Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Coronavirus: come aiutare le imprese siciliane?

L'opinione di Gigi Mangia, chef e ristoratore palermitano che vive da imprenditore, oltre che da uomo e capofamiglia, la crisi economica che già sta travolgendo il nostro paese. "Bisogna FARE ora, non tra qualche mese!"

di Gigi Mangia

“Le ricette le possono scrivere, e quindi dare, soltanto cuochi e medici”

“Le ricette le possono scrivere, e quindi dare, soltanto cuochi e medici” così ribattei a un rappresentante del MISE quando ero consigliere nazionale di FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) a un tavolo di contrattazione dove quel funzionario si ostinava a dare ricette risolutive.
Certamente le ricette del medico servono a curare i malati, quelle del cuoco a far divertire i sani, una differenza non da poco.
Oggi non desidero dare una ricetta, ma soltanto un piccolo contributo da cuoco, da patron di ristorante, da papà, da cittadino. Per questo motivo chiedo scusa se il mio non sarà un linguaggio tecnico, se non allagherò di dati e percentuali queste righe.
La situazione attuale credo che stia sfuggendo di mano a tutti, tranne che ai lombardi, ai veneti e ai campani.
Decreti disattesi (parlo del SERRA ITALIA) o palesemente insufficienti a far fronte alle necessità degli Italiani e mi riferisco al decreto n°9 del 2 marzo. 
Ritardi nell’erogazione dei sostegni al reddito. Tutto questo rischia di creare una sfiducia diffusa tra i cittadini proprio nel momento cui coesione, unione, solidarietà, fiducia nelle istituzioni, senso di appartenenza servono ai massimi livelli.

Darsi da FARE

FARE, è il verbo. L’Imperativo è Categorico, e non c’è spazio né tempo per le Parole.
È vero che se dobbiamo stare a casa DOBBIAMO STARE A CASA, e chi non ci sta va punito severamente.
Lo sbarco in massa di domenica scorsa ci costerà almeno tre settimane in più di isolamento a casa, ed è giusto che questo si sappia e che non accada più.
In Sicilia “Al mantenimento dell’ ordine pubblico provvede il Presidente regionale a mezzo della polizia dello Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l’ impiego e l’ utilizzazione, dal governo regionale. Il Presidente della regione può chiedere l’ impiego delle forze armate dello Stato”. Così recita l’art 31 del capitolo IV del nostro Statuto Regionale e allora lo si attui
IL Governatore ordini controllo e repressione: se come ci viene detto siamo in guerra, è giusto che le amministrazioni si comportino di conseguenza.
È chiaro però che non si può perdere di vista il Bene Primario che Ogni Stato deve custodire: la salute dei propri cittadini, di Ogni Cittadino, su Tutto il Territorio Nazionale.
E per salute dei cittadini la intendo a trecentosessanta gradi.
Non ci si fermi soltanto al far sì che tutti possano reperire le famose mascherine, per quanto questa sia una reale, e purtroppo disattesa, emergenza.
Le misure di salvaguardia del cittadino passano anche dal Sistema Economico già molto debole della nostra Isola.
Sicuramente un plauso va al Governatore Musumeci che è primo, forse ancora il solo, ad aver strappato le tende che occultavano quella che qui da noi è stata la più usata  delle consuetudini di pagamento: l’assegno postdatato: artifizio che ha permesso alla nostra massacrata realtà siciliana di “far girare l’economia”.
Per una volta si sono dismessi i panni dell’ipocrisia e si sono indossati quelli della concretezza e dell’aderenza alla realtà dei povericristi di cittadini artigiani, commercianti, agricoltori, liberi professionisti  che ogni giorno, insieme con i propri collaboratori, cercano di sopravvivere e far sopravvivere le proprie aziende.

