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Nikifòsos Vrettàkos: un grande esule a Palermo

Nikifòsos Vrettàkos, esule a Palermo, lascia, durante il soggiorno, una grande impronta alla cultura panormita...

di Patrizia Romano

Costretto a lasciare la Grecia durante la dittatura dei colonnelli, Nikifòsos Vrettàkos è esule a Palermo. Nel capoluogo siciliano lascia, durante il soggiorno, una grande impronta alla cultura panormita

 

di Patrizia Romano

Soggiorna a Palermo dal 1970 al 1974. Un soggiorno, che lascia un’impronta molto forte nella cultura del capoluogo siciliano, tanto da dedicargli una lapide commemorativa.
Ma cosa imprime un rilievo così importante nella cultura panormita la presenza di Nikifòsos Vrettàkos?
Il grande poeta greco, vissuto tra il 1912 e il 1991, come altri suoi connazionali, durante l’opprimente dittatura dei colonnelli, tra il ‘67 e il ‘74, dopo un periodo di resistenza, è costretto a lasciare il paese.
Trascorre il primo periodo di esilio in Svizzera. Ma subito dopo, trova ospitalità a Palermo, dove gli viene proposto di collaborare alla redazione del Dizionario greco-moderno italiano, allora in preparazione presso l’Istituto Siciliano di studi bizantini e neoellenici.
Durante il soggiorno nel capoluogo, Vrettàkos trascorre tutte le sue giornate tra il suo appartamento, in piazza Edison e l’Istituto Siciliano di studi bizantini e neoellenici. E’ qui che, ogni giorno, per partecipare attivamente alle riunioni del comitato di redazione del lessico, trascorre gran parte della giorna. Il suo soggiorno a Palermo si svolge in un periodo in cui la partecipazione dei cittadini alla vita politica della Grecia è molto forte. E’ un periodo in cui l’Ateneo palermitano è frequentatissimo da studenti greci, la cui presenza contribuisce parecchio ad avvicinare culturalmente i due popoli e, soprattutto, a fare percepire in maniera molto forte ai palermitani le vicissitudini politiche che la Grecia sta vivendo.
Vrettàkos, nonostante la sua grandezza culturale, è una persone semplice e riservata, quasi schiva al successo. Infatti, vive il suo soggiorno in città in maniera appartata.
Una delle poche testimonianze del suo spessore culturale rimane l’intervista rilasciata nel luglio del ’74 al giornale L’Ora dal titolo ‘Un grande greco esule a Palermo’.
Nel 1990 esce un importante volume di Poesie siciliane, tradotto in italiano da Vincenzo Rotolo; tra queste Viaggio in Sicilia, Via Libertà, Piazza Edison 2, e una Ballata dell’ospedale Cervello, scritta in occasione di un suo ricovero presso il presidio ospedaliero durante il suo soggiorno.
Dai toni crepuscolari delle prime raccolte, che appaiono pervase dall’ottimismo degli ideali pacifisti e umanitarî, la sua poesia ha adottato uno stile semplice e piano, atto a veicolare messaggi forti.  Racconta l’amarezza dell’esilio nel romanzo autobiografico ᾿Οδύνη, ‘Dolore’ nel 1969.

Nikifòros Vrettàkos è un poeta greco dalla grande libertà formale, capace di meravigliarsi davanti alla bellezza della natura. Ma è anche un fecondo scrittore: oltre alle numerose raccolte di poesie, pubblica saggi, romanzi e un diario di viaggio.
Per le sue prese di posizione, in Grecia viene definito “il poeta della pace e dell’amore”.

Quello che più risalta nella sua poetica è l’impeto lirico, l’impianto ricco di immagini e di impressioni verbali che lo accostano a certi poeti francesi del primo Novecento e al loro simbolismo: i versi scorrono leggeri,rivelando la sua sensibilità e l’immaginazione sfrenata come cavalli al galoppo. La sua poesia si presta molto a essere cantata. Infatti, Mikis Theodorakis ne musica alcune.
Rientrato in patria dopo la fine del regime, nel luglio del ’74, al poeta, già affermato come una delle maggiori voci del ‘900 greco, vengono riconosciuti titoli e attributi di prestigio.

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