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PERCHE’ UNA LOUIS VUITTON?

di Redazione

Forse la domanda andrebbe formulata diversamente: può una Louis Vuitton costituire un indizio chiaro, preciso e concordante di evasione fiscale?

a cura della Redazione

 Tra i tanti blitz spettacolari che la Guardia di Finanza  sta offrendo in questi ultimi tempi anche a scopo educativo e, aggiungeremmo, terapeutico, vorremmo segnalare un’attività che abbiamo trovato particolarmente appropriata, se non dal punto di vista della sostanza investigativa sicuramente da quello dell’indagine sociologica. All’uscita dell’elegante negozio Louis Vuitton di Palermo, nella centralissima Via Libertà, qualche giorno fa,  agenti in incognito hanno fermato le signore in possesso delle ‘bustone  logate’  tanto quanto il  loro contenuto e, indifferenti all’esibizione dello scontrino sventolato con spavalderia dalle stesse, hanno cominciato a fare domande un po’ più… diciamo… personali. “Che mestiere fa?”, “Che lavoro svolge suo marito?”, “Quali le sue fonti di reddito” e via di questo passo.

Dal nostro punto di vista, straordinariamente interessanti le imbarazzate  e, in alcuni casi disarticolate, risposte delle astanti: quadro rappresentativo di un universo di commesse, studentesse, casalinghe  e impiegate.

Non è certo compito nostro avviare una battaglia moralizzatrice sulla necessità di rivedere il senso dei nostri consumi verso la direzione della sobrietà, ma certamente una riflessione un po’ più attenta sul tema potrebbe non guastare.

Con altrettanta sorpresa,  qualche tempo fa,  abbiamo notato una professoressa esibire, davanti al Liceo in cui insegna materie umanistiche, uno degli ultimi modelli della nota casa francese.

La domanda allora è certamente più sociologica che sostanziale: cosa spinge un’insegnante, preposta a offrire ai suoi allievi modelli educativi  coerenti, a destinare due quarti del proprio stipendio all’acquisto di una borsa,  il cui costo, di questi tempi, non sembra compatibile con il suo reddito?

Non vogliamo avviare in questa  sede una campagna  integralista contro gli acquisti ‘capricciosi’, ma una riflessione sulla presenza dilagante delle Vuitton in città farebbe ragionevolmente pensare a una realtà economica cittadina tutt’altro che depressa.

Probabilmente, se i funzionari dell’Agenzia delle Entrate, piuttosto che davanti i negozi indagassero di più nell’universo infinito dei ‘poveri’ dipendenti pubblici con stipendio fisso (insegnanti, per carità… i meno pagati d’Europa, impiegati di vario livello, giovani pensionati, studenti, eccetera) scoprirebbero che, tra lezioni private, doppio impiego, consulenze esterne (tutto rigorosamente a nero), sono gli unici che, alla fine,   possono permettersi anche più di una Vuitton

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