, verrà applicata, come dicevamo, soltanto agli studenti universitari che vivono fuori sede per motivi di studio. Tutte le altre fasce di elettori, compresi i numerosi lavoratori fuorisede, verranno esclusi.

Unici beneficiari, gli studenti fuori sede

E anche quando parliamo di studenti fuori sede come unici beneficiari, ci riferiamo a quegli elettori fuori sede che per motivi di studio sono temporaneamente domiciliati, per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data di svolgimento della consultazione elettorale.
Tra questi, inoltre, soltanto quelli che si trovano in un comune italiano situato in una regione diversa da quella in cui si trova il comune nelle cui liste elettorali sono iscritti.
L’obiettivo di questa iniziativa legislativa, senza tanti giri di parole, è quella di sollevare un po’ la bassa affluenza elettorale molto diffusa tra i giovani. Anche se, rispetto al numero dei giovani che non vanno a votare a prescindere dalla condizione di fuori sede, gli fuori sede per motivi di studio, rappresentano una minoranza veramente esigua.
La trafila per esercitare materialmente questo diritto è, tra l’altro e, comunque, abbastanza lunga e non esente da difficoltà.

Iter

Gli studenti che voteranno devono presentare apposita domanda al Comune di residenza almeno trentacinque giorni prima della data delle elezioni. Ricevuta la domanda, il Comune di residenza verifica il possesso da parte dell’elettore fuori sede del diritto di elettorato attivo, dandone notizia al Comune di temporaneo domicilio. Quest’ultimo rilascia all’elettore un’attestazione di ammissione al voto entro il quinto giorno precedente la data delle elezioni. Il voto verrà espresso in sezioni elettorali speciali appositamente istituite.
Insomma, un passaggio articolato di certificati vari tra un Comune e l’altro. Tutti, comunque, ancora inesperti e sprovveduti.

Tutto in fase sperimentale

La cosa più raccapricciante rimane l’uso inappropriato, che fanno i candidati e i loro partiti, del voto ai fuori sede per fare campagna elettorale.
Fase sperimentale, conseguenti difficoltà logistiche, passaggi di certificazioni, comunicazione inefficacie tra un ente e l’altro rappresentano soltanto alcune delle criticità che questa nuova pratica mostra palesemente, ancor prima di essere approvata.
Queste farraginosità, la fase, appunto, sperimentale che accompagna il Decreto e il senso di vuoto provato prima di questa novità legislativa saranno al centro del racconto di alcuni studenti fuori sede, direttamente coinvolti e travolti dalla grande novità.

Provenienza degli studenti fuori sede

Più della metà di tutti gli studenti fuori sede sparsi lungo tutta la Penisola proviene dal Mezzogiorno. Il 6 per cento proviene dalle Isole.
Siciliani sono, invece, i protagonisti delle nostre storie.

Rosamaria Palazzolo, Terrasini, classe 2002. Studentessa di Ostetricia presso la Sapienza di Roma

Rosa Maria Palazzolo

Sono Rosa Maria, ho 21 anni e studio Ostetricia a Roma presso l’università La Sapienza.
Da poco tempo ho effettivamente la possibilità di votare, e dal mio primo anno qui, mi sono resa consapevole dell’impossibilità di farlo da fuorisede. Dal mio punto di vista, confrontandomi con altri coetanei fuorisede, posso dire che il voto, purtroppo per i giovani non è una priorità. D’ altro canto, conscia del fatto che i miei genitori non mi avrebbero pagato un biglietto aereo/ del treno per tornare in Sicilia. Solo per questo motivo, salvo coincidenze, mi sono rassegnata al fatto che in questi tre anni (minimo) non ne avrei avuto diritto. Inoltre, le Elezioni europee si svolgono in un periodo di piena sessione d’esame e in alcun caso sarei potuta tornare a casa.

Interesse blando

Nonostante non potessi votare e non fossi a conoscenza della novità 2024, ho deciso comunque di informarmi online sulle elezioni, cercando notizie generali, e lì ho trovato un articolo del Ministero dell’Interno.
Il mio è stato un interesse blando. Ero convinta che la richiesta di voto sarebbe stata complicata e sinceramente non riponevo molta fiducia nel sistema burocratico di mail/certificazioni tra il comune di Roma e quello del mio paese. In fondo, però, mi sbagliavo.

Il ruolo del web

Ho letto che tale richiesta poteva essere fatta anche online, inviando semplicemente un documento, tessera sanitaria, certificato di domicilio e tessera elettorale che stava giù in Sicilia perché qui mi sarebbe servita a poco e che mi sono fatta mandare come PDF. Ho provato. Il 14/05/2024 mi è arrivata una mail dal comune di Roma con la conferma della presa in carico della mia richiesta e l’attestato che stamperò e presenterò quando andrò a votare il 9 giugno all’ indirizzo fornitomi.
Non pensavo potesse essere così semplice e immediato e ne sono stata davvero felice. Mi sono sentita vista, riconosciuta come studentessa fuorisede e stimolata ad esercitare un mio diritto e dovere. Mi chiedo solo se questa possibilità sia così unica e importante da essere l’inizio di nuove modalità d’ accesso inclusive, libere e invoglianti o sia destinata ad essere un esperimento atto a far parlare e pensare bene.

Alfredo Alerci, 23 anni , Enna, Visual Design in NABA a MIlano

Alfredo Alerci

È sicuramente una grande conquista dopo anni in cui abbiamo lottato per il voto ai fuorisede in tutta Italia: dai volantinaggi in strada agli OdG votati nei consigli comunali, come successo ad Enna nel 2022 su impulso dei Giovani Democratici. È evidente però che siamo di fronte ad una misura che sembra quasi un contentino dato da una forza politica che non ha mai nascosto la propria contrarietà a questa proposta: se prima c’era un intera categoria a cui veniva negato il diritto di voto, adesso inspiegabilmente si sceglie di dare questo diritto soltanto ad una parte di fuorisede, gli studenti, lasciando fuori i lavoratori che nulla hanno in meno rispetto a noi.

