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Anna Pirozzi: una stella in ascesa

Anna Pirozzi, una stella in ascesa dell’opera lirica. La nostra intervista a uno dei soprani drammatici di coloratura più importanti degli ultimi anni...

di Patrizia Romano

Con le più note performance, ha calcato i più prestigiosi palcoscenici italiani e internazionali. Anna Pirozzi, una stella in ascesa dell’opera lirica. La nostra intervista a uno dei soprani drammatici più importanti degli ultimi anni

 

di  Patrizia Romano

Con la sua voce straordinaria, estesa e imponente, rappresenta uno dei soprani drammatici più importanti degli ultimi decenni.
Con le più note performance, che l’hanno vista protagonista nei ruoli di Amelia in  “Un ballo in maschera”, di Leonora nel Trovatore, di Abigaille, diretta da Muti, ha calcato i più prestigiosi palcoscenici italiani e internazionali. Con la sua estensione vocale, in grado di eseguire una successione di passi virtuosistici, si colloca tra i soprani più talentuosi dell’ultima generazione.Con il suo timbro importante domina la scena lirica mondiale.

Ma chi è Anna Pirozzi? Chi è questa straordinaria cantante e attrice? Chi è questa rivelazione lirica degli ultimi anni?
Conosciamo Anna  in un freddo pomeriggio di gennaio, avvolti dal calore del teatro Massimo, dove si esibisce nel Macbeth, dal calore della sua voce con la quale, questa volta, non canta, ma si racconta, ma anche dal calore del suo volto che emana una luce particolare per la creatura che porta in grembo e che nascerà in aprile.

Anna, quando scopre il suo straordinario talento? Anna_Pirozzi
Ho sempre amato cantare, da buona napoletana. In famiglia tutti amiamo cantare. Mia madre era una cantante.

Da dove inizia il suo percorso musicale?
Ho cominciato a muovere i primi passi nel mondo musicale attraverso la musica leggera. Da piccola seguivo Sanremo, registravo i brani, imparavo i testi e li cantavo. Poi, ho cominciato a esibirmi nei Piano bar. Tutti mi hanno sempre detto che avevo una bella voce, incitandomi a intraprendere un percorso di studi più impegnato che vertesse sul classico, iscrivendomi al Conservatorio. Ma io non tenevo neppure in considerazione un’ipotesi del genere. Andavo avanti solo con la passione per il canto.

Quando avviene il colpo di fulmine per la lirica?
Il colpo di fulmine vero e proprio avviene per caso. A venticinque anni, mi iscrissi all’Istituto musicale di Aosta, lasciando Napoli. Contestualmente, partecipavo a concorsi, audizioni, masterclass, ma senza alcun successo. La voce c’era, ma mancava la tecnica, elemento fondamentale e imprescindibile per il canto operistico. Capendo l’importanza di uno studio serio e approfondito, mi iscrissi al Conservatorio di Torino al quale devo la mia vera formazione. Con lo studio ferreo, un percorso durato 12 anni, arrivano i primi successi. Da allora, ho capito che soltanto attraverso il sudore e la fatica si conquista il consenso del pubblico.

Quando arriva il debutto?
Nel 2012 al Teatro Regio di Torino con Un ballo in maschera di Verdi. Dopo il primo grande debutto, nel 2013, vengo chiamata al Festival di Salisburgo a sostituire una collega nel Nabucco. Altra grande opportunità di successo.

La lirica non è soltanto interpretazione canora. Quanto c’è del cantante e quanto dell’attore nell’opera?
Sicuramente il 50 e il 50 per cento. Bisogna emozionare il pubblico attraverso la recitazione tanto quanto il canto.

Lei è nata a Napoli, ma ha eseguito i suoi studi al Nord. Un giovane di talento che nasce al Meridione è costretto all’esodo per la formazione?
Esistono delle ottime strutture formative anche al Sud. Quindi, si può acquisire una buona formazione anche qui. Poi, per il successo, magari, è il caso di emigrare anche all’estero. Ma è insito nella vita di un artista. Fa parte del suo bagaglio di esperienze formative. Debuttare all’estero è un momento di grande confronto per una maggiore crescita.

Lei ha già debuttato a Palermo nel 2013 nel Nabucco di Verdi. Come trova il pubblico siciliano?
Caloroso, accogliente, ma soprattutto un pubblico intenditore e, quindi, esigente.

Qual è l’esperienza che l’ha segnata di più nel sua carriera?
Senz’altro, il mio debutto alla Scala. E’ stato il mio sogno da quando ho cominciato a muovere i primi passi nell’Opera. Ricordo che quando ci passavo davanti, mi fermavo e canticchiavo a bassa voce, immaginandomi su quel palcoscenico. Poi, il sogno si è avverato. Ma è rimasta l’esperienza che mi ha provata di più.

Qual è, invece, il ruolo interpretato in cui si è identificata di più?
La figura di Leonora del Trovatore di Verdi. Sono innamorata di questo personaggio, tanto da dare il nome a mia figlia. E’ una donna forte, coraggiosa. Adoro interpretarla. In realtà, amo interpretare tutte le figure femminili di Verdi. Infatti, mi hanno definita una cantante verdiana e io lo accetto con gioia

Cosa si sente di dire ai giovani che vogliono intraprendere questa strada, decisamente ardua?
Studio, studio e ancora tanto studio. Ma è importante anche strutturarsi mentalmente. Essere forti ad affrontare ogni avversità. Il successo passa dal dolore e bisogna avere il coraggio di affrontarlo

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