Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Radici d’oggi

di Redazione

Nell’atrio della Biblioteca Comunale di Palermo è ospitata  una mostra itinerante che illustra al visitatore il reale significato della presenza di immigrati in Italia. Si tratta naturalmente di esseri umani, ma fin dalla partenza vengono trattati come merci, come se non fossero persone, ma solo “Corpi migranti”, come dichiarato dallo stesso titolo.

di  Andrea di Napoli

Nell’atrio della Biblioteca Comunale di Palermo è ospitata  una mostra itinerante che illustra al visitatore il reale significato della presenza di immigrati in Italia. Si tratta naturalmente di esseri umani, ma fin dalla partenza vengono trattati come delle merci, come se non fossero persone, ma, come dichiarato dallo stesso titolo, solo dei  “Corpi migranti”.

Prima di contribuire al percorso espositivo “Corpi migranti”, allestito fino al prossimo 18 ottobre presso la Biblioteca Comunale di Palermo, le opere sono state utilizzate dai loro autori per i progetti e le mostre personali; successivamente, messe insieme in maniera organica dal Ma, museo africano di Verona, congiuntamente alla Fondazione Nigrizia onlus, partecipano ad un concreto sforzo collettivo per educare il pubblico ad una società multiculturale.

I contenuti della mostra sono stati espressi principalmente con un linguaggio per immagini di stampo giornalistico, impiegando le fotografie di Enrico Dagnino, pubblicate a suo tempo sulla rivista Paris Match, e quelle di Giuliano Matteucci oltre che i lavori di Medhin Paolos, giovane immigrata di seconda generazione.

La mostra sviluppa separatamente quattro tematiche.

Inizialmente vengono affrontate le cause territoriali come la guerra e la miseria, che producono per la popolazione i bisogni che costringono a partire sognando poco più che la semplice sopravvivenza.

Successivamente viene documentata la maniera in cui le aspettative dei migranti possono svanire e infrangersi perché un Paese vicino li ha respinti.

Con un po’ di ottimismo e una certa soddisfazione alcune fotografie mostrano gli immigrati che hanno riscosso successo o comunque si sono integrati. L’ultima sezione affronta la situazione incerta dei giovani nati e cresciuti in Italia, paese che considerano anche il loro.

Da un punto di vista strettamente artistico, sorprende piacevolmente l’originale apporto creativo fornito dal fotografo milanese Alan Maglio, che, apparendo come un variopinto divertissement, riesce a sdrammatizzare un contesto pieno di criticità.

Infatti “Milano, Africa” di Maglio è un progetto del 2003 realizzato scattando nello stesso luogo due fotografie alla medesima persona di origini africane abitante a Milano. Facendo indossare al soggetto in una gli abiti tradizionali del suo paese, nell’altra gli abiti di tutti i giorni. In questo modo pur mostrando due aspetti dello stesso individuo ci si accorge che manca una identità intermedia tra quella originaria e quella italiana quasi acquisita. Dello stesso autore sono esposti anche i “Ritratti Africani” (2004) basati ancora sull’accostamento tra due fotografie. In questo caso, però, mentre l’immagine di partenza risale al periodo coloniale, ritrovata in archivio e riproposta in una moderna stampa digitale, la seconda di ciascun dittico ritrae al giorno d’oggi gli immigrati africani che hanno assunto per l’occasione la stessa posa del soggetto ripreso nel secolo scorso, ma esibendo l’abbigliamento e la personalità attuali.

Grazie al supporto di contributi audio, la mostra è arricchita dalla possibilità di ascoltare voci e suoni, inoltre un paio di video mostrano una presentazione degli artisti partecipanti e  le abitudini dei figli di immigrati che desiderano essere considerati nuovi italiani.

Prima di giungere a Palermo la mostra è stata allestita in una ventina di città italiane piccole e grandi. E si sa già che presto farà ad Agrigento la sua prossima tappa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.