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Dettagli non trascurabili

di Redazione

Gran parte della produzione fotografica di Federico Mantaci è stata realizzata a distanza ravvicinata dal soggetto. Inquadrando solo piccoli particolari di oggetti comuni il fotografo ha conseguito risultati sorprendenti in special modo per quanto riguarda gli originali effetti grafici ottenuti con estrema naturalezza.

 

di Andrea di Napoli

 

La caratteristica comune alla maggior parte della produzione fotografica di Federico Mantaci consiste nell’essere stata realizzata a distanza ravvicinata dal soggetto. Inquadrando solo dei particolari quanto meno bizzarri di oggetti comuni, l’estroso fotografo ha ottenuto risultati sorprendenti conseguendo con estrema naturalezza degli originali effetti grafici.

Il progetto espositivo nasce dall’osservazione delle foto che Federico ha scattato nel corso degli ultimi tre anni e dall’iniziativa della Associazione Culturale Imago che ha ospitato l’evento nella sede della propria biblioteca in via Costantino 12, nel quartiere Cardillo di Palermo. L’Associazione Imago organizzando manifestazioni di vario genere, persegue tenacemente da molti anni lo scopo di “rendere cosciente e libera nel pensiero la persona che decide di … esprimere la propria creatività, i propri sentimenti attraverso l’arte in ogni sua forma, in particolare la fotografia, la pittura e la poesia.”

Il  titolo, perfettamente appropriato, della mostra fotografica, “Storia di una linea”, è dovuto al percorso narrativo creato attraverso le didascalie delle immagini, le quali, in ordinata successione, generano un intricato racconto.

L’autore delle 18 stampe esposte ha sviluppato uno stile personale espresso con coerenza in ogni sua opera, riuscendo, comunque, a non risultare mai ripetitivo. Con disinvoltura è stato capace, infatti, di cogliere, spinto da una innata curiosità, gli innumerevoli spunti, sempre diversi, dell’ambiente che lo circonda.

La tecnica impiegata per fotografare i soggetti più piccoli o i particolari minuscoli di qualsiasi cosa viene chiamata “macrofotografia” e permette di avvicinare così tanto l’obiettivo al soggetto da ottenere un rapporto di riproduzione fino a 1:1. Le immagini ancora più ravvicinate sono considerate microfotografia. Solitamente la macrofotografia viene praticata per riprendere insetti, fiori e altri ridotti elementi di tipo naturalistico. Ormai quasi tutte le ottiche possiedono la funzione “macro”, tuttavia questa affascinante tecnica comporta delle difficoltà. I tempi d’esposizione piuttosto lunghi, infatti, suggeriscono di montare l’apparecchio su un “robusto” cavalletto per evitare fotografie “mosse”, ed anche la “messa a fuoco” diventa più complessa che in condizioni normali.

Federico Mantaci è stato abile realizzando le sue fotografie a mano libera e con la sola luce naturale, ed ha dimostrato che non si deve ricorrere alla macrofotografia solo per scopi scientifici, ma anche per esercitare un vero e gratificante divertimento che può assumere perfino risvolti artistici.

L’effetto sorpresa delle fotografie di Mantaci non è il risultato di una affannosa ricerca, bensì dell’ ingenua scoperta di chi, ad occhio nudo, è capace di scorgere un dettaglio particolarmente interessante.

C’è ancora un ultimo dettaglio, per nulla trascurabile: Federico è un giovanissimo studente milanese di solo dodici anni dotato di una inesauribile fantasia ed in grado attraverso le sue fotografie di sbalordire tutti.

La mostra fotografica “Storia di una Linea” di Federico Mantaci è stata visitabile nei giorni 15 e 16 novembre 2014, presso la Galleria Imago, a Cardillo, in via Costantino 12, Palermo.  

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