Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Termoutilizzatori o inceneritori? Per me pari sono… e… forse

C'è chi si riempie la bocca di termini altosonanti. C'è chi ricorre ad un uso lessicale di cui la lingua italiana ci offre una ricchezza inaudita. E c'è chi subisce, prendendo fischi per frasche, come il popolo siciliano, che si beve la panacea dei termoutilizzatori, pensando che risolverà il dramma dei rifiuti in Sicilia, che avrà un ambiente pulito, che trasformerà la monnezza in energia pulita e che combatterà i vili connubi con la mafia, mentre il proprio Governatore presenta tutto orgoglioso l'installazione dei più rivoluzionari e sensazionali macchine trasforma rifiuti in aria pulita, energia e benessere per tutti.

di Patrizia Romano

Da che mondo è mondo, il connubio tra discariche e ambienti mafiosi è sempre esistito, rappresentando una delle piaghe sociali della nostra terra di Sicilia.


Il Governatore della Sicilia ha recentemente annunciato di essere “sulla buona strada per liberare l’Isola dalla schiavitù della mafia

Il Governatore della Sicilia ha recentemente annunciato di essere “sulla buona strada per liberare l’Isola dalla schiavitù delle discariche, una situazione che è resa ancora più pesante per la contiguità con ambienti spesso mafiosi e spregiudicati”.

Lo ha fatto qualche giorno fa, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Orléans, tenuta proprio in occasione della gestione dei rifiuti.

La panacea di tutti i mali, per il nostro governatore è rappresentato dai termoutilizzatori.

Cosa sono sti termoutilizzatori?

Si tratta di mega impianti che permetterebbero di smaltire una grossa quantità di rifiuti, che in altro modo non potrebbero essere riciclati. Per il riciclo, verrebbe utilizzato un processo di combustione ad alta temperatura. Proprio per questa ragione, dagli esperti, ma solo dagli esperti, è chiamato anche inceneritore.
I prodotti finali dell’inceneritore sono gas, ceneri e polveri. Il calore che viene prodotto da questa combustione può essere recuperato e utilizzato per produrre energia elettrica, in maniera indiretta, attraverso la produzione di vapore oppure come vettore di calore per il teleriscaldamento.


L’entusiasmo di Musumeci di liberare la nostra terra dalle nefandezze procurate dai rifiuti ha riscontro con la realtà?


L’entusiasmo di Musumeci di liberare la nostra terra dalle nefandezze procurate dai rifiuti, però, non sembra trovare riscontro nella realtà. Ancor oggi, nei Paesi europei e non solo, in cui i termoutilizzatori sono utilizzati con una certa frequenza, vengono sollevati seri dubbi circa la loro nocività. Nocività, legata proprio alle emissioni. Tutto questo, naturalmente, incontra forti resistenze da parte della stessa popolazione, spesso, contraria alla costruzione di questi impianti. Nonché dagli scienziati. Tant’è che in molti Paesi dove sono stati costruiti, si stanno dismettendo. A maggior ragione, negli ultimi anni. Anni in cui la quantità dei rifiuti da smaltire è aumentata vertiginosamente.

In Sicilia 511 discariche dismesse. Però, si pensa ai termoutilizzatori

Proviamo ad immaginare cosa succederebbe in Sicilia, dove esistono ben 511 discariche dismesse, nonché, un aumento allucinante della spazzatura portata negli impianti di smaltimento esistenti, nonostante sia stata diffusa la raccolta differenziata.
Proprio per questo, secondo l’illuminato governatore, abbiamo bisogno di trasformare i rifiuti in risorsa con i termoutilizzatori. Secondo quanto previsto dal Piano regionale dei rifiuti, i termoutilizzatori devono essere due: uno per l’area occidentale e uno per quella orientale della Sicilia.

I costi dei termoutilizzatori? Roba da fare accapponare la pelle. E perché, poi? Dove sarebbe tutto questo guadagno?

