Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Disuguaglianza di genere? Non si è estinta, troppi stereotipi

di Clara Di Palermo

Tra mimose, proclami, rivendicazioni di pari opportunità e discriminazione di genere, la Giornata Internazionale della Donna quest’anno si è tinta di giallo/blu e ha avuto il volto delle donne ucraine in fuga dalla loro terra con il dolore negli occhi. All’indomani di questa giornata densa di iniziative, L’InchiestaSicilia ha voluto fare alcune riflessioni sulla questione femminile e sulle politiche locali sul tema, con Edward J Bosco, un giovane che è attivamente impegnato nella vita politica palermitana, componente della commissione Diritti e politiche di genere del PD palermitano e Componente della Consulta per la Pace del Comune di Palermo.

A suo avviso, nel contesto palermitano, ritiene che esistano reali discriminazioni di genere?
“La discriminazione di genere è un fenomeno sociale globale che avviene pure nel contesto antropologico della Città di Palermo, comprendendo tutto lo stivale Italiano. Viviamo, in una società in cui la disuguaglianza di genere penalizza la posizione della donna in tutti gli ambiti: economico, sociale e politico. Ogni giorno, nel mondo del lavoro, le donne subiscono gli effetti della discriminazione di genere. La causa di ciò è che viviamo in una società prettamente maschilista sia sotto il punto di vista politico che religioso, ragion per cui la donna continua a subire discriminazioni. La disuguaglianza di genere è un fenomeno con una forte connessione da elementi di natura storica, culturale e religiosa”.

“Ecco alcuni atteggiamenti sessisti che l’uomo potrebbe porre in essere: superiorità maschile rispetto alla donna in termini di valore; l’odio verso le donne (misoginia); giudicare le donne in base agli stereotipi di genere.
La discriminazione di genere come abbiamo fortunatamente avuto modo di analizzare e comprendere negli ultimi anni si manifesta nell’uso maschile del linguaggio e nel modo in cui si parla e si scrive delle donne.
Dopo un anno di pandemia, secondo la classifica stilata dal World Economic Forum emerge il balzo registrato dall’Italia, che ha guadagnato 13 posizioni salendo dal 76° al 63° posto su un panel di 156 Paesi al mondo. La spinta maggiore al miglioramento è venuta dalla politica, dove risultiamo il 41esimo Paese nella classifica arrivando addirittura al 33esimo posto se si tiene conto delle donne nell’esecutivo”.

“L’Italia – continua Bosco – ha un importante squilibrio per quanto riguarda il tasso occupazionale delle donne tra le regioni del Nord e Sud (19,2% tra 45-54 anni, 33% se più giovani) varia molto a seconda delle Regioni, ove si passa dal 60,4% del Nord, al 32,3% del Sud. L’occupazione femminile è più bassa dove è più fragile la rete delle infrastrutture sociali. Ogni giorno, nel mondo del lavoro, le donne subiscono gli effetti della discriminazione di genere. La spiegazione di ciò è dovuta al fatto che purtroppo viviamo in una società prettamente maschilista sia sotto il punto di vista politico che religioso, ragion per cui la donna continua a subire discriminazioni”.

Edward J Bosco

“La riduzione della gender gap è un processo lungo che va ridotta attraverso un processo di azioni politiche a tutela della discriminazione lavorativa e attraverso manifestazioni culturali di sensibilizzazione al tema come stanno bene portando avanti le associazioni del terzo settore, le istituzioni culturali e le aziende”.

Nel mondo del lavoro, uomini e donne hanno pari opportunità?
“No, non hanno gli stessi diritti nonostante l’art 37 della nostra Costituzione reciti così: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”.
Quindi la nostra Costituzione dà una linea guida a protezione delle pari opportunità. Però, sebbene le normative europee o le sentenze della cassazione abbiano più volte trattato il tema della discriminazione sui luoghi di lavoro, i diritti delle donne non vengono nella pratica garantiti”.

“Io credo che le opportunità debbano essere garantite forse più per il ruolo che si ricopre che per il genere che si ha, perchè in una famiglia una donna può anche ritrovarsi a ricoprire il ruolo di padre oppure un un uomo può ritrovarsi a ricoprire il ruolo di madre. Ma ciò non toglie a nessuno dei due il riconoscimento genitoriale in quanto protettori e curatori del proprio figlia/o. In altre parole, credo che il genere non debba limitare le opportunità che la vita stessa ci pone. Dovremmo accettare con più flessibilità le diversità al di là del fatto che possono piacerci o meno”.

Ogni qualvolta si dice che le donne sono pagate meno degli uomini, a parità di incarico di lavoro, gli uomini negano che ciò avvenga. Ma allora perchè tutte le campagne portate avanti dalle varie associazioni per ottenere una equità di trattamento economico?
“Ritengo che ci sia un forte desiderio di cambiamento principalmente culturale.  L’unica azione moderata affinché possa avvenire,  sono proprio le campagne portate avanti dalle diverse associazioni. Le donne spesso non ricoprono ruoli dirigenziali, e questo secondo me è parte della risposta che stiamo cercando a ogni ruolo equivale un determinato compenso o meglio, riconoscimento. Per quanto la figura femminile possa risultare indispensabile in diversi settori , porta con sé alcune peculiarità che tendono ad escluderla da alcune posizioni e a non darle, invece, i giusti mezzi e opportunità per valorizzare il proprio contributo professionale. Con ciò faccio riferimento ad esempio al periodo della maternità.
Ad ogni modo, grazie alle associazioni abbiamo potuto vedere impegnati al raggiungimento della riduzione del divario di genere una gran parte di uomini. Penso, ad esempio, all’iniziativa della tampon tax rappresentata anche da figure maschili”.

Fonte immagine: Pixabay

Donne, famiglia e lavoro: cosa si può fare a sostegno delle mamme lavoratrici.
“Le istituzioni pubbliche e private dovrebbero incentivare azioni di welfare aziendale, ovvero l’insieme di iniziative, beni e servizi messi a disposizione dall’impresa come sostegno al reddito per accrescere il potere di spesa, la salute e il benessere della lavoratrice o lavoratore”.

Due azioni immediate che il Comune di Palermo dovrebbe mettere in campo per garantire opportunità pari a uomini e donne.
“Nel 1959 l’economista Musgrave, ha elaborato il concetto di “beni meritori” per descrivere i beni che lo Stato dovrebbe fornire indipendentemente dal fatto che i componenti della società li richiedano. A tal punto, come prima azione proporrei al Comune d’impegnarsi a elaborare iniziative che coinvolgano le associazioni del territorio per la distribuzione gratuita, ad esempio, dei dispositivi sanitari, come gli assorbenti. Sarebbe utile organizzare un tavolo di dialogo e di confronto con le associazioni, categorie lavorative e scuole per elaborare, in base ai bisogni e alle esigenze emerse un programma di sostegno e aiuto per ridurre la discriminazione di genere”.

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