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Alice e la sartoria delle meraviglie

A tu per tu con la stilista Alice Salmeri e con la sua originalissima moda, che ha dato vita a un vero e proprio lifestyle. Che parte dal centro storico di Palermo.

di Redazione

A tu per tu con la stilista Alice Salmeri e con la sua originalissima moda, che ha dato vita a un vero e proprio lifestyle. Che parte dal centro storico di Palermo

di Chiara del Vecchio

Via Maqueda, centro storico di Palermo, sono in gran ritardo e mi lancio in una corsa frenetica, pochi metri mi separano da Alice Salmeri e dalla sua sartoria delle meraviglie. Entro, trafelata e impacciata, Alice mi guarda divertita. Quasi  mi fossi trasformata nel coniglio bianco col panciotto descritto da  Lewis Carroll e il suo sorriso illumina questo luogo incantato: davanti un negozio, bello e accogliente, dietro un laboratorio che, completo di piccinine, ti riporta ad antiche emozioni.

A un primo e furtivo sguardo, ma pur sempre critico per soddisfare la mia vanità femminile, le creazioni di Alice mi appaiono in tutta la loro originalità.

Una moda che sembra sfuggire al gusto degli altri per conquistare uno stile proprio, che sia capace di specchiarsi  nella modernità senza rinnegare le proprie origini e la ricercatezza dell’abilità sartoriale. È  la sfida di “Sartoria Maqueda” e dell’omonima linea che – sintesi perfetta tra la praticità del prêt à porter e il fascino delle sartorie di un tempo –  si rivolge a una donna adulta e consapevole di se, originale senza mai cedere alla tentazione degli eccessi.

Alice mi racconta dei suoi studi al Polimoda di Firenze e del  laborioso lavoro di ricerca in Danimarca, dove l’esperienza quotidiana con il design, fusione armoniosa di forma e funzione, le ha riempito il bagaglio creativo che con coraggio ha scelto di sfoggiare in patria.

«Uno sguardo capace di andare al di là delle cose è l’unico modo per prendersi cura delle proprie idee», mi rivela con entusiasmo; e, in effetti, le sue idee hanno trovato diverse declinazioni intrecciando le trame della tradizione con quelle della fantasia e della possibilità. Questa la spinta emotiva di “Mitzica”, una linea di urbanwear che interpreta una donna giovane e sportiva, meno incline alla rifinitura del particolare ma sempre attenta a svincolarsi con ironica eleganza dai dettami della società. Un’idea che innova la tradizione e che porta con sé il senso della moda green, ispirata ai principi del critical fashion. “Mitzica recycle” è un continuum tra il prodotto e la sua storia, che qui si trasforma  in una seconda occasione dove delle vecchie cravatte si trasformano nella fodera di un nuovo e originalissimo gilet,  grazie alla fantasia di Alice e di chi la sostiene  in questo ambizioso progetto.

Di colpo mi viene in mente il mio vestito di lino lungo, di un rosso vivo e scintillante, che dal fondo dell’armadio, dopo quasi un decennio, mi ricorda quante emozioni abbiamo condiviso la sera che lo indossai per la prima volta… ma gli anni passano e viene meno l’istinto emulativo della ben più avvenente Jessica Rabbit, già piuttosto goffo all’origine. Con malcelato imbarazzo confido ad Alice il frutto delle mie divagazioni e subito il  suo sguardo scintilla di creatività. L’approccio  didattico ma indulgente, forse lo stesso riservato ai suoi allievi di tecnica di confezioni all’accademia del lusso, mi induce a riflettere sul necessario lavoro di ricerca dell’identità, nostra e dei nostri abiti, entrambi portatori di un’energia che non si esaurisce,  ma chiede solo di essere trasformata per esprimere la propria contemporaneità.

Vale proprio la pena di entrare in questa sartoria e lasciarsi  affascinare  da un’idea, e in un gioco di compartecipazione attiva,  mescolare , abbinare, reinventare per allontanarsi con orgoglio dai dettami del fast  fashion. E perché no, magari progettare anche  il nostro “giorno più bello” tra gli abiti da sposa che da quest’anno Alice presenta in una mini collezione rivelatrice del suo gusto semplice e lineare, seppur ricercato.

Guardo Alice con ammirazione, con orgoglio ascolto le sue esperienze di consulente aziendale e il successo internazionale delle sue creazioni; sento di esserle grata per la sua caparbia sicilianità, per avere rischiato per il suo sogno, che da oggi diventa anche un po’ il nostro. Perché…  sognare è l’unica libertà che nessuno può ostacolare.

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