Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

La casta degli eletti

di Redazione

 

Indennità elevatissime. Privilegi e bella vita. Viaggio nel mondo dorato della Regione siciliana, dove dal primo all’ultimo arrivato guadagna cifre stratosferiche

Di Patrizia Romano

 

Tra le Regioni a Statuto speciale, la Sicilia è l’unica Regione in cui vige la piena equiparazione remunerativa tra deputati e dipendenti dell’Ars e senatori e dipendenti del Senato. Un privilegio ‘assoluto’ sancito dalla legge regionale 44/1965 in base alla quale l’indennità spettante ai membri dell’Assemblea regionale siciliana e la diaria a titolo di rimborso delle spese sono stabilite dal Consiglio di Presidenza dell’Assemblea regionale siciliana nella misura pari a quella fissata dalla legge numero 1261del 65, cioè la norma che stabilisce l’indennità per i membri del Senato della Repubblica.
Con questo non vogliamo dire che un deputato siciliano valga meno di un senatore, ma sempre di privilegi e di cifre esorbitanti parliamo.
In Sicilia, un deputato regionale guadagna 20 mila euro lordi al mese, mentre un assistente parlamentare, che ha raggiunto il massimo dell’anzianità, può arrivare anche a 124 mila euro l’anno.
I privilegi, comunque, non si fermano ai deputati. Tutti coloro che varcano la soglia del Palazzo damascato diventano dei grandi privilegiati. Pensiamo, per esempio al contratto collettivo dei dipendenti regionali. Quest’ultimo prevede, infatti, uno stipendio dei dipendenti del 30 per cento in più rispetto ai dipendenti statali.
Per non parlare, poi, degli alti burocrati. Il segretario generale dell’Assemblea regionale siciliana, per esempio, guadagna circa 400 mila euro lordi all’anno, quasi il doppio del suo omonimo al Parlamento europeo.

Ogni funzione in più rispetto a quella di semplice parlamentare comporta un’indennità aggiuntiva. A godere di queste indennità ulteriori sono in tanti. Le sei commissione legislative, per esempio, prendono un’indennità aggiuntiva. Idem, le cosiddette commissioni speciali, che sono tre.

Altrettanto possiamo dire del Consiglio di presidenza di Sala d’Ercole, composto dal presidente dell’Ars, da due vice presidenti, tre deputati questori e tre deputati segretari. Se volessimo calcolare l’importo complessivo di queste indennità aggiuntive, ci perderemmo di casa. In compenso, a fare i calcoli ci ha pensato la Corte dei Conti che, in sede di giudizio di parifica del rendiconto della Regione, ha, ripetutamente, evidenziato come la Regione siciliana abbia volutamente ignorato l’art. 14 del Dl 78/10 che spingeva le Regioni al rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, assicurando, nell’osservanza del Patto di stabilità interno, la riduzione delle spese di personale. Tutto questo, mentre la Corte dei Conti calcolava un buco di sei miliardi.

Gli sfrontati privilegi della classe politica regionale rappresentano una delle cause principali del pesante deficit pubblico.
Di fronte a una situazione così disperata, il Governo regionale corre ai ripari, effettuando un taglio del bilancio di undici mln di Euro. Un taglio drastico e un risparmio di fondi considerevole. Davvero tanti i settori a essere colpiti dall’uno e dall’altro. Un milione e mezzo di euro in meno ai musei regionali, otto milioni tagliati dal contributo alle Università più altri dieci milioni che colpirà le borse di studio, quasi 12 milioni di euro i tagli nei contributi ai teatri, all’orchestra sinfonica siciliana e alle società partecipate dalla Regione. Altri 400 mila euro in meno per i capitoli di spesa per le vittime del racket e della mafia e 200 mila euro il taglio sulle spese per la costituzione della Regione nei processi contro Cosa Nostra.

In compenso, però, alla luce di quanto detto prima sui privilegi degli eletti della Regione, le spese inerenti agli uffici del governatore sono notevolmente aumentate, diremmo pure in maniera esponenziale. Tra queste, le spese degli uffici di gabinetto e quelle direttamente collegate alla presidenza, che sono passate da 350 mila euro, circa, a due milioni e mezzo. Idem la spesa per il cerimoniale della presidenza, che da 150 mila è passata a 700 mila euro. A queste si aggiungono le spese per i pareri esterni della presidenza, che da 5 mila euro sono passate a 25 mila. Così come quelle dei consulenti, da sempre nell’occhio del ciclone per l’eccessivo esborso di denaro che hanno comportato sino ad ora e che, con la finanziaria sono passati da 70 mila a 100 mila euro.
Insomma, niente male per un Governo nato all’insegna dell’equità e dell’abbattimento dei privilegi

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