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Con la mostra “Ombre di luce” al via la nuova edizione del Festival di Morgana

di Redazione

Una scatola magica, nella quale immergersi per vedere  i colori e le forme dei protagonisti dei teatri d’ombre provenienti da tutto il mondo, India, Bali, Thailandia, Turchia, Grecia : « Ombre di luce » è la mostra che si inaugura venerdì 19 ottobre  alle 18 al Museo Internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, dando il via alla XXXVII edizione del Festival di Morgana, diretto da Rosario Perricone.

 

Sarà questa l’occasione per vedere un nuovo allestimento che proporrà l’inedita trasformazione della sala teatro in un caleidoscopio di grande suggestione,  con oltre trecento ombre di varie dimensioni. L’ambiente dove sono allestite le « Ombre di luce » sarà poi il luogo dove si terranno gli spettacoli del Teatro delle ombre di Bali, che metterà in scena il Wayang Mahabharata sabato 20 ottobre alle 21 e domenica 21 ottobre alle 17,30.

Le ombre che si inseguono sulle pareti e sul tetto,  provengono dalla collezione del museo, che in questa occasione espone materiali inediti, molti dei quali sono stati scelti personalmente da Antonio e Janne Pasqualino durante i loro viaggi in Oriente.

Un’occasione speciale, dunque, che permetterà di conoscere e vedere questi straordinari e raffinati oggetti teatrali, vere e proprie opere d’arte generalmente nascoste come mere sagome scure dietro la tela bianca. Qui, invece, le pareti della sala teatro accolgono le ombre che mostrano colori straordinari e dorature, intarsi delicati realizzati sulle pelli sottili, veri e propri ricami che servono a filtrare e far passare la luce. La visione della parte colorata è generalmente riservata al manovratore delle ombre (Dalang), figura considerata come un sacerdote.

Rosario Perricone, curatore dell’esposizione, sottolinea : «Il teatro delle ombre è una delle più complete e raffinate forme drammatiche e teatrali del mondo, dove i modelli delle ombre orientali sono creature esemplari e mitiche, e più che tipi psicologici, esse incarnano archetipi».

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