Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

L’immigrazione in regione: principali caratteristiche

di Redazione

Riportiamo alcuni dati condotti dal Centro Studi e Ricerche Idos sul fenomeno immigratorio in Sicilia. Un fenomeno da osservare non solo in occasione di eventi

la Redazione 

L’attenzione pubblica e dei media sul fenomeno immigratorio in Sicilia nasce soltanto nel momento in cui si verificano sbarchi. In realtà, il fenomeno sull’Isola è costante, al di là della frequenza di sbarchi. Vale, pertanto, la pena osservare l’andamento con una certa periodicità. Lo abbiamo fatto attraverso un’analisi condotta recentemente dal Centro Studi e Ricerche Idos, secondo il quale alla fine del 2010, il numero dei migranti residenti ha sfiorato le 142 mila unità (il 3,1% di tutti gli immigrati residenti in Italia); vent’anni prima, nel 1991, erano poco più di 20 mila, appena lo 0,5% della popolazione regionale. Ora la percentuale di stranieri è salita al 2,8% (+ 0,3% rispetto all’anno precedente), con una punta del 6,6% nella provincia di Ragusa, valore non molto lontano da quello medio nazionale (7,5%). Il maggior numero di stranieri residenti si registra nelle province di Palermo, Catania, Messina e Ragusa, nei cui territori si concentra circa il 70% di tutti i migranti residenti nella regione.

 Negli ultimi trent’anni, come riporta il rapporto del centro Studi, la Sicilia ha assunto il ruolo di una porta che dall’Africa introduce all’Europa, facendo da ponte fra culture, etnie e religioni. È una posizione nel segno della continuità storica, visto che la Sicilia è stata sempre il crocevia di migranti provenienti dall’Europa, dall’Asia e dall’Africa mediterranee per i più svariati tipi di incontri e di transiti.  

Quando si parla di immigrazione in Sicilia, dunque, ci si riferisce ad una realtà strutturale, che gli abitanti dell’isola hanno generalmente accettato con senso di ospitalità e apertura.

Il Rapporto della Banca d’Italia sull’economia siciliana nel 2010 evidenzia come nel mercato del lavoro vi sia stata una nuova diminuzione del numero di occupati, mentre il tasso di occupazione è sceso per il quarto anno consecutivo. Sono aumentate le persone in cerca di lavoro e il tasso di disoccupazione è risultato il più elevato tra le regioni italiane. La contrazione del numero di occupati ha interessato tutti i principali settori economici ad eccezione dell’agricoltura, il cui numero di addetti è cresciuto dell’1,6% dopo tre anni di riduzioni. Su questo sfondo non può meravigliare se anche l’apporto di manodopera straniera mostra segnali di arretramento. Nel corso del 2010 la Sicilia ha registrato 92.367 occupati tra i nati all’estero, l’8,6% del totale dei lavoratori in regione, e ben 21.936 di essi impegnati nel settore agricolo. Ma nel corso dell’anno sono andati perduti quasi mille posti di lavoro tra i nati all’estero, tutti concentrati dei settori dell’industria e dei servizi, in gran parte nelle imprese medio-piccole.

La situazione di crisi lavorativa, unita al turn over che, soprattutto nelle campagne, ha visto sostituirsi i tradizionali lavoratori maghrebini con le nuove componenti est europee, ha segnato profondamente il mercato lavorativo siciliano. A questo si accompagnano spesso condizioni di lavoro peggiorate per gli stranieri, rispetto ad orari e salario, elemento che rappresenta una possibile base di conflitto sociale, non solo tra etnie diverse, ma anche nei rapporti con le comunità locali.

 

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