Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Napoli, luogo del cinema

Napoli è il luogo citato più di frequente dal grande schermo in questi mesi. Breve panoramica sui recenti film ambientati nella città partenopea...

di Massimo Arciresi

I casi della distribuzione a volte ci portano ripetutamente nello stesso posto. Breve panoramica sui recenti film ambientati a Napoli

 

di  Massimo Arciresi 

Lontanissimi i tempi in cui i cosiddetti “poliziotteschi” recavano già nel titolo lo sfondo dell’azione (Milano calibro 9, Torino violenta, ecc.), nel nostro cinema è spesso Roma a far da teatro alle vicende raccontate. È vero, talvolta fa capolino una provincia indefinita, oppure – grazie a film commissions molto attive – ci si ritrova in Puglia o in Friuli. Ma per caso (non tutte le pellicole sono distribuite tempestivamente, capita che alcune, piuttosto “affini”, si concentrino involontariamente nello steso periodo) è Napoli il luogo citato più di frequente dal grande schermo in questi mesi. Così, attraverso sguardi differenti, il capoluogo campano, sempre splendido e sofferente, si è fatto protagonista indiretto di alcune pellicole, peraltro assai distanti tra loro, attualmente in – relativa –circolazione (sulla mancata capillarità distributiva dovremmo comunque fare un discorso a parte).

Senza meno fra coloro che hanno girato la loro più recente fatica all’ombra del Vesuvio il nome di maggior rilievo è quello di Gianni Amelio, che con il suo intenso La tenerezza illustra, con mesta e lucida sensibilità, un doppio disadattamento, ripartito tra un attempato avvocato traffichino, che da lì non si è mai spostato, e i suoi nuovi vicini, che vengono da città di mare ben diverse. Il regista calabrese posa il suo sguardo nient’affatto turistico su una metropoli che ingoia i personaggi e si fa carattere essa stessa. Nonostante l’indubbia qualità dell’opera, tuttavia è su un ulteriore paio di lavori, “autoctoni” e più defilati, che è interessante soffermarsi.

Infatti, sorvolando su due produzioni decisamente più leggere (il semi-parodistico Gomorroide, diretto e interpretato dal trio comico I Ditelo Voi – alias Raffaele Ferrante, Francesco De Fraia e Domenico Manfredi – con la supervisione di Francesco Prisco, il quale è inoltre uno degli autori – gli altri sono Edoardo De Angelis e Guido Lombardi – del progetto collettivo a episodi Vieni a vivere a Napoli!, realizzato qualche anno fa e uscito, a macchia di leopardo, soltanto adesso), nelle scorse settimane hanno fatto la loro (fugace, ribadiamo ancora) apparizione nelle sale Falchi di Toni D’Angelo e La parrucchiera di Stefano Incerti.

la_parucchiera
La_parucchiera

Il primo rappresenta un’incursione nel genere poliziesco di cui – è già stato sottolineato autorevolmente – si sentiva decisamente la mancanza. Il rapporto/contrasto tra due cinici agenti (i calzanti Fortunato Cerlino e Michele Riondino, che però è tarantino), avvezzi a sporcarsi le mani fra i vicoli che pattugliano, richiama una gloriosa tradizione irrimediabilmente e colpevolmente perduta, fatta di azione compulsiva, budget arrischiati e facce giuste; e qui, in più, si subodorano virtuose contaminazioni statunitensi. In fondo il plot è di poche pretese; ciò che conta è costruire delle figure credibili calate nel contesto adatto.

Pure il coloratissimo – sulla carta pare quasi provenire dall’universo surreale dell’amico Corsicato – secondo esempio citato, orientato verso l’eccesso, gli accenti grotteschi, l’esasperazione dei toni, costituisce una tappa importante nel percorso variegato e abbastanza parsimonioso di un cineasta irregolare (Incerti, appunto) che ha avuto costantemente la tempra per rimettersi in gioco e tentare vie semi-inedite. Plot: tribolazioni sentimentali e lavorative di una professionista della permanente (Pina Turco) che si mette temerariamente in proprio, sfidando l’invidiosa ex-principale (Cristina Donadio). Al di là delle disomogeneità narrative, la sceneggiatura azzecca ogni ruolo in campo e gli conferisce dignità e vitalità (c’è perfino spazio per il cantante semiserio Tony Tammaro).

Ed è vero, è anche una questione di volti. Tralasciando l’“impigrito” (e bravissimo) Ernesto Mahieux, chiamato spesso per comparsate stereotipate, in quest’ultimo cast primeggiano l’acerbo eppur promettente Arturo Muselli (poi convocato da Amelio) e il richiestissimo Massimiliano Gallo, non esclusivamente legato ai set napoletani.

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