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Italiani in Cina e cinesi in Italia. Nel mezzo, il Coronavirus

Italiani in Cina e cinesi in Italia. Due comunità accomunati da tanti tratti comuni. Ma come hanno reagito i due Paesi di fronte all’emergenza Coronavirus? E, soprattutto, come hanno agito le due comunità all’interno del proprio Paese di fronte a una situazione che, a poco a poco, ha assunto le stesse caratteristiche endemiche con dati e steps sovrapponibili? Abbiamo affidato la risposta alla testimonianza di una persona che vive e lavora in Cina da dieci anni. Enrico Iaria ci racconta...

di Patrizia Romano

Italia – Cina. Due Paesi tanto distanti l’uno dall’altro. Due realtà tanto differenti tra di loro. Eppure, accomunati da tanti tratti comuni. L’autorevolezza acquisita dalla capacità di assorbire le culture dei popoli limitrofi, diventando, nel corso degli anni, delle civiltà pluraliste. Questo, per esempio, è uno dei tratti che più li accomuna.
Oggi, infatti, le due culture condividono aspetti importanti: il ruolo della famiglia, il senso di appartenenza, l’idea di comunità. Questi aspetti condivisi hanno creato dei sodalizi importanti tra i due Paesi. Sodalizi che si estrinsecano in sinergie, collaborazione, intese, relazioni bilaterali e altro.
Negli ultimi anni, questa collaborazione, che si è espansa in tutti i settori, ha dato vita a numerosi progetti culturali e commerciali.
La capacità di coordinamento e di sinergia manifestata dal successo   di   questi   progetti   è   indice   di   un’innata   capacità di interagire, di capirsi. E ciò è stato possibile, proprio perché sussisteva un collegamento e un substrato culturale comune.

Reazioni a confronto


Ma come hanno reagito i due Paesi di fronte all’emergenza Coronavirus? La situazione, in realtà, ha provocato un forte dualismo comportamentale. Abbiamo assistito a grandi manifestazioni di solidarietà e collaborazione interattiva e ad altrettante manifestazioni di rabbia e incomprensione da sfociare in atti di razzismo e xenofobia.
E, soprattutto, come hanno agito le due comunità all’interno del proprio Paese di fronte a una situazione che, a poco a poco, ha assunto le stesse caratteristiche endemiche con dati e steps  sovrapponibili?

Abbiamo affidato la risposta alla testimonianza di una persona che vive e lavora in Cina da dieci anni. E che in questo decennio, ha assimilato fino in fondo la cultura, gli usi, i costumi, lo stile di vita e il modo di pensare di questo Paese. Enrico Iaria, un giovane e intraprendente imprenditore ed esperto economista, vive in Cina per una libera scelta. Ma continua ad amare il proprio Paese. E da dieci anni, proprio per le sue scelte, è diventato un abile trait d’union tra gli italiani in Cina e i cinesi in Italia. Ma, soprattutto, è in grado di fare una comparazione tra le due comunità.

La comunità italiana in Cina ha vissuto questa emergenza sanitaria nel massimo rispetto del prossimo e delle indicazioni governative, sempre più stringenti con il diffondersi dei contagi. 


Continuo ad essere in contatto giornaliero con il mio team – dato che mi trovo in Italia da due mesi – clienti e amici, italiani e non, e fin dai primi giorni si è percepito un livello molto elevato dell’emergenza in atto. Le strade sono rimaste per settimane letteralmente vuote. La quotidianità è stata soltanto parzialmente stravolta. Pratiche quali lo smart-working e la gestione di team e progetti online, la didattica a distanza, così come l’acquisto di generi alimentari, farmaci, prodotti d’uso quotidiano gestite comodamente da app e piattaforme digitali dedicate con consegne a casa o in ufficio nell’arco di 20 minuti, fanno parte della nostra routine lavorativa e di vita ormai da anni.

Le due realtà in Italia


In Italia stiamo invece osservando due realtà. Una più consapevole ed informata, che anzi, con massimo spirito propositivo cerca di sfruttare gli strumenti digitali per approfondire ambiti di studio e formazione non ancora esplorati, o che si attiva per avviare iniziative e meetup online, come quelli a cui sono stato invitato a contribuire in questi giorni su tematiche legate proprio all’innovazione tecnologica.
L’altra è invece la faccia di un’Italia meno consapevole dei rischi legati all’espandersi di un virus che potrebbe portare al collasso l’intero sistema sanitario nazionale, già messo a dura prova dai contagi di queste settimane. Non è facile abituarsi a nuovi ritmi o vivere limitati da provvedimenti sempre più stringenti.
Tuttavia, non abbiamo scelta. In fondo, ciò che ci viene chiesto è di rimanere a casa e di evitare al massimo gli spostamenti, e un po’ di divano non penso abbia mai fatto male a nessuno…

Italiani in Cina e cinesi in Italia. Due comunità molto vicine

Le due comunità, quella italiana e cinese, sono comunque molto vicine. Così come lo sono le rispettive comunità di italiani in Cina e cinesi in Italia. Abbiamo assistito a diverse campagne di solidarietà in queste settimane. Io ho avuto il grande piacere di lavorare a due iniziative molto significative. Una realizzata proprio prima dell’espandersi del virus in Italia, “China, Our Hearts Beat For You”. In questa, con un gruppo di amici, colleghi e partner da sempre impegnati nel promuovere la cooperazione scientifica e tecnologica tra Italia e Cina, abbiamo lanciato un programma. Programma che prevede diverse iniziative di cooperazione tra i due paesi.

Programmi di cooperazione

Tra queste, anche una campagna di crowdfunding per progetti di collaborazione tra giovani italiani e cinesi su temi legati alla scienza, l’innovazione, l’arte e la conoscenza. L’altra più recente ha visto invece il coinvolgimento delle associazioni di categoria e regionali italiane in Cina e cinesi in Italia. Tutto con il supporto della rete diplomatica italiana in Cina, con cui abbiamo voluto lanciare un forte messaggio di solidarietà ai due paesi. Lo ricordiamo quest’anno celebrando i 50 anni dall’inizio delle relazioni bilaterali e che, proprio a gennaio scorso, hanno inaugurato l’anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina. Insomma, tutto mette in relazione gli italiani in Cina e i cinesi in Italia”.

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