Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Riforma della giustizia: ancora tanto da riformare

Occorrono funzionari qualificati nella pubblica amministrazione. Controversie sull'Ufficio speciale di sorveglianza. E ancora scandali in Magistratura. L'Inchiesta Sicilia procede con il suo viaggio sui temi della giustizia. Riflettori sulla riforma. Ne parliamo con la prof. Daniela Mainenti, processual penalista, che analizza i temi relativi al contrasto alla criminalità organizzata e alla criminalità economica

di Redazione

Riforma della giustizia. Continuiamo a investigare sui temi della riforma della giustizia attraverso una serie di interviste rivolte alle più avvertite giuriste del panorama nazionale.
Oggi proponiamo la Prof. Daniela Mainenti, eclettica processual penalista. Molto nota come esperta di pesca illegale, ma soprattutto attenta ai temi del contrasto alla criminalità organizzata e alla criminalità economica.

Ufficio del processo varato dalla riforma Cartabia

L’Inchiesta Sicilia – Professoressa in un suo recente articolo sul Blog del Fatto Quotidiano, lei sembra nutrire perplessità in merito all’ufficio del processo varato dalla riforma Cartabia.
Cosa non la convince?


Bando di reclutamento per funzionari per l’Ufficio del Processo

Mainenti – Il Sole 24 Ore ha diffuso il dato che, alla chiusura del I bando di reclutamento per funzionari per l’Ufficio del Processo, hanno presentato domanda 66.015 candidati. Li ritengo francamente pochini coloro che hanno aderito a tale chiamata. Tenuto conto che altri concorsi per la Pubblica amministrazione, attualmente aperti, registrano tassi di partecipazione solo pari o superiori a più del doppio rispetto a queste cifre.

Precarizzazione di tale funzione

Indubbiamente qui gioca la precarizzazione di tale funzione destinata ad un esercizio temporale di corto respiro, al netto dei tempi concorsuali, forse solo due anni. Se poi associamo al fatto che per poter accedere agli scritti una prima scrematura avverrà sui titoli, ci rendiamo conto che passeranno candidati iper-qualificati, molto maturi, a forte presenza femminile del sud Italia. Ciò per una mansione per la quale basterebbe una buona laurea triennale in scienze giuridiche e infatti è pagata per tale.

I partecipanti non si svendono su qualifiche poco idonee

L’Inchiesta Sicilia – Quindi non vale la pena concorrere?

Mainenti – Quello che la corsa ai numerosi bandi a cui stiamo assistendo, agevolati dagli investimenti da PNRR, sta dimostrando è una altrettanto forte consapevolezza dei partecipanti a non svendersi su qualifiche poco aderenti alle proprie competenze. La precarizzazione della Pubblica Amministrazione a trazione Brunetta, poi, sta facendo il resto.

Stabilizzazione futuri funzionari?

L’Inchiesta Sicilia – Quindi l’Ufficio del Processo sarà una meteora?

Mainenti – Non saprei prevederlo, la Ministra Cartabia, forse mossa da pia illusione, promette di stabilizzare i futuri funzionari…vedremo.

Per una vera riforma della giustizia occorrono funzionari preparati

L’Inchiesta Sicilia – Eppure, per una riforma della giustizia, ci sarebbe molto bisogno di funzionari preparati e qualificati nella pubblica amministrazione in settori particolarmente delicati. E’ di pochi giorni fa l’apertura di un’inchiesta contro l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati per via di beni nel comune di Acireale ancora nella disponibilità della famiglia mafiosa a cui erano stati confiscati.
Che ne pensa?

Maggiori inefficienze quando si passa dalla fase investigativa si passa alla gestione burocratico-amministrativa

Mainenti – Penso che, sempre di più l’ambito delle misure di prevenzione patrimoniale si mostra rivelatore, quasi come cartina al tornasole, delle inefficienze del sistema di politica criminale del nostro Paese, quando dalla fase investigativa, spesso molto professionale ed accurata, eseguita da forze dell’ordine all’altezza di queste fondamentali sfide di legalità, si passa alla successiva fase della gestione burocratico-amministrativa. Ecco che qui iniziano i dolori.


