Spesso si è portati a pensare che soltanto durante la stagione primaverile si possa incorrere in problematiche legate alla riacutizzazione di fastidiose allergie. In verità, è opportuno sottolineare che anche in autunno l’allergia è dietro l’angolo.
di Liliana Serio
Diversi fattori, quali ad esempio l’umidità, gli ambienti chiusi o la stessa polvere presente in casa, oltre alcuni pollini peculiari del periodo pre-invernale, possono essere la causa scatenante di una reazione allergica. Malattie come la rinite, la congiuntivite o l’asma, non vanno mai sottovalutate soprattutto quando ad essere interessati sono i più piccoli.
La parola all’esperto
Oggi proviamo a rispondere ad alcune domande ricorrenti sulle allergie autunnali con l’aiuto della Dott.ssa Cinzia Termini già Responsabile dell’Ambulatorio di Allergologia della Prima Clinica Medica presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Paolo Giaccone di Palermo.
Vi sono delle differenze sostanziali tra le allergie che insorgono al nord e quelle maggiormente riscontrate al sud Italia? Se la risposta è sì, quali sono?
Sì, vi sono chiaramente delle differenze e pertanto risulta importante fare una distinzione tra nord e sud perché l’impatto climatico è un fattore fondamentale per la persistenza e la diffusione di alcuni pollini tipici del periodo pre-invernale che possono scatenare una reazione allergica come rinite, oculorinite e asma.
Nel centro-sud ad avere maggiore diffusione è sicuramente la parietaria che vede il periodo di pollinazione da marzo a settembre, ma che nella nostra regione in particolare è presente praticamente tutto l’anno; al nord invece le graminacee, che hanno il picco di fioritura tra aprile e giugno, e in tono minore tra fine agosto e settembre, sono gli allergeni maggiormente presenti nell’aria insieme alle composite come l’ambrosia (considerata un allergene particolarmente aggressivo). Quest’ultima continua la fioritura anche in autunno inoltrato, dati i mutamenti climatici con un aumento progressivo della temperatura, con conseguente modifica anche della stagione pollinica.
Vi sono delle norme igieniche specifiche da rispettare quando si è allergici o si vive a stretto contatto con individui che lo sono?
È necessario evitare scampagnate nei periodi di fioritura, tenere chiuse le finestre utilizzando condizionatori dotati di filtri ad alta efficienza (HEPA). Alcune regioni emettono dei bollettini pollinici che descrivono l’andamento della fioritura, fornendo pertanto un utile servizio di prevenzione che possa aiutare a modificare eventualmente la terapia in determinati periodi critici.
In autunno si assiste, inoltre, alla presenza di muffe nell’aria che diffondono le loro spore in grande quantità e prosperano in ambienti umidi e poco arieggiati. Gli acari della polvere ad esempio, che si annidano per l’appunto nella polvere di casa (materassi e peluche, cuscini, mobili imbottiti, tappeti e moquette) sono tra le principali cause di allergia negli spazi chiusi: l’allergene vero e proprio si trova nei loro escrementi che si seccano e vengono respirati.
In autunno, con la diminuzione delle temperature e l’accensione dei vari sistemi di riscaldamento, la loro volatilizzazione e quindi la concentrazione nell’ambiente domestico aumentano: è quindi fondamentale bonificare l’ambiente; cambiare le lenzuola tutte le settimane e lavarle almeno a 60°; eliminare tutti i possibili ricettacoli di polvere; utilizzare coprimaterassi e copricuscini antiallergici e utilizzare aspirapolvere dotati di filtri ad alta efficienza (HEPA); mantenere ambienti di vita e di lavoro ad una temperatura non troppo elevata e ad un’umidità relativa a valori inferiori al 50%.
Le persone allergiche ai pollini sono soggette spesso anche ad allergie alimentari a causa delle cross-reattività (reazioni crociate) tra pollini ed alimenti: pertanto, ad esempio, chi è allergico al polline dell’ambrosia potrebbe avere delle reazioni dopo l’ingestione di sedano, carote, camomilla; chi è allergico agli acari deve invece evitare l’ingestione di lumache, molto frequenti nei menu della nostra regione, mentre chi è allergico alla parietaria potrebbe avere delle reazioni crociate dopo l’ingestione di gelsi, pistacchio, ciliegie.
È importante ricordare, infine, che per quanto riguarda le muffe, esse possono essere presenti sui salumi e sugli agrumi.
Lo stile di vita (alimentazione scorretta), l’assunzione di alcol o il fumo sono fattori che contribuiscono o incidono in qualche modo sulle allergie?
Per quanto riguarda lo stile di vita, l’assunzione di alcol, pur non essendo l’alcol un allergene, provoca una forte liberazione di istamina che è uno dei mediatori più noti della reazione allergica.
Fumare, sicuramente, aumenta il rischio di allergie e soprattutto di asma, in particolare durante la gravidanza e anche se si è esposti al fumo passivo durante l’infanzia e l’adolescenza. Oltre il fumo di sigaretta, che è bene evitare di inalare, anche gli inquinanti ambientali (indoor e outdoor) hanno un ruolo fondamentale nello scatenamento della reazione allergica.
Una recente normativa europea obbliga adesso le industrie alimentari ad indicare in etichetta la presenza di alimenti allergenici indipendentemente dalla loro quantità: pertanto il consumatore è bene che si abitui a pretendere la presenza di tali indicazioni non solo negli alimenti confezionati, ma anche nei menu dei ristoranti, pizzerie, fast food ecc.
Qual è il ruolo dei vaccini? Ritiene sia importante farli?
La desensibilizzazione (impropriamente chiamata vaccino) è indicata per i pazienti per i quali è stata dimostrata una correlazione tra sintomi clinici e positività ai test allergometrici: la desensibilizzazione con immunoterapia specifica è personalizzata ed è il solo trattamento di fondo della malattia allergica: tratta i sintomi e previene l’aggravamento dell’allergia e il rischio che divenga irreversibile. L’obiettivo è di rendere il paziente tollerante all’allergene responsabile dei sintomi somministrando dosi crescenti dell’allergene al quale il paziente stesso è sensibile.
L’efficacia della terapia desensibilizzante è stata ampiamente dimostrata da studi clinici condotti con procedure particolari, oggi obbligatorie sulla base di decreti emessi dall’Unione Europea. I risultati degli studi clinici vengono pubblicati su riviste internazionali specializzate e analizzati da commissioni di esperti riconosciute dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO position paper).
Per far fronte ad un’allergia basta rivolgersi al medico curante o è sempre opportuno richiedere una valutazione allergologica?
Il medico specialista di elezione è l’allergologo, tuttavia, però, le malattie allergiche sono malattie cosiddette “di confine”, per cui sarà l’allergologo, in funzione della malattia e dell’organo da essa interessato, a suggerire la sinergia con altro specialista (otorino nel caso della rinite allergica, pneumologo nel caso di asma, dermatologo, ecc.).