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Livia Gionfrida: Così ho scoperto Scaldati

La giovane regista Livia Gionfrida, che negli ultimi due anni ha portato sulle scene due opere sconosciute di Franco Scaldati, L’Inedito Scaldati al Biondo di Palermo e Pinocchio allo Stabile di Catania, si racconta a L'Inchiesta Sicilia...

di Pippo La Barba

La sua formazione teatrale comincia da giovanissima, presso l’I.N.D.A. e prosegue all’Università di Bologna, dove si laurea al Dams, con il massimo dei voti.
Livia Gionfrida, attrice e regista siciliana, vive attualmente in Toscana, dove crea il Collettivo Teatro Metropopolare, ma lavora per il teatro in tutta Italia.
Da anni affianca all’attività produttiva anche una intensa attività formativa non solo in Italia, ma anche all’estero.

Il suo impegno sociale


Molto presto, fonda la sua passione per il teatro con il suo impegno sociale all’interno di realtà complesse, come gli istituti penitenziari. Nella sua attività, infatti, alterna lavori creati all’interno di territori “difficili” come istituti minorili, carceri, periferie a collaborazioni con teatri e fondazioni.
Nella sua attività di regista firma interessanti lavori per il Teatro Metastasio di Prato, per il Teatro Biondo di Palermo e per il Teatro Stabile di Catania. Abbiamo cercato di cogliere tutta la densità culturale ed emotiva di questa donna. Abbiamo, così, deciso di scambiare quattro chiacchiere con questo straordinario personaggio. E vi raccontiamo, in questa intervista, tutto il suo coraggio di mettersi alla prova ogni volta che si cimenta in nuovi campi.

Franco Scaldati per Livia Gionfrida

L’Inchiesta Sicilia – Tu hai avuto una formazione classica. Ultimamente hai scelto Scaldati. Chi è per te Franco Scaldati? Un guitto, un poeta, uno che emerge dalle viscere di Palermo, o cos’altro?
Livia Gionfrida – La mia formazione ha vissuto diverse fasi. Una prima fase che si è divisa tra il DAMS di Bologna e l’incontro con i Maestri, e una seconda che mi ha visto lavorare all’interno del carcere maschile di Prato, luogo in cui ho davvero imparato moltissimo sul teatro. Scaldati è un grande poeta. Un autore immenso. Che nasce dalle viscere di Palermo. Ma che a pieno titolo può dirsi autore senza confine.

Come scopre Franco Scaldati


L’Inchiesta Sicilia – Come l’hai scoperto?
Livia Gionfrida – Franco Scaldati l’ho incontrato come autore solo qualche anno fa. In un momento in cui avevo deciso che ero pronta a riavvicinarmi alla mia terra, la Sicilia, e credevo appunto che partire dai suoi autori mi avrebbe dato la spinta giusta per affrontare la cosa. Ma invece ho trovato molto di più! All’interno della sua opera ho scoperto man mano che vi affondavo nello studio, molte “corrispondenze” per così dire, con il mio mondo interiore, con i miei autori di riferimento e anche con il mio modo di intendere, volere, pensare e soprattutto fare teatro.


Collettivo Metropopolare


L’Inchiesta Sicilia – Cos’è il collettivo Metropopolare che hai fondato? Un laboratorio o un centro di aggregazione per giovani artisti?
Livia Gionfrida – E’ un progetto che nasce durante il mio percorso universitario a Bologna e poi migra con me a Prato, città in cui ho incontrato alcuni dei miei compagni di viaggio e la residenza ideale dentro il carcere della città. Metropopolare è una struttura molto aperta, sia dal punto di vista degli artisti che vi gravitano , sia dal punto di vista dei progetti e della loro natura sempre molto multidisciplinare e volta alla sperimentazione continua. Si occupa di produzione e formazione sia in ambito istituzionale che nei territori di confine legati alle marginalità sociali.

Il teatro tra i detenuti


L’Inchiesta Sicilia – Cosa ti ha spinto in particolare a far sperimentare l’attività teatrale ai detenuti?
Livia Gionfrida – E’ successo per caso. Dovevo completare una mia ricerca su Fassbinder e mi hanno suggerito di fare un laboratorio in carcere. Poi ho conosciuto i detenuti del penitenziario di Prato e ho letteralmente trovato i miei compagni. Ne è nata una grandissima esperienza che negli anni ha dato molti frutti e che quest’anno compie i suoi 14 anni.

