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Natale tra sacralità ed empietà

Natale tra sacro e profano. Dalla spiritualità più emotiva al consumismo più sfrenato. Dalle tradizioni più radicate alle occasioni più frivole...

di Redazione

Dalla spiritualità più emotiva al consumismo più sfrenato. Dalle tradizioni più radicate alle occasioni più frivole. Un percorso obbligato quello dei festeggiamenti natalizi che, nonostante crisi, calamità, dolore diffuso, finisce con il trascinarci in una magica e irripetibile atmosfera.

 

a cura della  Redazione 

Un evento unico, magico e irripetibile, quello del Natale che, ogni anno, ripercorre l’avvento tra sacro e profano.
Venticinque dicembre: è la data del Natale fissata dalla Chiesa Cristiana. In realtà, non si hanno indicazioni certe sulla data di nascita di Gesù Cristo. Pertanto, si è scelta questa data facendola coincidere con altre feste pagane, quali quelle dedicate al dio invincibile e ai Saturnalia. Ma tale data ha un legame, pare, con altre ricorrenze naturali, come il fenomeno del solstizio d’inverno, in prossimità del Natale, e con altre ricorrenze religiose, come la nascita di San Giovanni Battista, il 24 giugno (legata al solstizio estivo) e la data dell’Annunciazione che ricorre il 25 marzo.
Le prime celebrazioni natalizie, svolte proprio il 25 dicembre, risalgono al 336 e l’unica testimonianza è il calendario redatto a Roma proprio in quell’anno. Altri elementi rilevanti legati alla festività natalizia riguardano il contesto storico in cui si colloca la nascita di Gesù Cristo: la Palestina, luogo di nascita del Dio cristiano, era la Patria degli ebrei che al tempo attendevano l’avvento di un Messia  per liberare la propria nazione dalla schiavitù ed essere un popolo libero.

La festività del Natale ha acquisito, comunque, un ruolo importante nella religione cristiana, anche se, in considerazione del suo percorso storico, può essere vista sotto infinite sfaccettature, da quella religiosa appunto, storica, folcloristica, diventando pure spunto per espressioni artistiche di alto valore.
L’atmosfera natalizia ci fa rivivere, oltre, alle proprie tradizioni, valori e sentimenti, più o meno,  intensi. Tutto, in uno spirito di spontaneità e naturalezza. Magari, a volte, ci si scambia auguri e buoni propositi d’amore verso il prossimo, e, poi, il giorno dopo torna tutto come prima.
A noi, comunque, ci piace immaginarlo come la rinascita di un forte impegno collettivo, che consente l’attuazione di tutta una serie di valori spirituali, che prescindono dalla propria appartenenza religiosa.

Insomma, il Natale viene per tutti: cristiani, musulmani, buddisti, induisti e atei.

A prescindere, comunque, dall’aspetto squisitamente religioso, il fascino del Natale è grande e magico con le sue luci, le decorazioni, i preparativi: tutti elementi che dovrebbero trasmettere, quantomeno, armonia e serenità.
Certo, un tempo si festeggiava il Natale in modo semplice. Prevaleva l’aspetto religioso. Bastava l’avvento di Gesù Bambino a riscaldare il cuore. In ogni casa, c’era un presepe semplice, i doni erano modesti, ma regalavano gioia, e, così, il Natale era il momento della riconciliazione, della pace, dell’incontro con il prossimo e con se stessi. Oggi, il Natale è la festa dell’opulenza e, talvolta, del consumismo. Di spirituale, rimane ben poco. Ma l’essere umano è fatto pure di materia. E anche se vogliamo mantenere lo spirito forte, la carne è debole e non è facile non rimanere affascinati e, talvolta, ammaliati dall’aspetto squisitamente profano dell’evento.

Cercheremo di analizzare nei prossimi articoli, alcuni di questi aspetti, sperando di non perdere il senso della misura.

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