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Capacità tossica delle droghe e la sindrome di astinenza dei neonati

di Redazione

Delle conseguenze nefaste su psiche e corpo, delle droghe, si è occupata, e continua a occuparsene, una vasta letteratura scientifica; più di recente l’attenzione si è invece focalizzata sugli effetti delle droghe, in particolare dell’astinenza dalle stesse, sul neonato, a partire dalla condizione di assuntore di sostanza di abuso della madre, e su quali terapie si possano considerare efficaci, ovvero quali passi avanti la medicina debba ancora compiere in direzione del benessere del neonato.
Per inquadrare la situazione spinosa sopra esposta, abbiamo sentito l’autorevole parere di Guido Faillace, Presidente Nazionale FeDerSerd, Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze, nonchè Direttore UOC Dipendenze Patologiche ASP, Trapani.

Il dr. Guido Faillace

Dottor Faillace, quali sono i principali effetti delle droghe e nello specifico quali i sintomi manifesti della sindrome di astinenza?
“E’ noto come le principali sostanze d’abuso, tra cui cannabinoidi, eroina, cocaina, anfetamine (ecstasy), ma anche le droghe sintetiche, come ecstasy, popper, mescalina, LSD, abbiano la capacità tossica di produrre effetti deleteri su corpo e mente. Tra questi, scarsa coordinazione motoria, disturbi comportamentali, depressione, ansia, psicosi. In riferimento alla sindrome di astinenza i sintomi non sono meno pericolosi e invalidanti, per esempio rabbia, depressione, dolori muscolari, una condizione clinica che riguarda da vicino anche i neonati”.

In che modo il neonato sviluppa la sindrome da astinenza a partire dalla madre che assume droghe?

“La madre che fa uso di sostanze psicoattive espone il neonato a gravi problematiche alla nascita. Consideriamo la madre che assume droghe arriva con le doglie al parto, circa tre giorni prima dello stesso, e, nel circolo ematico, saranno presenti le sostanze di abuso. Il neonato è stato nutrito da queste sostanze durante la gestazione, tramite la placenta, quindi sentirà gli effetti di astinenza dalla droga fin da subito, poiché verrà meno l’apporto di queste sostanze sul suo cervello. I ginecologi se ne accorgono perché il bambino piange disperatamente e non si riesce a calmarlo. Ecco perché, come prassi, suggerisco di valutare l’assunzione di droghe nelle madri giovanissime, con determinate caratteristiche personologiche, prima dell’arrivo in ospedale in vista del parto, attraverso approfonditi esami di urine, ma anche con un semplice prelievo di sangue”.

Esistono a oggi terapie efficaci per la cura della sindrome di astinenza nel neonato? Esistono particolari classi di droghe più difficili da contrastare, in relazione alla crisi di astinenza?
“Premettendo che ultimamente si è registrato un aumento dell’utilizzo delle droghe sintetiche e una corrispondente riduzione dell’uso dell’eroina, per cui oggi i giovani sono più propensi all’uso delle droghe sintetiche e della cocaina, anche perché costano molto meno dell’eroina e sono più reperibili, dobbiamo distinguere due grandi categorie di droghe, più o meno difficili da trattare, in relazione alla sindrome di astinenza”.

Oppioidi e droghe sintetiche

“Nel caso di astinenza da oppioidi si interviene con i farmaci oppiodi e la situazione si risolve facilmente. Quando si tratta di astinenza da droghe sintetiche – precisa Faillace -, si deve invece agire sul sintomo, perché non esiste una terapia sostitutiva, e di solito si interviene con dosi bassissime di psicofarmaco. In questo caso il trattamento è più complesso e meno efficace, anche perché le droghe sintetiche sono meno conosciute, di più recente comparsa sul mercato delle sostanze stupefacenti”.
E in relazione all’allattamento al seno, quali suggerimenti si sente di dare nel caso delle madri che assumono droghe?
“Chiaramente, qualora la madre risultasse positiva all’assunzione di droghe, il neonato deve assolutamente essere allattato artificialmente, per cui bisogna attenzionare bene questo aspetto, per aiutare il neonato a preservare lo stato di salute e la normale crescita del cervello”.

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