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La questione indigena

Dovremmo vedere nella difesa dei popoli indigeni non un atto di compassione, ma un atto di autocertificazione. Se vogliamo definirci uomini, dobbiamo ammettere che avremo bisogno dell'aiuto di coloro che nella nostra sciocca arroganza definiamo sottosviluppati. La questione indigena

di Redazione

Alla fine degli anni ’80, la questione indigena è tornata alla ribalta. Basti pensare all’Amazzonia, alla lotta dei polinesiani o degli Apache.
La maggior parte dei conflitti che travagliano il pianeta, vedono proprio dei popoli originari: dai Tuareg agli Apache, dagli Ogoni ai Maya dai Timoresi ai Tibetani.
Un fenomeno la cui rilevanza viene confermata dai numerosi premi Nobel che negli ultimi decenni sono stati conferiti a rappresentanti di popoli autoctoni.

La questione indigena dal punto di vista culturale

A tutto questo si aggiunge il rinnovato interessa del mondo artistico e culturale.
Naturalmente non ha senso pretendere che tutti si trasformino ipso facto in ardenti sostenitori delle cause indigene. È importante, invece, che ognuno cerchi di sbarazzarsi degli stereotipi euro centri e che coltivi un approccio fondato sul rispetto. Solo in questo, modo sarà possibile cogliere la ricchezza culturale dei popoli in questione.

Cosa intendiamo per popoli indigeni?

Ma cosa intendiamo, oggi, quando parliamo di questione indigena? In senso lato, è indigeno qualunque abitante originario di un dato luogo. Invece, senso stretto, è quello che generalmente si preferisce e il termine è riferito agli abitanti autoctoni di un paese.
In molte parti della terra, i popoli indigeni sono ormai solo minoranze etniche, ma anche là dove superano il 50% della popolazione, sono comunque ridotti a minoranza di fatto. Fra questi, per esempio, troviamo gli indiani del Nord America, gli aborigeni australiani, i popoli della Siberia, gli Hawarijani, i Maori della Nuova Zelanda, i Tuareg, i Penan della Malesia, e i Sami della Scandinavia.
In alcuni casi, si tratta di etnie che contano diversi milioni di individui. Più spesso, arrivano a poche decine o centinaia di migliaia. Altri ancora, purtroppo, sono spaventosamente vicini all’estinzione.

Il rapporto con la Terra

Pur essendo diversissimi fra loro per storia, cultura e modo di vivere, questi popoli hanno in comune qualcosa di sostanziale: un particolare rapporto col territorio e con l’ambiente, un rapporto che ha come obiettivo la conservazione.
Si considerano parte della natura, la cui distruzione minaccerebbe, quindi, la loro stessa sopravvivenza. Il territorio non è soltanto la base della loro vita fisica, ma anche di quella spirituale.
Nelle culture indigene le sorgenti, i fiumi, i luoghi di sepoltura e le montagne rivestono, infatti, un ruolo centrale.

La religione


Questo stretto legame fra terra e religione spiega perché la devastazione ambientale o la migrazione forzata possono causare la disgregazione delle società autoctone. Questo provoca lo sradicamento culturale che laddove viene contrastato, spesso, si trasforma in massacri. In altre parole, vengono violati i loro diritti umani, civili, politici.
Ma la loro resistenza non è stata ancora spiegata.
Pur avendo già perso molto in termini culturali ed ambientali, i popoli indigeni della terra sono oggi raccolti in movimenti locali ed internazionali per portare avanti una lotta in sintonia con i tempi, in costante contatto  con loro e con gli altri organismi sovranazionali.

Le colonie


Non bisogna però dimenticare che dopo mezzo secolo dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo sono ancora molti i popoli che vivono in colonia o in territori permanentemente occupati. Molti paesi europei membri dell’unione europea conservano ancora colonie. Ma numerosi paesi extra europei hanno tradito lo spirito anti colonialista del neo allineamento.
Nella gran parte dei casi, i popoli indigeni hanno come obiettivo quasi sempre l’autonomia, con particolare attenzione per i diritti territoriali e locali.
La regione assume,così, un ruolo di primo piano nelle loro rivendicazioni.

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