Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Un musicista eclettico

di Patrizia Romano

Si cimenta in una vasta gamma di strumenti musicali, alcuni dei quali ideati e interamente realizzati da lui. Dario Venturella, un talento dalle mille sfumature che ama definirsi semplicemte… un artista di strada

di Patrizia Romano 

Infaticabile sperimentatore. Si cimenta in una vasta gamma di strumenti musicali, alcuni dei quali ideati e interamente realizzati da lui. Interpreta i più svariati generi, con particolare attenzione verso la musica degli anni Sessanta e Settanta, ma ha anche composto brani suoi. Il suo mito… Edoardo Bennato, di cui si è reso interprete fedele e preciso in tutte le performance del grande cantautore, usando  logica e cervello.

Cerebrale sì, ma dotato di una sensibilità non comune. A volte, inquieto e tormentato, perché perennemente proteso verso una faticosa ricerca spirituale nella musica, piuttosto che verso il successo e la carriera.

Nel panorama degli artisti locali sconosciuti, è il personaggio più eclettico che capita di incontrare in giro.

Nel suo unico e originale modo di fare musica, ama definirsi nient’altro che un artista di strada.

Ma chi è in realtà Dario Venturella? Questo talento sconosciuto al quale abbiamo dedicato una così ampia introduzione. E’ ‘uno’ incontrato per caso, mentre faceva musica in un qualsiasi angolo di una qualsiasi stradina di una qualsiasi cittadina siciliana, ma che, con un paio di brani, è entrato nei nostri cuori. Vogliamo, quindi, condividere le nostre emozioni con chi ci legge, parlando un po’ di questo originale personaggio. Ma andiamo per ordine.

Dario Venturella nasce nel ’69 e scopre la sua passione musicale tra i banchi della scuola elementare. A 7 anni comincia a suonare il flauto dolce. Grazie a un insegnante, viene ingaggiato per gli spettacoli natalizi della scuola. Comincia a suonare a orecchio. E’ il talento naturale che lo spinge ad abbozzare le prime note e che lo accompagnerà in tutto il suo percorso. Percorso che seguirà da autodidatta. Non ha la possibilità di studiare musica. La famiglia non lo incoraggia e non lo sostiene. Lo invoglia, piuttosto, a seguire tutta un’altra strada.

Ma la sua indole musicale è molto forte. All’età di 14 anni, un altro insegnante di musica, lo spinge a intraprendere gli studi di conservatorio, ma lui, spirito libero e autodidatta per vocazione, rifiuta. Vuole suonare senza gli schemi e senza i parametri imposti da una scuola. Il suo insegnante gli regala una piccola armonica a bocca. Dario scopre un nuovo strumento con il quale, però, è limitato a eseguire pochi brani, essendo l’armonica a bocca uno strumento privo di diesissi. Successivamente, però, scopre che l’armonica è uno strumento che si accompagna bene alla chitarra.

All’età di 17 anni, frequentando la parrocchia, nasce l’esigenza nell’ambito della stessa, di qualcuno che accompagni il coro della chiesa con la chitarra. E’ così che Dario comincia a cimentarsi con i primi accordi e ad assaporare lo stile di Edoardo Bennato che, ben presto, diventa il suo idolo musicale. Tra sacro e profano, scopre una forte passione per la chitarra che, da quel momento, diventerà la sua fedele e inseparabile compagna. Comincia anche in questo caso uno studio ‘fai da te’ che, comunque, grazie all’innato talento, gli regala, ben presto, molte soddisfazioni. “A 18 anni – racconta Dario – faccio di tutto per farmi regalare dagli amici una chitarra. Fanno una colletta e realizzano il mio sogno: avere una chitarra tutta mia a 12 corde”.

A questo punto, gli manca soltanto il tamburo per realizzare, in perfetto stile ‘Bennato’, una band completa, eseguita da un solo musicista. In men che non si dica, realizza, così, un tamburello a pedale composto da due elementi: il classico tamburello con sonagli, facilmente reperibile in commercio e che viene alloggiato in un supporto e posizionato verticalmente. Al supporto viene agganciato un pedale della cassa della batteria; quest’ultimo, rappresenta il secondo elemento. Questo armamentario rappresenta un kit di strumenti completo ed esaustivo dove, quando si pigia il pedale, la mazzetta inclusa, batte sul tamburello. Il musicista suona con il tacco, cioè con il tallone e non con la punta.

All’orchestra si aggiunge il kazoo. Si tratta di uno strumento a bocca, affiancato all’armonica, come strumento di accompagnamento con una velina che vibra.

Il carattere poliedrico del suo talento, la straordinaria capacità di suonare contemporaneamente una serie di strumenti e la passione, potrebbero rappresentare tutti gli ingredienti per una brillante carriera. Basterebbe uscire allo scoperto, farsi conoscere dal pubblico, dalle case discografiche, dagli scopritori di talenti. Ma Dario sceglie la strada come palcoscenico. Si propone, così, come artista di strada. Ai piedi mette un piattino che lui considera un indice di gradimento. “Non voglio trasformare l’unica cosa che amo veramente come estremo tentativo di sopravvivenza – spiega l’artista, svelando il lato più recondito del suo animo -. Io suono solo per passione. La gente deve ascoltare la mia musica per divertirsi, per emozionarsi, per distrarsi. Certo – continua – un artista di strada non riesce a vivere. Ma suonare per la strada ti aiuta a stare bene, a predisporti alla vita, a superare le difficoltà”.

E’ così che questo curioso personaggio dalle mille sfumature, a volte divertente e a volte malinconico, regala ogni giorno un po’ della sua musica e un po’ del suo cuore a ogni passante che, per pochi istanti, entra nella sua vita, penetra nel suo animo e, poi, sul tintinnio di qualche monetina sul piattino, va via per sempre.

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Una risposta

  1. È stato bello ed emozionante raccontarsi, con la semplicità che da sempre mi distingue e ritrovo nel rileggere ciò che vi ho trasmesso e raccontato… ancora grazie!
    Dario Venturella

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