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Il giallo alla siciliana

Il giallo alla siciliana. Il crimine esiste, i suoi motivi sono tanti e risiedono nell’animo dell’uomo...

di Redazione

Molti considerano il giallo alla siciliana una sorta di letteratura di basso livello e di facile consumo. Ma esistono valide argomentazioni in difesa della tipologia letteraria più bistrattata

dall’archivio de  L’InchiestaSicilia del marzo 2003

All’origine c’è la Bibbia, la prima grande raccolta di storie di crimini e violenze. Fin dal suo inizio, con l’omicidio di Abele da parte di Caino, il Libro si sviluppa sotto il segno della violenza. Violenza fratricida, sopraffazione, saccheggio. Il crimine esiste, i suoi motivi sono tanti e risiedono nell’animo dell’uomo. La storia della Sicilia è nera come l’animo di Caino.

Seguono l’Iliade e l’Odissea, altre due straordinarie antologie noir, repertori dei crimini più vari e atroci. Il noir siciliano si insedia dunque perfettamente in questa cornice e diventa una ricerca di verità in un ambiente segnato da sempre dalla violenza, ma anche dalla bellezza; è uno sguardo sul lato oscuro e nero di questa terra apparentemente solare e azzurra. Il giallo, come affermava lo svizzero Glauser, scrittore di polizieschi, è l’unico modo per dire cose vere e serie.

Sembrerebbe così considerata la proliferazione negli ultimi anni, di una narrativa giallista. In Italia e in Sicilia più che mai, vi sono tutti gli ingredienti che caratterizzano un giallo.

Una prima e importante caratteristica della letteratura noir siciliana è il realismo tutto personale. Dai veristi in poi, gli scrittori siciliani cercarono di ritrarre in maniera fedele la società, soffermandosi su alcuni elementi come la casa, la roba, la vita contadina, il tipo di società arcaica, le storie d’amore, la mafia e i delitti per vendicare l’onore.

Nelle opere degli autori siciliani, gli eventi narrati rimangono ancorati alla sfera dell’arte. E’ difficile stabilire quanto corrisponda alla realtà oggettiva e quanto sia da imputare alla visione del mondo elaborata dall’autore.

Uno degli elementi ricorrenti della realtà siciliana narrata è la mafia.

Spesso e volentieri, nelle opere dei siciliani ricorre la figura del ‘mafioso aureolato’, ovvero uno stereotipo romantico del mafioso: diverso dal delinquente comune, esso si scaglia e opera contro chi detiene il potere per difendere gli abitanti locali. Ma poi, con il passare del tempo, la mafia si trasforma in una semplice associazione criminale e assume una connotazione meno romantica e sempre più ripudiata dai siciliani stessi. La scelta dei giallisti contemporanei di avere come investigatore una figura istituzionale, rimanda alla nuova fiducia dei siciliani nei confronti dello Stato.

La Sicilia serviva da ambientazione al poliziesco da decenni.

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