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Intolleranza razzista a Ballarò

Intolleranza razzista a Ballarò, il quartiere storico di Palermo, simbolo della multiculturalità siciliana passata e presente...

di Redazione

Intolleranza razzista a Ballarò, il quartiere storico di Palermo, simbolo della multiculturalità siciliana passata e presente

 

di  Giuseppe Patti

Arabi, normanni, ebrei, fenici, greci, romani, siculi… La nostra è una razza bastarda, e forse non va giù a qualcuno. Dopo la proclamazione a capitale della cultura 2017, Palermo è colpita da un grave atto di discriminazione razziale. Le insegne segnaletiche di Piazza SS. 40 Martiri, sita nel cuore del capoluogo siciliano, a Ballarò, come le altre del quartiere, riportano la traduzione in lingua ebraica e araba, non come gesto solidale agli abitanti di un rione oggi multietnico, ma per ricordare la storia di popoli che hanno vissuto in quel luogo e che hanno arricchito la nostra cultura siciliana. Nelle scorse notti, tali traduzioni sono state imbrattate e cancellate con della vernice da ignoti. Sicuramente un gesto razziale, di intolleranza – ribadisce Massimo Castiglia, un operatore dell’associazione Sos Ballarò – ma altrettanto ignorante, sintomo di stupidità culturale.Piazza SS. 40 Martiri,

Difatti, per chi non conoscesse la storia del mercato più vecchio e famoso di Palermo, deve sapere che a partire dal X secolo, diverse testimonianze riportano l’esistenza di un grande mercato nel ‘rabad’ (villaggio) meridionale, tra la moschea di’Ibn Siqlab e il Quartiere Nuovo, proprio nella zona dove oggi si trova il mercato palermitano. Il sovrano di questa regione indiana si chiamava Balhara, da cui, con il passare del tempo, deriverà il nome di Ballarò. “Successivamente, la parte bassa fu abitata da una comunità ebraica – racconta sempre Castiglia – la parte alta occupata da una comunità araba ancora oggi presente”.
Situato in Piazza SS. 40 Martiri vi è il Centro Astalli, organizzazione che si occupa di vari servizi a favore dei migranti: assistenza legale, ambulatorio medico, servizio docce, centro ascolto, scuola di italiano, sportello lavoro. Possibile che tale atto discriminatorio abbia un nesso logico con le attività del Centro?
La domanda può sorgere spontanea, è vero – ci risponde l’Ingegnere Alfonso Cinquemani, direttore del centro Astalli, dato che la piazza interessata è di fronte la nostra sede. Quasi una reazione a quella che può essere la nostra attività, un’attività che però è adoperata da altri diversi centri, associazioni, altre organizzazioni che operano più o meno in questo campo. Non penso sia proprio un’azione contro il Centro Astalli – continua – hanno accolto semplicemente l’occasione: una piazza, un luogo di incontro di migranti per cancellare queste scritte. Non sono collegati al nostro operato, Ballarò è il quartiere dei migranti, lo sanno tutti”.

Deduciamo che si sia trattato, allora, di una vera e propria manifestazione razziale, magari preceduta da tante altre.

“E’ proprio così – riprende Alfonso Cinquemani – era una manifestazione di intolleranza razziale, sicuramente, ma anche di ignoranza perché quelle scritte non sono messe lì perché accogliamo i migranti, ma sono testimoni di una storia millenaria, di popolazioni che hanno vissuto a Palermo, in Sicilia ed è l’opera di persone che hanno sicuramente un sentimento intollerante nei confronti delle comunità di diversa etnia, ma è più un atto di ignoranza”.

In situazioni come questa, ci si interroga sulle reazioni delle istituzioni politiche, su come reagiscono a tale accaduto, se mostrano segni di solidarietà.

“Degli operatori comunali hanno constatato quanto è accaduto – risponde secco ai nostri interrogativi il responsabile del centro -. Poi, Orlando ha pubblicato sul proprio profilo che saranno disposte delle nuove insegne.
A noi dispiace che ci sia ancora gente che sia convinta di contrastare la storia, non puoi cancellare la storia passata, quelle scritte testimoniano il vissuto di popoli che hanno abitato Palermo. La storia recente è un esodo di migranti in mano all’Europa, in senso positivo, un fenomeno inarrestabile, per natura, di tipo biblico, incontrollabile. Certamente, non ci faremo intimorire – continua – né arrestare da questo episodio. Semplicemente ci dispiace assistere a questi segnali negativi”.
Per il futuro non è prevista nessuna mossa eclatante. È inutile fare manifestazioni, ritengono gli operatori dei centri. Quanto è accaduto è il sintomo di un’ignoranza culturale, di un cambiamento sociale non ancora avvenuto. Pertanto la contromossa è un lavoro di trasformazione che parte dal basso, e che continuerà a partire dal loro lavoro quotidiano e abituale.

Intanto le strisce di vernice sono state cancellate dai volontari di SOS Ballarò, ma di certo il messaggio non può essere rimosso così facilmente. Occorre una rieducazione sociale e culturale, perché la guardia contro il razzismo non può essere ancora abbassata.

 

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