I costi? Bazzecole: soprattutto, secondo i risultati stupefacenti che ne trarrebbe la popolazione vivente e il pianeta. Il costo di un singolo impianto può arrivare fino a 570 milioni di euro, in base alle caratteristiche previste dal progetto di fattibilità, con una capacità di trattamento fino a 450 mila tonnellate all’anno. Le sette proposte sono allo studio del Nucleo tecnico di valutazione, composto da otto dirigenti generali di altrettanti dipartimenti regionali competenti in materia. I tempi di realizzazione di un impianto sono in media di tre anni. Si va da un minimo di 6 a un massimo di 57 mesi.

Le asserzioni di Calogero Foti, direttore generale del Dipartimento regionale Acqua e Rifiuti

Il direttore generale del Dipartimento regionale Acqua e Rifiuti, Calogero Foti sostiene che oggi le discariche sono quasi tutte sature e, quindi, i termoutilizzatori sono l’ultimo tassello di una politica portata avanti nella direzione del recupero e del riciclo dei rifiuti. Quando lui parla di discariche sature, viene da chiedersi, però, delle 511 discariche dismesse.

C’è chi si riempie la bocca di questo termine

Termoutilizzatore. E’ un termine, in realtà, che richiede una lingua molto sciolta. Altrimenti, si rischia di inceppare nel pronunciare questo termine complesso. La lingua italiana ha un lessico molto ricco e forbito. E il nostro Presidente si riempie la bocca a pronunciare il termine T e r m o u t i l i z z a t o r i.

Ma c’è chi sostiene che questo tanto decantato termoutilizzatore è solo un semplice e comune inceneritore.


La Rete Zero Waste

A pensarla così, per esempio, la Rete Zero Waste, che lo dichiara, tale, senza mezzi termini e su basi scientifiche, all’annuncio dell’arrivo di un termoutilizzatore in Sicilia. La Rete vede in questa soluzione della Regione, la volontà di favorire privati che vogliono lucrare sui milioni ed oltre di oggetti e materiali prodotti in Sicilia.
Alla fine della fiera, esiste un solo termine universalmente riconosciuto ed accettato, al di là della fantasia lessicale, ed è quello di inceneritore. Si tratta di un costosissimo impianto capace di trasformare tutti i rifiuti in cenere. Parliamo di scorie solide, di rifiuti speciali pericolosi di gas cancerogeni, tossici, nocivi. Tutto questo per produrre una minima e irrisoria parte di energia elettrica, nonché una grande quantità di calore, che, alla fine, vanno sprecati.

Pochi impianti

Il vero problema dell’emergenza rifiuti in Sicilia è l’esiguità di impianti, nonché la mancanza di interventi pubblici seri e adeguati. Interventi volti a valorizzare i materiali dismessi, che dovrebbe scegliere due strade. La prima riguarderebbe la gestione a freddo. Questa vede il recupero di oggetti e materie prime secondarie da reimmettere nel ciclo produzione-consumo ed è definita economia circolare. La seconda, invece, punterebbe sullo smaltimento nella discarica o incenerimento.

Piramide rovesciata

La gestione degli scarti dovrebbe seguire un processo che somiglia ad una piramide rovesciata. Una sorta di cono che parte dalla Prevenzione. Poi, segue la Preparazione per il riutilizzo. E, poi ancora, il Riciclo. In ordine, il Recupero di alto tipo. Ed infine, lo Smaltimento. In questo processo, non è consentito il recupero energetico. Neppure il conferimento in discarica; a maggior ragione, se prima se prima non si procede alla riduzione degli scarti.

Contro legge

Secondo l’uso semplicistico dei termoutilizzatori, non si è tenuto conto di tutto questo. Tutto ciò, sembrerebbe, non solo essere controproducente e nocivo, ma anche contro la legge. Ma il Governatore della Regione Sicilia e tutta la sua la sua squadra hanno pensato a tutto questo?

Proveremo a chiederlo in una prossima intervista che la nostra testata si propone al più presto di fare

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