Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Al di là dell’Isola

di Redazione

Boom dell’export in Sicilia nei primi sei mesi dell’anno. Secondo le rilevazioni dell’Istat, volano le vendite di legno e lavorati, in forte aumento anche le esportazioni di produzioni da cave e miniere e di sostanze e prodotti chimici, nonché il settore agro-alimentare. Le dinamiche di tale crescita in un’analisi del vice presidente di Confindustria, Antonino Salerno

di Patrizia Romano

 Mentre negli ultimi mesi l’economia mondiale ha dato l’impressione di una lieve crescita, quella italiana ha registrato un dinamismo più modesto rispetto ad altri paesi esteri, recuperando soltanto una piccola parte della perdita subita nel passato. Non parliamo di grossi movimenti, ma quel po’ che c’è stato, è avvenuto, comunque, soltanto in virtù di una ritrovata vivacità del commercio estero. Strano a dirsi, ma la Sicilia è tra le regioni d’Italia che più hanno contribuito a una crescita verso questa direzione.

Sembrerà magari azzardato ed esagerato,  ma c’è chi sostiene, addirittura, che il made in Sicily” non conosca crisi. E’ quanto emerge dai dati delle esportazioni riferite agli ultimi trimestri, nei quali l’andamento dell’export è sensibilmente positivo per tutto il territorio nazionale e, soprattutto per la Sicilia.

A prescindere dai concetti azzardati, comunque, dall’inizio della crisi, le esportazioni hanno rappresentato per il sistema produttivo siciliano una voce importante per contrastare il trend recessivo innescatosi in questo periodo.

Ritornando ai dati, al di là delle peculiarità che differenziano le regioni del Nord Italia da quelle del Sud,  sul versante delle esportazioni, quelli relativi alla Sicilia, secondo l’Istat, indicano un andamento più che positivo in quasi tutti i settori produttivi, aumentando del 43 per cento circa e recuperando il vistoso calo del passato.  “La Sicilia – dice Antonino Salerno, vice presidente regionale di Confindustria Sicilia, con delega all’internazionalizzazione – ha bisogno di mercato. Quello di cui dispone è contenuto e asfittico. Guardare all’estero rappresenta, quindi, una valvola di sfogo non indifferente”.

La crescita registrata nell’Isola supera il dato medio nazionale. Crescita determinata anche dall’andamento espansivo dei prodotti non oil. Infatti, i prodotti della raffinazione hanno registrato un aumento del 44 per cento, mentre la componente non oil ha segnato una crescita del 39 per cento. Tale crescita è ascrivibile in particolare ai prodotti chimici e farmaceutici, agli apparecchi elettronici e ottici, nonché ai mezzi di trasporto. Anche le esportazioni agricole segnalano un aumento. Registrano una crescita più contenuta, invece, i prodotti dell’industria agroalimentare e i prodotti in gomma, materie plastiche e altri prodotti non metalliferi.

I tradizionali partner della Sicilia indicano crescite differenziate: verso la Francia, per esempio, si registra un aumento dei prodotti della raffinazione petrolifera, degli apparecchi elettronici e ottici, nonché dei prodotti chimici e dei prodotti agricoli; mentre verso la Germania, grazie all’aumento dei prodotti chimici, farmaceutici, mezzi di trasporto e prodotti agricoli e alimentari; verso la Spagna, sono aumentati in particolare i flussi di prodotti energetici, della chimica e dei prodotti alimentari.

In ambito extra UE, l’export è risultato in aumento del 43 per cento rispetto all’ultimo triennio. Nell’ambito dei Paesi europei non appartenenti alla Unione europea, l’aumento ha interessato, in particolare, i prodotti della raffinazione petrolifera, i metalli e i mezzi di trasporto.

“Al di là della suddivisione geografica cui sono destinati i nostri prodotti – sostiene Salerno – i mercati di riferimento per noi sono quelli del bacino Mediterraneo. Consolidare i rapporti con l’intera fascia nord africana potrebbe essere un’ottima opportunità, perché significherebbe aprirsi a una popolazione numericamente non indifferente”. I prodotti da destinare a questa area potrebbero essere quelli del settore alimentare, cantieristico, metalmeccanico. “Nonché – aggiunge – la possibilità di esportare tecnologie da applicare all’agricoltura”. In realtà, negli ultimi anni, si è registrato un discreto incremento dell’export nell’area medio-orientale. Incremento che ha interessato i prodotti petroliferi raffinati, i prodotti chimici e quelli in gomma. Il 15,8 per cento delle esportazioni siciliane, infatti, è diretto all’Africa settentrionale. 

Sugli stessi livelli viaggiano le esportazioni verso gli Stati Uniti, anche se, benché abbiano segnato una crescita del 43,6 per cento, non hanno ancora recuperato i livelli passati. “Gli stati Uniti, comunque – sostiene il vice presidente di Confindustria – rappresenta un grosso mercato di sbocco, soprattutto nel settore agroalimentare. Gli americani sono dei grandi estimatori dei nostri vini e dei nostri oli”.

Nell’ultimo trimestre del  2012,  su tutto il Mezzogiorno dalle statistiche sono risultate  attive circa 1.704.000 imprese, che rappresentano circa il 33 per cento delle imprese attive in tutta Italia. Mentre si riduce il numero delle imprese individuali e quello delle società di persone, crescono le società di capitali. Sempre nello stesso periodo,  rispetto al trimestre precedente, le vendite di beni sui mercati esteri risultano in crescita per tutte le ripartizioni territoriali, seppure con intensità diverse. Già nel primo semestre, il Mezzogiorno ha registrato quasi 51 mld di Euro di interscambio commerciale con l’estero. Ma anche nel corso dei primi nove mesi del 2011 le esportazioni del Mezzogiorno sono aumentate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Insomma, la dinamica tendenziale dell’export nel primo semestre 2012 si conferma positiva per tutte le ripartizioni.

Sul piano nazionale, la Sicilia non sfigura affatto. Sempre secondo dati Istat, infatti, la Sicilia è la regione che ha registrato la maggiore crescita delle vendite sui mercati esteri, facendo segnare un + 30,4 per cento. Seguono la Toscana, l’Emilia-Romagna e la Lombardia.

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