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I Consorzi di bonifica strangolano gli agricoltori siciliani sui canoni irrigui

di Redazione

Gli agricoltori siciliani strangolati dagli aumenti dei canoni irrigui. Mozioni e battaglie per abbattere le tariffe. I retroscena dei Consorzi di bonifica, diventati, ormai, carrozzoni mangia soldi

 

di  Redazione

Non c’è tregua per gli agricoltori siciliani. A peggiorarne la situazione, già critica a causa della crisi del settore e dei danni provocati dal maltempo, contribuiscono, in maniera pesante, i Consorzi di Bonifica che continuano a imperversare senza tregua sugli agricoltori con aumenti vertiginosi sui canoni irrigui.

Pensiamo agli agricoltori iblei, strangolati dagli aumenti imposti dal Consorzio di Ragusa, che sfiorano il 400 per cento sui canoni irrigui. Vicenda analoga nel trapanese, dove gli agricoltori protestano da tempo contro l’aumento delle quote consortili a carico dei produttori agricoli. Il commissario del Consorzio di Bonifica di Trapani-Birgi ha inviato alle  aziende agricole le parcelle con un aumento del 500 per cento, per sopperire al taglio delle spese predisposto dalla Regione Sicilia. Sulla vicenda  è intervenuta anche la Confagricoltura di Trapani che ha definito illegittime le richieste economiche del Consorzio. “Confagricoltura Trapani – afferma il Presidente Bertolazzi – ha espresso più e più volte la contrarietà ad aumenti che  gravano ulteriormente sulla già difficile situazione economica delle imprese agricole”. consorzi-bonifica

In realtà, i Consorzi di Bonifica sono dei carrozzoni da abolire al più presto. Inoltre, va aggiunto che tutti quanti versano in una situazione debitoria da fare rabbridire, raggiungendo tetti elevatissimi. Tant’è che, come aveva annunciato lo scorso giugno l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, entro la fine dell’anno sarà attuata la riforma dei Consorzi di bonifica, in base alla quale, da undici passeranno a due e avranno una gestione diretta degli agricoltori. Tra l’altro, i consorzi di bonifica – sottolinea Coldiretti Sicilia – sono commissariati da 21 anni e, come più volte evidenziato, hanno costi di gestione molto alti che gravano sulle aziende agricole sulle quali ricadono gli aumenti del costo dell’acqua per l’irrigazione.

Come dicevamo, infatti, gli agricoltori siciliani stanno in questi giorni arrivando salatissime cartelle di pagamento da parte del consorzio di bonifica, con il canone annuale aumento anche del 400 per cento.

L’aumento è dovuto ad una contestatissima norma contenuta nella scorsa legge di stabilità, l’articolo 47 comma 11, della legge regionale 7 maggio 2015, n. 9, in cui viene stabilito che i Consorzi di bonifica debbano adottare tutte le misure amministrative e gestionali finalizzate al conseguimento dell’equilibrio finanziario entro l’esercizio finanziario 2020, e si diminuisce a scaglioni la contribuzione da parte della Regione.

Il M5s si batte da tempo contro l’approvazione di questa norma, prevedendo che a pagare il conto sarebbero stati, come sempre, gli anelli più deboli della catena, ovvero gli utenti finali del servizio, gli agricoltori. Ma, nonostante gli atti parlamentari già presentati dal M5S, nulla è cambiato e le cartelle pazze continuano ad arrivare.

Da qui l’ennesimo atto, una mozione, per chiedere, già nell’assestamento di bilancio che a breve sarà sottoposto all’esame del Parlamento siciliano, l’abrogazione immediata della norma e congrue risorse per i consorzi di bonifica, così da permettere loro il ritiro in autotutela delle delibere di aumento dei canoni e scongiurare ulteriori aumenti.

“Questo nuovo balzello per gli agricoltori della fascia trasformata – conclude il Movimento – non solo è odioso, ma è l’emblema della politica agraria miope e scollegata da ogni realtà di questo governo, che invece di intervenire seriamente a sostegno di un settore già martoriato, attuando la riforma dei Consorzi di bonifica già approvata con l’articolo 13 della legge regionale 5/2014 e facendosi scudo contro gli scellerati accordi economici europei, interviene a sostegno di enti che hanno dimostrato in questi ultimi anni di essere soltanto fonti di maxi stipendi e di bilanci fantasma, di enormi buchi di bilancio e di atteggiamenti anomali, scorretti e poco trasparenti nei confronti dei propri lavoratori”.

Ma cos’è, in realtà, un consorzio di bonifica?
Partiamo, intanto, dal concetto di bonifica. In realtà, si tratta di un grande concetto dell’agricoltura italiana che parte dagli ultimi anni dell’Ottocento e che poi si muove nel tempo. Il soggetto pubblico seleziona porzioni del territorio lo sistema dal punto di visita della viabilità,  delle canalizzazioni, della distribuzione dell’acqua irrigua e lo rende idoneo ad un’agricoltura moderna, che vigila sulle canalizzazioni, sulle viabilità e rende il territorio fruibile. Per adempiere a questo ufficio, la legge prevedeva un concorso di spesa della ditta beneficiaria commisurato alla superficie che ogni agricoltore deteneva. Fino a tre anni fa, si pagava 16 euro l’ettaro all’anno per tutti i benefici che si ricevevano.

La politica degli anni ’70, ’80, ’90, 2000, ha ridotto questi consorzi come dei luoghi dove poter collocare dei soggetti a diverso titolo; dall’operaio, all’ingegnere, al legale e all’agronomo, facendo crescere a dismisura la spesa per il personale.

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