La funzione del teatro


L’Inchiesta Sicilia – Qual è la funzione del teatro? Deve far riflettere?
Livia Gionfrida – Il teatro ha molte funzioni. Ogni giorno mi faccio questa domanda, cercando nuove risposte. Certamente il Teatro ha a che fare con l’incontro ad un livello profondo, tra esseri umani. Ogni volta è per me proprio un tentativo di avvicinare l’altro da me e riflettere o semplicemente sentire con il pubblico. Perché i ceti meno abbienti e i giovani, almeno in Italia, in genere non frequentano i teatri? La risposta credo sia legata al modo i cui ci stiamo abituando a vivere. Isolati, soli e proiettati in una socialità sempre più virtuale. Il teatro è esattamente l’opposto, l’incontro fisico, che certamente richiede maggiore sforzo ma che sono certa sappia sempre dare molta ricchezza e tanto benessere interiore. Adesso, dopo anni di pandemia e isolamento forzato, più che mai abbiamo bisogno di teatro, di incontro, di emozionarci , di riflettere , di incontrarci…insieme.

Maggiori incentivi per il teatro


L’Inchiesta Sicilia – Vedendo il lato pratico, non pensi che occorrano incentivi perché al teatro non vadano solo i soliti ceti borghesi ma anche fasce popolari?
Livia Gionfrida – Il problema del teatro è anche legato a scelte scellerate che lo Stato ha fatto e sta facendo in questi anni in Italia. Tutto viene spostato in una logica capitalista ed economica che poco ha a che fare appunto con la salute della comunità. E così ci troviamo in un sistema teatrale produttivo che davvero va contro l’arte e gli artisti e di conseguenza contro il pubblico e contro il teatro.

Più fondi per il teatro


L’Inchiesta Sicilia – Insisto. Lo Stato non dovrebbe dare alle strutture teatrali fondi finalizzati alla fruizione degli spettacoli con prezzi ridotti per i giovani e per quelle fasce di popolazione che il teatro non lo frequentano?
Livia Gionfrida – Assolutamente sì! Io sono per un teatro diffuso, capillare, che sia sempre guidato da professionisti seri e preparati. Vorrei che in Italia nella scuole il teatro fosse obbligatorio e che i bambini e i ragazzi avessero a che fare con laboratori guidati da artisti, in progetti sempre di alta qualità. Il teatro, la cultura, va sostenuta, organizzata, proprio in modo che tutti possano accedervi. Bisognerebbe fare riforme serie che tenessero conto degli artisti e dei processi creativi e partecipati. Purtroppo sottostiamo a delle “regole” del tutto inadeguate che vanno esattamente nella direzione contraria. Quanta amarezza nel vedere i colleghi più bravi soccombere sotto il peso di questo sistema teatrale soffocante…

L’impegno del regista


L’Inchiesta Sicilia –L’impegno del regista deve essere quello di far conoscere nuovi autori o deve anche tener conto delle produzioni collaudate?
Livia Gionfrida – Credo che l’impegno del regista sia di creare un dialogo tra attore e pubblico, attraverso una esperienza estetica e poetica che si spera ogni sera possa prendere vita. Gli autori li scelgo in base a quello che voglio dire di volta in volta. In base all’urgenza che sento. Mi piace molto però leggere i nuovi autori e da qualche anno sono sempre più interessata ai giovani drammaturghi che vanno sostenuti ed ascoltati.

Fuga dalla Sicilia


L’Inchiesta Sicilia – Tu presto sei scappata dalla Sicilia. Hai rimpianti? Cosa ti è rimasto della “sicilianità”?
Livia Gionfrida – Sono scappata , senza mai scappare. Insomma, le radici sono salde e forti. C’è poco da fare, per quanto io possa allontanarmi dalla Sicilia, terra con la quale coltivo un rapporto molto conflittuale, questa terra è dentro di me. Anzi, ritrovo profondamente ogni giorno una grande forza nei valori che ho assorbito nella mia infanzia e adolescenza. Valori e colori emotivi che potrei definire “siciliani”.

Progetti


L’Inchiesta Sicilia – Quali sono oggi i tuoi progetti?
Livia Gionfrida – Ho sempre molti progetti in campo. Tra questi proseguire con la mia ricerca su Scaldati, continuare con il progetto in carcere e anche con i laboratori che da un paio di anni sto facendo allo scopo di conoscere nuovi attori e compagni di viaggio.


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