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Crisi di Governo, Ferrante: “I siciliani meritano onestà”

Dalle votazioni per decidere i grandi elettori che rappresenteranno la nostra Regione a Roma alle elezioni del Presidente della Repubblica, si è palesata una crisi che fa vacillare Musumeci. Ma era una crisi che già era nell'aria, che faceva parlare di "Caso Sicilia". L'InchiestaSicilia ha voluto raccogliere una riflessione di Antonio Ferrante, presidente della direzione regionale del PD.

di Redazione

C’è aria di crisi di governo in Sicilia. Quanto accaduto in occasione della votazione per i grandi elettori del Presidente della Repubblica rappresenta il punto più basso toccato da questa maggioranza e dal suo Presidente, la cui umiliazione non riguarda solo la sua persona ma anche la carica che ricopre. Peggiore di lui, chi ha trasformato quello che è sempre stato un momento di sintesi e unità nell’ennesimo trabocchetto, dimostrando ancora una volta il totale disinteresse verso le istituzioni e la loro sacralità, usandole a proprio uso e consumo.

Crisi di Governo dietro l’angolo

Che Musumeci non avesse più una maggioranza, ammesso che l’abbia mai avuta, non lo abbiamo certo scoperto mercoledì scorso, questo governo è l’unico nella storia della Sicilia a non aver approvato una sola riforma in quattro anni, tutte puntualmente impallinate in aula. Vuoto pneumatico, dal piano rifiuti fino alla legge sul turismo, aggravato da una gestione dell’emergenza sulla quale ciascuno può fare un bilancio semplicemente guardandosi intorno. Per anni abbiamo assistito ai trabocchetti e alle umiliazioni in aula di Musumeci, sempre più simile ad una ciabatta elettrica necessaria (fino a ottobre) ad alimentare, attraverso il potere, i partiti che lo hanno eletto. E come alle volte le ciabatte si surriscaldano, così Musumeci, in un monito di orgoglio e rabbia, è apparso in diretta video denunciando ricatti e intimidazioni e leggendo lo sgambetto come ritorsione verso il rifiuto ad accettare “proposte irricevibili”.

Esistono i centri di potere?

Simili dichiarazioni da parte del Presidente di una Regione che ha vissuto periodi tragici, in cui il malaffare e la criminalità hanno permeato le istituzioni, non possono essere derubricate a sfogo, i siciliani hanno il diritto di sapere se all’interno dell’Ars esistono ancora centri di potere capaci di manipolare l’esito di qualsiasi votazione e in nome di quali richieste irricevibili. Musumeci nel suo video ha parlato di mafia che, diceva Buscetta, “è criminalità più intelligenza più omertà”, ed è quest’ultima la caratteristica più pericolosa che ne ha permesso la proliferazione silenziosa come anche il lento declino, quando tanti imprenditori e vittime hanno deciso finalmente di parlare e denunciare.

Indispensabile fare chiarezza

Se dunque il Presidente della regione ha deciso di aprire il vaso di Pandora, vada fino in fondo come farebbe qualsiasi siciliano onesto che ha fiducia nelle istituzioni, racconti tutto, partendo dalle proposte irricevibili sino ad arrivare ai nomi degli autori. Se invece proverà a far passare tutto in cavalleria, le ipotesi possibili saranno solo due: che si sia inventato tutto, fatto che lo renderebbe indegno del ruolo che ricopre per la gravità delle sue accuse, soprattutto nel rispetto della stessa maggioranza che lo ha eletto, oppure che abbia ritrattato per paura di essere definitivamente messo all’angolo o magari sperando in un posticino da qualche parte dopo la mancata ricandidatura. Martedì si riunirà nuovamente l’Ars, i siciliani meritano la verità e se c’è qualcosa di ancora più grave rispetto a quanto accaduto in questi giorni, questa sarebbe l’eventuale assenza o silenzio di Musumeci, ipotesi cui nessun siciliano che, nonostante tutti, ha ancora fiducia nelle istituzioni può prendere in considerazione.

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