Le scadenze delle imprese

Ringrazio il professor Armao che, con un raffinatissimo e colto intervento giuridico, tenuto conto dell’irregolarità di fatto della consuetudine in oggetto, è riuscito a sbloccare il sistema con l’Emendamento scadenza di obbligazioni cambiarie e di ogni altro titolo di credito avente forza esecutiva che recita: “I termini di scadenza, ricadenti nel periodo che va dal 1 gennaio 2020 al 31 ottobre 2020, dei vaglia cambiari, delle cambiali e di ogni altro titolo di credito avente forza esecutiva, compresi ratei dei mutui bancari e ipotecari pubblici privati , emessi o comunque pattuiti o autorizzati prima del 31 ottobre 2020, nonché di altro avente efficacia esecutiva, sono prorogati dalle rispettive scadenze per la durata di 200 gg. La proroga opera a favore dei debitori ed obbligati, anche in via di regresso, persone fisiche o giuridiche, domiciliate, residenti o aventi sede principale o secondaria, alla data del 1 gennaio 2020, in Italia”

Insieme con questo provvedimento, che andrà discusso in Senato oggi e domani, sono però necessarie altre azioni.

Innanzitutto bisogna velocizzare l’erogazione della cassa integrazione; non si può considerare possibile che chi viene sospeso dal lavoro “ieri” (9 marzo) possa ricevere il suo stipendio tra quattro mesi: il pane va comprato oggi!

Bisogna studiare una manovra di soccorso ai proprietari di immobili, innanzitutto abolendo l’IMU per il corrente anno e poi scontando i tributi dei prossimi cinque anni, in relazione al numero di immobili messi a disposizione della locazione.

Prendo atto della mossa della misura straordinaria di liquidità, che deve condizionare il prossimo emendamento DPCM che attendiamo per i prossimi i giorni, questa volta con un’attenzione vera per le Partite IVA.

Ma  si deve anche cominciare a pensare al peggio  e, quindi, approfittando del superamento del patto di stabilità, auspico che si possa predisporre una card per ogni siciliano che possa garantire un minimo mensile per l’acquisto di cibi e presidi sanitari.
Speriamo che non ce ne sia mai bisogno e che questa emergenza possa essere sconfitta in tre o quattro mesi, ma un fermo di 200 gg e più causerebbe non pochi problemi, anche di ordine sociale e, quindi, sarebbe bene pensare e predisporre in anticipo eventuali azioni.

Questa crisi ci sta insegnando che il modello globale si è dimostrato inadatto.
Il nostro regime fiscale- tributario si è dimostrato vessatorio e criminogeno, come lo stesso sistema sanzionatorio che regola i pagamenti dei contributi previdenziali.
Dobbiamo fare tesoro di questi insegnamenti 
Innanzitutto dobbiamo facilitare il rientro nel nostro Paese, e quindi anche in Sicilia, di quelle industrie che hanno lasciato l’Italia rincorrendo i paradisi contributivi di Stati che tassano poco o addirittura non tassano il lavoro, dovremmo facilitare la nascita di aziende rurali e agricole. Spero che si utilizzi l’annullamento del patto di stabilità per far ricadere pioggia di fondi, assolutamente controllati nell’erogazione, per la realizzazione di progetti di recupero urbano e delle infrastrutture : autostrade, strade, linee ferrate, porti.
Vediamo, dunque, le proposte per ovviare a queste ormai evidenti criticità:
a) Revisione dello Statuto del Contribuente
b )Riduzione del prelievo fiscale al 35% effettivo
c) Abolizione degli studi di settore o, se si dovessero mantenere, applicare un coefficiente di perequazione
d) Istituzione di un reddito minimo d’impresa da quantificare in 15/20.000 euro a seconda del coefficiente di cui sopra, per un periodo di 30 mesi, da integrare in caso di mancato raggiungimento con fondi europei specificamente destinati (assistenza alla start-up)
e) Sistema di protezione del reddito in caso di malattie, o problemi diversi (come le pandemie, che non rientrano nelle calamità naturali)
f)  Web Tax
g) Eliminazione del sistema degli acconti
h) Revisione degli accordi di Basilea
i) Responsabilità esclusiva della Banca d’Italia che, di concerto con Agenzia delle Entrate, istituzioni dello Stato, avrebbe il compito di stabilire il rating di aziende, imprese, persone fisiche quindi abolizione di CRIF e CAI, associazioni private
Concludendo, questa non vuole essere LA ricetta, ma UNA ricetta di un comune
Cuoco e Cittadino che non ha né la sapienza dell’Economista, né la voglia di immaginarsi Politico.

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