Un Governo che esclude

Emerge anche in questo caso la tendenza di questo governo ad escludere, favorire una categoria a danno di un’altra: ed è ancora più grave nel caso in cui si tratta del diritto al voto, uno dei pilastri di una democrazia sempre più in crisi. Siamo comunque di fronte ad un passo avanti non indifferente che ci obbliga però a portare avanti la nostra battaglia, affinché non resti una sperimentazione destinata all’oblio ma solo il primo passo di una battaglia di civiltà che serve a tenere in vita la nostra cara democrazia e cercare di avvicinare i tanti giovani disillusi che non credono nella politica e che guardano con diffidenza alle istituzioni.

Marco Vasta, 1999 Catania, studia scienze politiche presso l’Università Cattolica di Milano

Marco Vasta

Sono Marco Vasta, ho 25 anni, sono catanese ma vivo a Milano da oltre un anno e mezzo poiché frequento un corso magistrale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Qualche mese fa ho appreso con grande entusiasmo la possibilità di esercitare il mio diritto di voto direttamente da Milano. Ho ottenuto tutte le istruzioni necessarie per svolgere al meglio l’iter burocratico da un amico del Comune di Catania. Spinto dalla voglia di partecipare attivamente a queste elezioni, mi sono mobilitato subito per avere tutta la modulistica richiesta, contattando più volte il Comune di Catania. Finalmente Intorno al 20 aprile, dopo la pubblicazione ufficiale delle procedure sul sito del comune, ho compilato e inoltrato la pratica all’ufficio elettorale comunale.

Un’opportunità giusta e sacrosanta

Trovo giusto e fondamentale dare questa opportunità agli studenti che, come me, si trovano lontano da casa. È un passo avanti per garantire una massima partecipazione alla vita politica del paese da parte dei giovani. Tuttavia, non posso fare a meno di provare rammarico per il fatto che questa svolta sia arrivata solo ora. Per molti di noi, questo ritardo ha significato perdere numerose elezioni a causa di impegni accademici, esami o per l’impossibilità economica di sostenere i costi elevati degli spostamenti verso la Sicilia. Personalmente, vista la concomitanza con il periodo di sessione universitaria, ho perso l’opportunità di votare alle elezioni comunali del maggio 2023, una tornata elettorale a cui tenevo particolarmente, sia per il forte legame con la mia terra, sia per la candidatura di vari amici, ai quali ho comunque dato il massimo supporto.
In conclusione, credo fortemente che per uno studente innamorato della sua Sicilia sia meraviglioso e soprattutto lecito potersi esprimere attraverso il voto comodamente dalla città in cui si trova, senza dover creare ulteriori disagi alla vita da fuorisede, già ricca di sfide e situazioni delicate da affrontare.

Emmanuele Napoli, 25 anni, Terrasini, dottore in Giurisprudenza e attivista fuorisede

Emmanuele Napoli

Emanuele Napoli. Durante ogni appuntamento elettorale riemerge il tema che tutti ignorano per il resto del tempo. Cosa faranno gli italiani fuorisede? Intanto iniziamo con un concetto fondamentale: sono considerati cittadini fuorisede tutti coloro che hanno un indirizzo di domicilio differente da quello di residenza. In Italia ci sono più di 5 milioni di cittadini fuorisede e non sono soltanto studenti, ma soprattutto lavoratori o persone in cura in strutture di degenza lontane dalla città di residenza. 

Anni di lotta

Non ancora soddisfatti

Anche questo ennesimo appuntamento, con i meccanismi predisposti dal Ministero dell’Interno, non soddisfa le nostre esigenze. Gli studenti sono soltanto una piccola fetta della migrazione interna al Belpaese. 
Nel 2018 la nostra battaglia si è concretizzata, con i primi incontri nelle principali Università italiane, i primi gruppi di lavoro, le prime reti di associazioni e attivisti che hanno sposato la causa. 
La XVIII Legislatura è stata importante per le nostre istanze, perché diverse famiglie politiche hanno presentato proposte di legge volte a introdurre meccanismi volti a consentire ai cittadini fuori sede di poter esercitare il proprio diritto al voto. Prima tra tutte, l’on. Marianna Madia ha seguito le richieste degli studenti che dalle Università romane si sono diffuse a Milano, Bologna, Torino e nelle città che ospitano gli Atenei più attrattivi. 

Comitato VotoDoveVivo

Gli obiettivi di oggi, che il Governo rivendica, sono il frutto di un lavoro costruito negli anni che ha visto protagonista il comitato VotoDoveVivo, a cui molti di noi hanno fatto riferimento per organizzare incontri formativi ma, soprattutto, per studiare il fenomeno. Abbiamo organizzato tour universitari, incontri pubblici, odg per i consigli comunali, raccolta firme e chi più ne ha più ne metta, per vederci (semi)riconosciuto un diritto costituzionale!

Soltanto un piccolo passo

Oggi non ci riteniamo soddisfatti! è un piccolo passo, sperimentale, che consente agli studenti di votare nelle Regioni di domicilio. Vedremo quali saranno i numeri e la partecipazione di questi ultimi. Ma continueremo la nostra battaglia per far si che il diritto di foto venga riconosciuto a tutte le categorie di fuorisede e per tutte le tornate elettorali, a partire da Referendum e Politiche. 

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