Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Emergenza abitativa a Palermo

di Patrizia Romano

Quando parliamo di problematiche abitative si apre una voragine. Noi abbiamo focalizzato l’attenzione sull’esistente che ci ha portato verso un’unica direzione: recupero del centro storico

Di Patrizia Romano

Emergenza abitativa e recupero del centro storico: un binomio inscindibile in una realtà come quella palermitana. Una città in cui il risanamento e il ripopolamento di questa porzione del territorio potrebbero rappresentare la chiave di volta delle politiche urbane, nonché l’elemento decisivo delle problematiche abitative.

Recupero del centro storico come probabile soluzione

Palermo conta su tutto il territorio intorno ai 25 mila alloggi vuoti, cioè 200 mila vani catastali, di cui 10-12 mila unità concentrate tra i quartieri del centro storico. Sarebbe più opportuno, pertanto, recuperare e, quindi, utilizzare ciò che esiste già e che attualmente versa in condizioni precarie. Azione, questa, avviata, parecchi anni fa, con la legge 25 sul recupero del centro storico e, poi, lasciata in tredici. Inoltre, l’Istituto autonomo case popolari, sempre parecchi anni fa, aveva in progetto il restauro di 400 alloggi per edilizia popolare nel centro storico, da realizzare attraverso la legge 179 del 92 e la legge 493 dell’anno successivo. Anche questa, un’operazione non portata a termine.

Non è certo semplice, comunque, realizzare un pieno recupero del centro storico. Oltre il 70 per cento degli immobili del centro storico richiederebbe interventi di ristrutturazione e/o sostituzione.

Criticità ed emergenza abitativa

Intanto l’emergenza abitativa, nel corso degli anni, è cresciuta in maniera vertiginosa. Oggi, sono migliaia le famiglie senza tetto.

Dal 2005 è in vigore una graduatoria per l’assegnazione di alloggi popolari che conta circa 10 mila aventi diritto.

Le cifre dei nuclei, rapportati al numero di componenti di ciascun nucleo, aumentano in maniera esponenziale il numero dei soggetti che vivono questa grave criticità abitativa. Le assegnazioni fatte, sino a ora, ammontano, invece ad appena 200 unità.

La pubblicazione di un bando per l’assegnazione di alloggi popolari tramite graduatoria, da vent’anni rappresenta un evento straordinario, sopratutto da quando l’edilizia residenziale pubblica si è bloccata.

L’elemento più pesante è la crescita vertiginosa dei ricoveri presso case-famiglia di donne e bambini che, non solo diventa un’azione molto esosa per le casse dell’amministrazione comunale, basti pensare che soltanto nel 2011 il Comune ha speso qualcosa come più di 14 milioni di euro per il ricovero di circa 780 bambini,ma arreca danno anche sotto il profilo sociale, perché provoca lo smembramento del nucleo familiare. Gli uomini, infatti, sono esclusi da queste strutture.

Emergenza abitativa secondo la legislazione

I dati diventano più pesanti se aggiungiamo quei soggetti che vivono in condizioni di estremo disagio, dove per estremo disagio si intende vivere letteralmente per la strada. Questi ultimi, avrebbero la possibilità di iscriversi nelle graduatorie dell’emergenza abitativa a Palermo che conta oltre 700 nuclei familiari

Conseguenze del disagio abitativo

Il disagio abitativo è un fenomeno che si caratterizza non solo per la dimensione fisico-urbanistica, ma pure per la mancanza di una dignitosa condizione urbana, nonché per un bisogno vitale della casa, riflettendo una forte lacuna nel concetto di cittadinanza sociale. Diffuso in vaste aree delle città, il disagio dipende, dai problemi urbani standard, come la mancanza di abitazioni, carenze infrastrutturali, scarsa qualità degli edifici destinati a civile abitazione.

Soluzioni e limiti delle stesse

La soluzione? Gli interventi sono diversi e diversificati e vanno dal pieno utilizzo di tutti gli alloggi confiscati alla mafia nella disponibilità del Comune all’utilizzo di strutture di proprietà comunale come soluzione tampone per chi dorme per la strada o, ancora, all’affitto di alloggi, rivolgendosi al mercato privato. Del resto, sono soluzioni previste dalla legislazione. Legislazione, però, non rispettata. Basti pensare agli alloggi confiscati che, negli ultimi quattro anni, a Palermo, in barba alla legge, ne sono stati assegnati poco più di una ventina. L’amministrazione comunale dovrebbe spingere in maniera seria l’assegnazione degli alloggi confiscati, pressando allo stremo l’Agenzia del Demanio dello Stato, affinché ceda quanti più alloggi confiscati agli stessi comuni.

Le leggi 71 e 457, entrambe del 78, avrebbero potuto rappresentare un altro strumento concreto per la realizzazione di 5 mila alloggi finanziati alle cooperative per la casa. Tali normative, però, non sono mai state prese nella dovuta considerazione. Le cooperative per la casa subiscono, infatti, spese legali, lungaggini burocratiche che ne penalizzano fortemente gli obiettivi. Andrebbero incrementati gli incentivi con ulteriori abbattimenti degli oneri di urbanizzazione.

Insomma, bisognerebbe favorire tutti quei soggetti che, in un modo o nell’altro, potrebbero contribuire al risanamento e, quindi, al ripopolamento di questa grande fetta urbana.

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