Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Prevenzione per il territorio: un’azione per il futuro dell’umanità

di Redazione

 “Prevenire è meglio che curare” un detto che ormai ci accompagna costantemente. Una raccomandazione che ci viene ripetuta tramite ogni mezzo di informazione, spot, campagne sanitarie. La prevenzione non deve riguardare solo il nostro corpo, ma anche il territorio in cui viviamo! 


di Annetta Agnello

Sempre più spesso, negli ultimi anni, sentiamo parlare di prevenzione in ambito sanitario. Le giornate dello screening o controlli preventivi sono una delle tappe “obbligate”. La prevenzione, però, non dovrebbe riguardare solo l’aspetto sanitario, ovvero la porzione “biologica” dell’essere umano. Tutto ciò che ci circonda, infatti, ha delle ripercussioni sulla nostra salute e più in generale sulla nostra vita. Pensiamo, ad esempio, al territorio in cui viviamo. Nel momento in cui si manifesta una calamità naturale, sia essa una frana, un sisma, un alluvione, uno smottamento, la nostra salute e la nostra stessa vita vengono esposte ad un rischio, che deve essere inteso come la combinazione della pericolosità (probabilità che un evento possa accadere in un determinato periodo), dell’elemento esposto e della vulnerabilità dello stesso.

Prevenzione per il territorio            Apoteca-natura-opuscolo-rischi-ambientali

Ed allora, perché non estendere la prevenzione e l’accuratezza della stessa anche nel territorio dove viviamo? Ricordiamo infatti, che la definizione di catastrofe naturale è “un evento concentrato nel tempo e nello spazio, nel corso del quale una comunità è sottoposta a un grave pericolo ed è soggetta a perdite dei suoi membri, o delle proprietà o dei beni, in misura tale che la struttura sociale è sconvolta e risulta impossibile lo svolgimento delle funzioni essenziali della società stessa”.

Gli eventi naturali – soprattutto quelli metereologici – manifestano caratteristiche sempre più disastrose e, tutte le volte, si citano tra le cause il cambiamento climatico, l’inquinamento, lo sfruttamento improprio del territorio, la deforestazione; ma tutto ciò concorre, non rappresenta l’unico fattore, bensì un contributo all’innesco. Per rendere chiaro il concetto, un sisma nel deserto non causa vittime. Un sisma in generale non causa nemmeno vittime. Il crollo delle infrastrutture però, causa vittime. E lo stesso vale per le altre calamità. Dunque, non è la frana a manifestarsi nel “posto sbagliato”, bensì la casa ad essere stata costruita sul versante in equilibrio precario, il quale probabilmente è stato anche disboscato per la costruzione della stessa.

Ecco che a fronte di tutto ciò, soprattutto dopo un disastro, entrano in gioco i concetti di “prevenzione” e “previsione”, intesi rispettivamente come “l’insieme delle azioni che riducono o impediscono il rischio” e “l’identificazione di un fenomeno e del momento in cui esso manifesterà la sua massima fase critica”.

Facciamo attenzione, però, al concetto di prevenzione, riferendoci ad esempio, ad un incidente in auto. Prevenirlo, non vuol dire non guidare l’automobile. Vuol dire piuttosto, prendere le giuste precauzioni nel farlo, come limitare la velocità, non usare il cellulare o mettere la cintura di sicurezza.

Fare prevenzione significa inoltre, migliorare il rapporto costi-benefici. Poiché a seguito delle catastrofi, le spese del “recupero” sono sempre più elevate e tendono sempre ad aumentare, in proporzione alle caratteristiche disastrose degli eventi. Nel 2015, infatti, a seguito degli innumerevoli disastri che hanno messo in ginocchio il nostro Paese, sono stati stanziati 1.2 miliardi di euro per il dissesto idrogeologico. Parte di questi fondi però, arriva soltanto nel momento in cui vi sono i progetti per la mitigazione del rischio. Progetti che, tra l’altro, spesso sono inesistenti.

La messa in sicurezza di un versante instabile comporta – tra le altre cose – la realizzazione di progetti atti a migliorare il sistema di drenaggio superficiale e profondo, insieme ad opere di ingegneria naturalistica, le quali aumentano le caratteristiche geotecniche del terreno. I benefici che, così, si ottengono sono sia di carattere economico (non vi sarebbero perdite di immobili e interruzioni di attività economiche) che in termini di vite umane. Ma spesso, troppo spesso, i progetti non vengono attuati per tempo, perdendo finanziamenti economici e vite umane.

Cosa fare, dunque, per smettere di dire “ si poteva evitare”? In questo senso le istituzioni quali gli ordini professionali, la Protezione Civile, stanno cercando di diffondere sempre più la cultura della prevenzione. E’ importante sapere che ognuno di noi, può fare prevenzione con piccoli gesti quotidiani, quali il rispetto per l’ambiente. Evitare, ad esempio, di gettare un rifiuto come una cartaccia per strada o in un alveo; poichè magari una singola cartaccia non ostruisce un alveo ma migliaia si. E quindi, ognuno di noi, può “evitare” un’esondazione e fare la sua “prevenzione” anche in questo senso.

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