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Quale Palestina vogliamo? Soprattutto, vogliamo la Palestina?

di Redazione

“La pace comincia dalla Palestina e finisce in Palestina”. Con queste parole si è aperto l’incontro con l’ambasciatore della Palestina in Italia, Mai Alkaila, tenutosi a Palermo in occasione della ricorrenza della giornata di solidarietà con il popolo palestinese.

di Walter Nania 

 

Grazie alla risoluzione ONU 32/40 del 1977 è stata sancita la giornata di solidarietà con il popolo palestinese, che si celebra il 29 Novembre. Questa data coincide con la votazione all’Assemblea delle Nazioni Unite del 2012, in cui la Palestina è stata riconosciuta come Stato non membro osservatore alle Nazioni Unite, anche grazie al voto italiano.

Quest’anno è stata scelta Catania per celebrare il 29 Novembre in Italia, alla presenza dell’ambasciatore palestinese in Italia, Mai Alkaila. Ma la città etnea è stata solo l’ultima tappa di un viaggio durato più di un mese in tutto il Paese. Infatti l’ambasciatore ha ricordato quanto l’Italia abbia un ruolo chiave nel negoziato di pace in Medio Oriente e quale sia il peso del nostro Paese nell’UE perché faccia pressione sulla comunità internazionale affinché l’intero popolo palestinese possa presto vedere riconosciuto lo Stato di Palestina, non solo attraverso aperture diplomatiche, come la presenza dell’ambasciata palestinese in Italia, ma soprattutto giuridiche.

Anche a Palermo si è svolto un incontro, presso la Sala Consiliare di Palazzo delle Aquile, alla presenza di membri del Consiglio Comunale, Assessori e rappresentanti della comunità palestinese. L’incontro palermitano aveva per titolo “Quale futuro per la Palestina?”, promosso dall’Associazione Casa della Cultura Araba Al Quds. Anche in questo caso obiettivo della visita era promuovere le relazioni con la Palestina e soprattutto sensibilizzare i siciliani sulla causa del popolo palestinese. Per anni, ha ricordato l’ambasciatore, sotto la guida dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), il popolo palestinese non ha mai visto rispettare la legalità internazionale, a partire dalla risoluzione 181 che spartisce la Palestina storica in due Stati, Palestina ed Israele.

“La pace comincia dalla Palestina e finisce in Palestina”, ha affermato, per questo è necessario che lo Stato italiano, oltre a riconoscere Israele e la soluzione dei due Stati, faccia il possibile per il riconoscimento giuridico della Palestina. Nel corso del dibattito che è seguito all’intervento istituzionale, è emersa forte preoccupazione per la condizione di assedio in cui vivono molti palestinesi, specie in zone come Hebron o Gaza. Ciò che chiede la Palestina è il ritiro dai territori palestinesi ed arabi occupati nel 1967, compresa Gerusalemme Est, come previsto dalla risoluzioni 242 e 338, nonché il ritorno dei profughi a casa, anche questo già previsto dalla risoluzione 194 dell’ONU. A tale proposito, l’assessore alle partecipazioni Giusto Catania ha affermato come il Comune di Palermo, primo in Italia, abbia conferito la cittadinanza ad alcuni di essi, così da chiedere con un rinnovato appello la liberazione dei “propri cittadini”. L’ambasciatore ha poi rammentato agli astanti che lo Stato d’Israele è nato per una decisione delle Nazioni Unite, mentre il popolo palestinese tuttora sta aspettando la nascita del suo Stato. Nel 1993 ad Oslo è stata firmata la “Dichiarazione dei Principi” fra l’OLP ed Israele, seguita dai due accordi di Washington che ponevano le basi per la creazione di uno Stato palestinese entro cinque anni.

A distanza di ben vent’anni dalla firma di questi accordi, ancora non si vede nascere questo Stato. Alla fine del suo discorso, Mai Alkaila ha menzionato il nuovo muro che si è alzato nel XXI secolo, un muro di separazione razziale, il “muro dell’apartheid” all’interno dei territori palestinesi occupati nel 1967. La domanda quindi va riproposta all’attenzione dell’opinione pubblica, “Quale futuro per la Palestina?”   

 

 

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