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Una nuova frontiera del marketing: il Neuroshopping

di Redazione

Il Neuroshopping fa parte di una più ampia disciplina definita Neuromarketing, termine introdotto per la prima volta da Ale Smidts, docente di Marketing presso la Erasmus University, di Rotterdam, in Olanda.

di Selenia Fiammetta 

Come e perché decidiamo di acquistare un determinato prodotto? Quale ruolo hanno le valutazioni razionali e quanto incidono invece le emozioni? Come percepiamo i prezzi? Come rispondiamo alle promozioni, alle scelte di packaging, alla disposizione della merce nel punto vendita?

Le recenti scoperte delle neuroscienze ci consentono di trovare una risposta a queste domande da una prospettiva inedita: tecniche quali la risonanza magnetica funzionale permettono di guardare, letteralmente, “dentro la testa” del consumatore, seguendo la diverse fasi del processo di acquisto attraverso l’attivazione delle singole aree cerebrali coinvolte.

Ne derivano dunque preziose indicazioni sia per lo studio del comportamento del consumatore, sia per la determinazione di scelte di marketing più efficaci e di una migliore gestione dei punti vendita.

La risposta a queste domande è ciò che può essere definito Neuroshopping. Il Neuroshopping fa parte di una più ampia disciplina definita Neuromarketing, termine introdotto per la prima volta da Ale Smidts, docente di Marketing presso la Erasmus University, di Rotterdam, in Olanda.

La domanda divenuta via via sempre più decisiva nel settore è la seguente: nel vasto proliferare di marche cui oggi si assiste, in che modo alcune di esse riescono a imprimersi nella memoria del consumatore, mentre le restanti si dissolvono semplicemente nell’oblio?

Le neuroscienze hanno così fornito una risposta a questa importante domanda relativa al comportamento d’acquisto dei consumatori, convalidando l’ipotesi che i brand di maggiore successo riescono ad imporsi all’attenzione del consumatore sollecitando opportunamente la sua affettività.

A determinare la scelta del prodotto non sarebbero, pertanto, le nostre considerazioni razionali, bensì un potente insieme di desideri e di emozioni primarie, come la paura o l’empatia, che il più delle volte si colloca sotto la soglia della nostra consapevolezza.

Da questo stesso orientamento muove Giampiero Lugli, il docente di Economia e gestione delle imprese presso la Facoltà di Economia dell’Università di Parma che, attraverso lo studio di ciò che lui stesso ha definito Neuroshopping, ha dimostrato il ruolo tutt’altro che accessorio che le emozioni ricoprono nel corso della nostra vita. Esse ci aiuterebbero, infatti, a orientarci agevolmente nel mondo, attuando risposte rapide alla molteplicità di stimoli che ci vengono incontro, guidandoci dunque nella scelta di un marchio piuttosto che di un altro.

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