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Non ci resta che RIDERE!

“Il riso abbonda sulla bocca degli stolti” dice la locuzione latina, ma pensiamo, invece, a quanta perizia ed intelligenza sono necessarie per far ridere l’altro...

di Redazione

“Il riso abbonda sulla bocca degli stolti” dice la locuzione latina, ma pensiamo, invece, a quanta perizia ed intelligenza sono necessarie per far ridere l’altro

 

Dott.ssa Marina Li Puma*

“Il riso abbonda sulla bocca degli stolti” dice la locuzione latina, ma pensiamo, invece, a quanta perizia ed intelligenza sono necessarie per far ridere l’altro. La comicità ha bisogno di una grande varietà di ingredienti, ma il primo di tutti,quello che fa veramente la differenza è un’energia involontaria, non costruita,non appresa, che arriva potente all’ interlocutore imponendogli un’esplosione emotiva.
Chi ci fa ridere ci fa un grande favore: ci consente di perdere per un attimo il controllo, ci fa entrare in contatto con il flusso delle nostre emozioni, che come nel sogno, ha la possibilità di decomprimersi ed uscire.
Quante donne sostengono che l’uomo ideale deve sapere farle ridere, quante volte ci ritroviamo ad apprezzare di più un docente se riesce ad amalgamare contenuti ed ironia, ma soprattutto quanto cresce la nostra autostima tutte le volte che riusciamo a gestire umoristicamente le nostre stesse difficoltà? L’umorismo, qualità che ad alcuni, ahiloro, sembra essere stata rimossa chirurgicamente, rappresenta a detta di Freud una delle difese più sane (il famoso motto di spirito) che l’essere umano possa utilizzare per risolvere nodi conflittuali di “bisticcio” conscio-inconscio, e nello stesso tempo, utilizzato con la dovuta abilità, è anche una modalità terapeutica di forte impatto; alleggerisce, colora ma soprattutto aggira le censure e arriva, senza troppi costi, all’inconscio.
Temi che di solito la coscienza “sdogana” con molte resistenze, infatti, si possono facilmente canalizzare in una battuta, senza il peso della colpa e del giudizio morale. Eros e thanatos,per esempio, il sesso e l’aggressività li facciamo leggiadramente galleggiare nelle nostre freddure, e senza che ce ne accorgiamo, stiamo prendendo in giro parti importanti, delicate e talvolta molto dolorose di noi stessi o dell’altro, il più delle volte producendo liberazione, apertura e quella sana dissonanza cognitiva che apre gli occhi su quanti altri modi ci siano di porsi di fronte ad una “patata bollente”.
Ridere e far ridere sono, quindi, una vera e propria arte, due aspetti complementari di uno stesso scenario in cui l’etica e la coscienza collettiva vengono squarciate, e fanno entrare quel tanto di luce che consente di illuminare ciò che di solito serpeggia nel buio, non è dicibile e nè svelabile.
Purtroppo non tutti sono avvezzi ad una sana pratica della risata ed inneggiando ad un dittatoriale monopolio dell’emisfero sinistro, pensano al riso o all’umorismo come ad una perdita di potenza, ad una porta pericolosa che è meglio aprire il meno possibile, per non dare troppo di sé e del proprio mondo interno.
Di solito queste stesse persone, sono quelle che o non piangono mai o cercano di non farlo mai davanti a qualcuno, in ogni caso tendono ad essere “affette” da una paralizzante “stitichezza” affettiva che le rende opache e mai veramente afferrabili. Ovviamente gli apprendimenti familiari e le storie personali incidono fortemente su quanto ciascuno di noi sia capace di lasciarsi andare nella condivisione e nella reciprocità interpersonale, ma arriva sempre un momento in cui dobbiamo fare i conti con le nostre invalidanti asprezze comportamentali e i feedback sociali rappresentano una importante bussola sulle nostre rigidità e sui nostri, spesso, ridondanti copioni emotivi.
Per non farci mancare nulla, non possiamo non considerare chi, all’altro estremo, utilizza la risata a mò di maschera, simulando sempre un’espressione divertita, anche quando risulta fortemente incongrua rispetto alle circostanze e questo perché, parte dall’equazione errata per cui, esibire una risata è sempre sinonimo di forza.

Bèh a queste persone sfugge un particolare…il linguaggio non verbale tradisce sempre; il movimento degli occhi, degli zigomi, delle labbra, non dà scampo e se avete un ghigno stampato in faccia, gli altri lo stanano subito!

*Psicoterapeuta

 

 

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