Occorrerebbe eliminare il rapporto fiduciario tra magistrato delegato e amministratore giudiziario


Per cominciare, occorrerebbe eliminare questa sorta di rapporto fiduciario tra magistrato delegato e amministratore giudiziario che tanti guasti ha creato alla credibilità dell’azione antimafia.
Dirò di più, occorrerebbe verificare meglio come si muovono i professionisti nel loro rapporto con i magistrati.

No a questa sorta di captatio benevolentiae


Non condivido affatto questa sorta di “captatio benevolentiae” di organizzazioni di professionisti strutturati come lobby a cui volentieri indulgono anche importanti magistrati di altrettante importanti procure. Convegni con annessi rinfreschi e connessa ospitalità alberghiera comportano forme di riconoscenza a cui il magistrato serio non dovrebbe prestarsi. Intenderanno forse questo, talune procuratrici, quando si auto-definiscono, in interviste, Pm da strada?


L’ergastolo ostativo

L’Inchiesta Sicilia – Professoressa cosa ne pensa dell’ergastolo ostativo?

Mainenti –Che la Corte costituzionale non potendo decidere di smontarlo definitivamente, ha indicato al legislatore nazionale come fare. Il guaio è che con questo scarica barile di responsabilità si arriva alla istituzione di una nuova corte, definita in modo subliminale “Ufficio speciale di sorveglianza” che tradotto vuol dire: controllarne uno per controllarne cento.

La vicenda Amara

L’Inchiesta Sicilia – Professoressa Mainenti abbiamo chiesto alla sua collega, nella precedente intervista, sempre sulla riforma della giustizia, pubblicata su questa testata lo scorso 27 settembre, un parere sulla vicenda Amara e lo scandalo in magistratura.
Lei che idea si è fatta?

Mainenti – Che la vicenda giudiziaria dell’Avvocato siciliano, più o meno coeva dello “scandalo romano” che ha visto interessati ex-componenti di estrazione togata del Consiglio superiore della magistratura e che ha indotto alle dimissioni alcuni suoi componenti in carica nella consiliatura attuale (anch’essi magistrati), ha portato il Csm ad essere oggetto di attenzione costante da parte dei mezzi di informazione.

Maggiore attenzione verso un organo importante

Il fatto sarebbe da valutare con qualche interesse, come segno di una maggiore attenzione verso un organo statale tanto importante quanto poco conosciuto, se non fosse che tale attenzione pare dipendere, più che dalla volontà della pubblica opinione di comprenderne il funzionamento, dalla ben diversa circostanza che, gran parte della stessa, vede la conferma di convincimenti radicati circa la caparbia attitudine di settori della magistratura a confondere i ruoli, a influenzare impropriamente procedimenti delicati e a privilegiare lo spirito di corporazione rispetto alla sempre faticosa ricerca dell’interesse generale.

Si rischia di arrivare ad una sfiducia nei confronti dell’organo

Dunque, piuttosto che un aumento della conoscenza obiettiva dei caratteri del Csm e del suo ruolo, l’esito di tale sovraesposizione mediatica rischia di andare nella direzione di un aumento della sfiducia nei confronti dell’organo. E, mediatamente, nei confronti dell’intera magistratura. Non aiuta a migliorare il quadro.
Oggi, leggere riflessioni di magistrati pubblicati sui loro organi di informazione correntizie, dove, in vista di una ipotetica riforma del CSM, affermano: “non vi è ingegneria elettorale che possa cancellare “modestia etica”, carrierismo, scarsa consapevolezza istituzionale di singoli e di gruppi, tatticismi, condotte di opaco lobbysmo o anche solo deontologicamente scorrette.” Cioè in soldoni: poiché si tratta di fattori connaturati nell’animo umano, (sottinteso del magistrato), ci si può solo aggrappare ad una generica… “nuova collettiva consapevolezza del ruolo che la Costituzione assegna alla Magistratura”.
Non le sembra troppo poco?

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