Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Franceso Grisafi, lo studente imprenditore che ama il teatro

Francesco Grisafi è un universitario iscritto in Medicina con interessi imprenditoriali in agricoltura, ma la sua vera passione è il teatro

di Pippo La Barba

Il sogno artistico di Francesco Grisafi si materializza quando si iscrive alla Scuola di Teatro e Cinema di Mario Pupella, anno d’accademia 2014/2015. Inizia a frequentare i corsi impegnandosi intensamente. Il saggio che deve affrontare prevede l’interpretazione di ben nove personaggi e una prova impegnativa di movimenti esclusivamente scenici per cui occorre sperimentare il teatro danza.
Dopo aver superato brillantemente il saggio, Francesco Grisafi inizia la sua carriera artistica con due classici di Pirandello: “L’uomo dal fiore in bocca” e “La Patente” entrambi per la regia di Mario Pupella. Poi procede con altre opere, dal drammatico al comico, anche nel teatro per bambini e ragazzi interpretando personaggi dalle caratteristiche più disparate e lavorando con vari registi.

La tournée

Attualmente è in tournée con “I Malavoglia” di Verga, in cui interpreta il ruolo di Alfio Mosca e con “Cecè” di Luigi Pirandello nel ruolo del protagonista, entrambi diretti da Mario Pupella. La maggior parte della sua attività artistica è dedicata al teatro. Per il teatro recita nel 2017 ne “i Malavoglia” di Giovanni Verga, scritto e diretto da Mario Pupella.
Sempre nel 2017, i lavori di Francesco Grisafi proseguono con “Delirio d’amore” e “La Ballata di Natale”, entrambi scritti e diretti da Marco Pupella. Nel 2018 “Il Segreto di Mr. Banks” scritto e diretto da Marco Pupella. Un anno dopo, “La Morsa” di Luigi Pirandello, diretto da Antonio Ribisi La Spina e “Teste di Moro” di Lavinia Pupella e Mirko Ingrassia per la regia di Luca D’Angelo.
Nel 2018 per il cinema il lungometraggio “Amare Amaro”, scritto e diretto da Julien Paolini. Nel 2019 “Re minore”, sceneggiatura e regia di Giuseppe Ferlito.

La passione per i testi classici

Chiediamo a Francesco Grisafi come mai, lui, che per indole è un eclettico, nel campo artistico prediliga i testi classici

Le opere teatrali devono arrivare alla gente e cogliere le sfaccettature della sensibilità  dell’animo umano.  Forse il testo classico si presta meglio al  fine educativo, vista la grande notorietà e l’impronta lasciata nel tempo (vedi appunto l’intensità dell’opera “I Malavoglia”).Quindi, più che altro, quando mi riferisco ai testi classici, penso al Grande teatro del ‘900, da Pirandello a Verga a Steinbeck, senza tralasciare Goldoni e Moliere, quel grande teatro che indaga la personalità dell’anima. Sono comunque ugualmente innamorato d’ogni forma di espressione teatrale apprezzando anche testi più contemporanei anch’essi altrettanto capaci di lasciare un segno.

In che senso?

Nel senso che ogni rappresentazione, pur rispettando il testo, procura sia all’interprete che al pubblico emozioni sempre nuove e la meravigliosa sensazione di sentir crescere dentro sé il personaggio, un germoglio che cresce e cerca di dare i suoi frutti migliori.  Questo l’ho sperimentato subito nelle repliche degli spettacoli, che non erano mai identiche alla precedente. E’ il bello del teatro.

Cosa ti ha realmente spinto verso l’esperienza artistica?

Un attore poliedrico

Credo la mia indole poliedrica, il volere sperimentare ambiti diversi mettendoci però qualcosa di mio, di creativo, al di là delle tecniche di apprendimento.

Ma non credi che a un certo punto bisogna fare delle scelte?

Sì, ma le scelte, per essere efficaci, debbono nascere dalla sperimentazione, altrimenti sono solo accomodamenti.

Pensi che quella artistica possa essere la tua scelta definitiva? O è solo un’evasione dalle regole e dal rigore?

No, non penso che la mia attività artistica sia un’evasione, perché mi impegna a fondo. La vedo come un’esperienza formativa utile a farmi crescere, ad arricchirmi interiormente e culturalmente. E poi il Teatro è vita, è contatto intimo , empatico fra personaggio e personaggio; ma soprattutto fra personaggio e pubblico. Il Teatro è comunicare qualcosa, aprirsi al mondo, avere sempre qualcosa da dire, da raccontare, con emozioni vivide e reali, quasi palpabili, soprattutto oggi in una realtà sempre più racchiusa all’interno di uno schermo che teniamo sovente fra le mani.

Il teatro quindi per te ha regole ferree, non è  una forma artistica che si fonda sull’inventiva

Le regole ferree del teatro

Il Teatro è la regola, è rigore e disciplina. Io credo che in ogni attività lavorativa ci siano sempre delle regole da rispettare ma niente è più rigido e formativo del teatro, quello fatto bene, quasi simile alla vita militare. E’ anche puntualità, precisione, studio intenso, una cosa che ben si accorda con la pignoleria del  mio carattere.

Può darti  sbocchi  di stabilità economica?

Questo è il punto. Oggi per un giovane vedere l’attività artistica in genere, in particolare quella teatrale, come prospettiva di lavoro stabile, è un’utopia. Quello dell’attore  è un mestiere precario, da questo punto di vista non può darti sicurezza. Ma è anche un mestiere che non è giusto accantonare e dimenticare, sia per noi stessi come crescita personale che per gli altri come impegno sociale. E’ quel mestiere che permette di aprire le menti delle persone e  permette  anche a chi lo fa il venir fuori di emozioni, che, forse, mai verrebbero fuori nella vita reale di tutti i giorni.

Insomma,  un qualcosa che riesce  a liberarsi soltanto quando si ha la fortuna di calcare le magiche tavole di un palcoscenico.

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