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Migrazioni d’altro mare

di Redazione

Gloucester è un’isola collegata con un ponte alla terraferma, non lontana dalla mitica Nantucket di Moby Dick. Vi vivono oltre ventimila terrasinesi che hanno mantenuto dialetto, usi, feste. Lo stesso avviene in tanti altri paesi esteri dove vivono colonie vere e proprie di siciliani discendenti di emigrati nella notte dei tempi

di Walter Nania

La scena è quella della festa del paese, che porta con sé un insieme di riti sacri e profani: un lungo palo proteso orizzontalmente sul mare. Le sfide dei pescatori su porti e spiagge o al largo, sui pescherecci, diventano occasione per mettere in mostra le proprie doti fisiche di fronte all’intera comunità. In palio una bandiera, fissata all’estremità della trave. La calca del pubblico lungo la costa, le doti di equilibrismo, gli scivoloni e i tuffi acrobatici dell’uno o dell’altro concorrente. I giocatori scivolano lungo il palo, uno dopo l’altro, contro la superficie del mare finché uno di questi, dopo innumerevoli tentativi, riesce ad agguantare l’ambito vessillo e la vittoria. Seguono le acclamazioni al Santo festeggiato e le congratulazioni al vincitore, la cui impresa sarà ricordata dai compaesani negli anni a venire. Ecco i principali elementi di un gioco di antica data, sia che ci si trovi a Gloucester in Massachussets o a Terrasini, in provincia di Palermo. Da almeno due secoli, una volta all’anno e in occasione di determinate feste religiose tradizionali, i pescatori di diversi borghi marinari siciliani sono i protagonisti di questo evento ludico-spettacolare, tanto divertente quanto pericoloso, denominato nel palermitano “ntinna a mari” (antenna a mare). Questi giochi si svolgono a Cefalù e a Porticello (PA), a Brolo (ME), a Gela (CL), a Porto Empedocle (AG) e a San Vito Lo Capo (TP), ma sopravvivono nella memoria dei più anziani e nelle testimonianze fotografiche diversi altri luoghi in cui si celebrava questo gioco, come Mazara del Vallo (TP), Aspra e Terrasini (PA).E della comunità terrasinese emigrata oltreoceano racconta In altro mare, documentario di Franco La Cecla che attesta l’esistenza di questo rito in «una colonia di pescatori siciliani negli Stati Uniti, vicino a Boston.

Gloucester è un’isola collegata con un ponte alla terraferma, non lontana dalla mitica Nantucket di Moby Dick. Vi vivono oltre ventimila terrasinesi che hanno mantenuto dialetto, usi, feste. “Il mio film racconta un mondo che conoscono pochi, fatto di gente che vive ancora a cavallo tra due mondi e due ere” – dice l’autore. Le immagini e il sonoro giocano sui contrasti e le analogie tra due mari e due isole. Il lungometraggio mostra scorci ed episodi della vita lavorativa e festiva degli emigrati siciliani nella cittadina di mare statunitense. Si tratta di uomini emigrati sì da Terrasini, ma anche da Porticello e altri borghi marinari della Sicilia verso la costa americana, dall’Italia all’America, dal Mediterraneo all’Atlantico, alla ricerca di migliori condizioni lavorative e di vita. Il rito isolano si mantiene in vita anche nel Nuovo Mondo perché al di là dei rischi del mestiere, il bisogno di coesione sociale in terra e acque straniere hanno spinto i primi immigrati siciliani e i loro discendenti ad invocare a gran voce la protezione dei loro Santi e a rafforzare le proprie tradizioni festive e religiose.

Dunque in occasione della festa – Greasy pole” – la comunità marinara partecipa con grande entusiasmo ai festeggiamenti del santo patrono, che si configurano come una fiera affermazione delle origini siciliane e italiane di buona parte dei suoi membri. Il 29 Giugno, per la festa di San Pietro, protettore dei pescatori di Gloucester, gli addobbi tricolore si aggiungono a quelli a stelle e strisce e la processione sul lungomare è accompagnata da acclamazioni corali dei fedeli in dialetto siciliano, mentre la banda musicale intona l’inno di Mameli. Per tre giorni giovani e meno giovani tentano di raggiungere invano la bandiera in cima al palo, reso scivolosissimo da uno spesso strato di grasso.

L’Apostolo, in passato, era fastosamente celebrato anche in Sicilia con le processioni per terra e per mare, la regata delle barche e l’ntinna a mari”. Ma se oggi la festa terrasinese, con rimpianto dei pescatori più anziani, ha perduto la vitalità di un tempo, oltreoceano è ancora fortemente voluta e partecipata dai discendenti dei migranti. Analogamente a quanto avviene in terra d’origine, durante la gara, uno speaker commenta all’altoparlante le prestazioni dei concorrenti, incitando pubblico e giocatori alla concentrazione: Here we go! Here we go!”. Il momento della vittoria dà il via ad un tripudio di festeggiamenti, tra acclamazioni ed esultanze, tuffi di gruppo e cortei sul lungomare, brindisi e offerte di bevande alcoliche. Greasy pole” e “ntinna a mari sembrano assumere, infatti, i caratteri di una vera e propria prova di virilità, di un rituale di aggregazione socio-professionale, di un rito iniziatico allo status sociale di maschio adulto in età da lavoro. A livello simbolico, attraverso il gioco, il marinaio veterano mostra periodicamente le proprie abilità psicofisiche e conferma il suo diritto di appartenenza al gruppo dei lavoratori del mare; l’adepto invece ne diventa membro attivo, attraversando per la prima volta l’antenna, varcando la soglia che divide la casa e la barca, la terra e il mare, la vita e la morte. Realizzato in collaborazione con la Cineteca di Bologna, In Altro Mare ha vinto la settima edizione di uno tra i più importanti festival cinematografici dedicati al mare, il San Francisco Ocean Film Festival 2010.

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