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Misure contro la fame

di Redazione

Nonostante la crisi, 150 chili  a testa di alimenti vengono sprecati ogni anno nella penisola. Nell’isola una famiglia su tre butta cibo ogni settimana

La Redazione

I numeri del cibo sprecato in Italia sono da brividi: nonostante la crisi, circa 150 kg di alimenti vengono buttati a testa ogni anno dagli italiani, per un dispendio economico di 454 euro.

E in Sicilia non va meglio, anzi. Dati recenti relativi alla campagna Everyone- Save the children raccontano di un’isola in cui una famiglia su tre butta cibo ogni settimana, per un valore di circa 25 euro mensili. Gli alimenti buttati sono soprattutto prodotti freschi come pane, frutta e verdura. Per contrastare gli sprechi alimentari, nel gennaio 2012, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per adottare misure urgenti per dimezzare i quantitativi di cibo che finiscono nei rifiuti entro il 2025, cercando al contempo di migliorare l’accesso al cibo per i cittadini più vulnerabili.

Giorni fa, semaforo verde alla Camera dei deputati ad otto mozioni in discussione che si sono trasformate in un atto congiunto di tutte le forze politiche, approvato all’unanimità per dire no allo spreco alimentare.

“Davanti a questi numeri c’è poco da esitare”,  dichiara la deputata siciliana Loredana Lupo (M5S), componente della Commissione Agricoltura alla Camera e cofirmataria della mozione 5 Stelle. “La cultura anti spreco, parte integrante delle abitudini dei nostri padri, deve ritornare in auge per sopprimere l’attuale insostenibile sistema. CI sono sprechi in ogni passaggio della filiera sino all’inadeguata conservazione del cibo, per continuare con l’errata interpretazione delle scadenze in etichetta”.

Il M5S ha focalizzato gli impegni al ministro Martina sull’educazione alimentare, da effettuare in collaborazione con le scuole, in modo tale da rendere consapevole il consumatore degli sprechi di cibo, acqua ed energia e sul relativo impatto socio-economico ed ambientale. Al governo Renzi viene richiesto di rivedere le regole che disciplinano gli appalti pubblici per i servizi di ristorazione e di ospitalità alberghiera, privilegiando le imprese attente alla riduzione a monte degli sprechi. Inoltre, si chiede di avvantaggiare le aziende che utilizzano alimenti italiani e stagionali e che pongono particolare attenzione alla grammatura, al contenuto calorico ed alla rotazione stagionale dei menù, nonché di prevedere una diversa articolazione delle informazioni contenute nelle etichette dei prodotti alimentari, integrando la data di scadenza commerciale con una relativa al termine utile per il consumo dell’alimento.

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