Da Dirty Dancing a Shall we dance, i volteggi dei ballerini hanno fatto sognare intere generazioni, mettendo in secondo piano i mille benefici di una disciplina che regala buonumore, forma fisica e socialità…a qualsiasi età!
di Clara Di Palermo
La danza sportiva, spesso sottovalutata come forma di sport, è l’evoluzione atletica di quello che comunemente viene considerato un mero divertimento. E la Federazione Danza Sportiva, con le sue regole, competizioni e categorie, è una federazione riconosciuta dal Coni, che produce atleti di primo livello che rappresentano l’Italia nelle gare internazionali, per le quali si sottopongono ad allenamenti a volte estenuanti.
“Si tratta di una disciplina dietro alla quale c’è tanto studio, preparazione atletica, tecnica, doti psicologiche”. E’ quanto afferma Ivan Casarrubea, ballerino, istruttore di danza sportiva che, nel corso degli anni, ha raggiunto pregevoli risultati agonistici a livello italiano fino a quando non è sopraggiunta la passione per l’insegnamento. Lo raggiungiamo nella sua scuola di danza, la ASD California Dance Academy, a Palermo.
A che età ha cominciato a ballare?
“Avevo circa 13 anni e fui coinvolto dai miei genitori, entrambi ballerini. Poi la passione mi ha preso e la danza è diventata il centro della mia vita professionale”.
C’è un’età a cui è consigliabile iniziare?
“ SI deve fare una distinzione: se si vuole ballare a livello agonistico, bisogna iniziare da piccoli, anche 5/6 anni. Se si vuole fare per puro divertimento e per tenersi in forma, va benissimo qualsiasi età. Il bello della danza sportiva è che la possono praticare tutti: è benefica, salutare, si attivano tutti i muscoli e fa anche stare allegri. E’ ovvio che bisogna ben distinguere la parte agonistica dall’aspetto social”.
Guardando un attimo all’aspetto sociale, ci sono stati allievi che le sono rimasti legati?
“Certo che sì. In parecchi casi si sono stabiliti legami sinceri di grande affetto: per cui sono stato invitato a fare il testimone di nozze, a partecipare a eventi familiari. Questo lavoro mi ha regalato bellissime amicizie”.
Parliamo delle gare: si può partecipare anche se non si è più giovanissimi?
“Certamente! La Federazione riconosce anche le categorie senior. Da 35 a 45 anni, ad esempio, si fa parte dei Senior 1, e andando avanti negli anni si diventa senior 2 e così via”.
Lei ha raccolto soddisfazioni personali come maestro di danza?
“Sì. In numerosi casi. L’attuale campione italiano di danze latine è un mio allievo ed è veramente bravo. Ho provato grande soddisfazione anche in tutti quei casi in cui un mio allievo ha deciso, a sua volta, di diventare maestro di danza sportiva o di aprire una propria scuola. Per me sono grandi risultati”.
Quali sono i balli riconosciuti come danza sportiva?
“Sono diversi, nella mia scuola facciamo tutti i balli standard, cioè valzer lento, tango, slow fox, quick step e valzer viennese, e poi le danze latino-americane, cioè samba, cha cha cha, rumba, paso doble e jive, che non vanno mai confuse con i balli caraibici”.
Mentre lo intervistiamo, nella sua scuola si allena proprio il campione italiano di danze latine e Casarrubea parla con noi non perdendo mai di vista i ballerini che danzano sul parquet. I suoi occhi seguono attentamente le movenze, dando suggerimenti laddove necessario. E guardandoli volteggiare, verrebbe voglia di fare lo stesso, ci rendiamo conto di quanta passione e quanto sacrificio ci sia dietro a ogni singola coreografia, ogni passo provato e riprovato nell’intento di eseguirlo in maniera impeccabile e con la consapevolezza che ogni movenza esprime un sentimento e ci trasmette un’emozione.