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Franco Scaldati, per non dimenticare

Acquisito dalla prestigiosa Fondazione Giorgio Cini di Venezia, l'archivio di Franco Scaldati ha provocato non poche reazioni. Nostra intervista esclusiva ai figli di Scaldati

di Pippo La Barba

L’Archivio di Franco Scaldati, l’Eduardo De Filippo di Palermo, è stato acquisito dalla prestigiosa Fondazione Giorgio Cini di Venezia.  L’evento ha suscitato reazioni contrastanti, di approvazione e di dissenso.
Abbiamo chiesto ai due figli di Scaldati, Giuseppe e Gabriele,  il loro punto di vista.

La Fondazione Giorgio Cini

L’acquisizione dell’Archivio da parte della Fondazione Giorgio Cini contribuisce secondo voi a preservare la memoria storica di Franco Scaldati?
Certamente! Questa scelta è stata molto ponderata. Ci abbiamo pensato per molto tempo, e, grazie ai consigli di tanti, adesso possiamo dire di aver scelto il meglio.

Come nasce l’operazione

Come è nata questa operazione culturale?
E’ nata grazie alla professoressa Valentina Valentini, che già cinque anni fa ci propose  questa operazione che inizialmente rifiutammo, ma con il passare del tempo sapete tutti come è finita.

Perché non ad un’istituzione locale?

Non sarebbe stato più appropriato affidare l’Archivio a un’istituzione locale come il Comune di Palermo o l’Università?
Sicuramente! Ma tra le poche proposte che abbiamo ricevuto quella della Fondazione Cini è stata la migliore, visto che tutto il materiale verrà restaurato, digitalizzato e quindi studiato dalle persone interessate.

Franco Scaldati reinterpretato

Franco Scaldati qualche anno fa è stato riproposto al grande pubblico con una serie di suoi spettacoli interpretati da giovani attori.  Secondo voi sono stati rispettati la  poetica e il linguaggio artistico?
Sicuramente le operazioni vanno fatte e devono essere fatte,  poi possono piacere come non possono piacere. Anche per questo Palermo dovrebbe avere una scuola per poter studiare la lingua e la poetica di nostro padre.

Franco Scaldati nel privato

Com’era Franco Scaldati nel privato? Libertario, francescano, rigoroso?
Era una persona normalissima, non aveva nessun atteggiamento da “intellettuale”, con lui si poteva parlare di tutto a 360 gradi; sicuramente rigoroso nel lavoro, ma nella vita privata  quel rigore scompariva come per incanto.

L’eredità morale

Che eredità morale vi ha lasciato?
L’essere persone per bene!  L’onestà e l’umiltà  che oggi sembrano due valori ormai persi.

Un talento poco valorizzato

E’ stato adeguatamente valorizzato mentre era in vita?
Assolutamente no! Meritava  molto di più.

Come lo spiegate ?
Era fuori dai circuiti politici e culturali.  Ma ha rappresentato come nessun altro l’anima popolare della città.

In che modo?

Oltre alle sue grandi qualità artistiche, riconosciutegli da tutti gli amanti del teatro, è stato uno dei pochi poeti che ha avuto questa città. Lui ha saputo raccontare una Palermo diversa da quella che siamo abituati a vedere nei nostri giorni… In ogni suo testo si può cogliere una bellissima magia che lascia il lettore e lo spettatore immerso in un mare di poesia…

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