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Acqua Geraci imbrigliata nella burocrazia?

di Patrizia Romano

Botta e risposta tra la società Terme di Geraci Siculo Spa e il Comune di Geraci sulla richiesta diampliamento della concessione mineraria, avanzata dall’azienda nel 92. Una querelle mai risolta che va avanti da vent’anni  

di Patrizia Romano

Concessione sì, concessione no. La lunga querelle tra la società Terme di Geraci Siculo e il Comune madonita, iniziata da oltre un ventennio, rimane aperta. Ciclicamente, il dibattito intorno al futuro della società si riaccende, i toni si riiinfervorano e, poi… magari, per un bel po’ di tempo, la vicenda ripiomba nel silenzio.

Tutto inizia nel ’92, quando la società di acque minerali chiede  all’assessorato regionale all’Energia l’autorizzazione di ampliamento della concessione mineraria. Da quella richiesta inizia una lunga attesa, durata ben 21 anni. Attesa che rimane imbrigliata nella burocrazia. L’ultimo ostacolo arriva proprio dall’assessorato regionale all’Energia che, nonostante l’ok dell’assessorato al Territorio, dichiara di avere bisogno del nulla osta dell’Ente Parco delle Madonie. Intanto, tra un cavillo e l’altro,  la burocrazia frena la richiesta dell’azienda, impedendo a quest’ultima la realizzazione di 20 nuovi posti di lavoro che, con l’ampliamento, garantirebbe immediatamente. Secondo l’amministratore unico della Terme, Giuseppe Spallina, questo rinvio è l’ennesimo pretesto per perdere tempo. “Questo decreto – sostiene Spallina – l’ex assessorato all’Industria non vuole proprio concederlo”.

In realtà, tale rinvio non è spiegabile, considerando che l’assessorato al Territorio si è espresso positivamente e che in area di parco sono stati già realizzati un mastodontico gasdotto e un lago artificiale.

Stanca di questi rinvii, pochi giorni fa, l’azienda Terme di Geraci Siculo Spa, presenta un esposto in Procura, chiedendo alle Procure della Repubblica di Termini Imerese e di Palermo, per quale motivo siano state rilasciate nuove concessioni a due aziende madonite, ‘Iniziative Turistiche Geracesi’ e ‘Madonie Terme Benessere’, entrambe controllate da Antonio Mangia e dal Gruppo  Giaconia, in un batter d’occhio, contro i 21 anni di attesa dell’Acqua Geraci.

E’ chiaro che la risposta del sindaco di Geraci, Bartolo Vienna è stata secca e immediata. Il primo cittadino sostiene che il Comune non abbia nessuna competenza sul rilascio delle autorizzazioni, precisando che le concessioni rilasciate alle due aziende madonite ineriscono proprietà private e insistono in zone diverse da quelle oggetto della richiesta avanzata a suo tempo da Acqua Geraci.

In una nota, infatti, il sindaco sostiene che la disciplina delle acque pubbliche in Italia è regolamentata dal Testo Unico n. 1775 del 1933, nonché da un insieme di norme successive che hanno portato nel tempo a definire che tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà.

In realtà, l’ordinamento regionale prevede che i soggetti titolati a rilasciare concessioni per l’utilizzo di acque pubbliche sono l’Ufficio del Genio Civile e l’Assessorato Regionale all’Energia.

“Il Comune di Geraci – spiega il sindaco – non ha alcuna competenza in materia e, quindi, non può rilasciare permessi di ricerca per la coltivazione di acque minerali. In ogni caso – continua –  crediamo che le rivendicazioni addotte dalla Terme S.p.A non meritino alcun ragionevole commento se non quello di affermare che in un paese normalmente civile la temerarietà di un privato, nel difendere i propri interessi, non può mettere in discussione diritti e beni di tutti i cittadini”.

Una risposta che nasce, secondo il primo cittadino, dalla pretesa della Società Terme di sorgenti che, da tempo immemorabile, sono utilizzate dal Comune di Geraci per il soddisfacimento delle primarie esigenze idropotabili di tutti i cittadini geracesi. Da qui, l’interesse di difendere beni e interessi comuni. “Inoltre – sottolinea Bartolo Vienna – la nuova società di recente costituitasi ha richiesto due permessi di ricerca, avendo ad oggetto aree di proprietà di privati e, comunque, diverse da quelle richieste dalla Società Terme s.p.a. e all’interno delle quali non ricade alcuna delle sorgenti utilizzate dal Comune di Geraci per i bisogni della popolazione”.

La lunga e controversa questione sembra, comunque, non spegnersi con le precisazioni del sindaco. Continua, infatti, inesorabile, con le parole dell’amministratore dell’azienda. “Contrariamente a quanto afferma il Sindaco Vienna – dice l’amministratore unico dell’Azienda – la materia delle acque minerali è estranea alla disciplina delle acque pubbliche e rientra in quella delle miniere. Pertanto, esula dalle competenze del Genio Civile e dei Comuni e soggiace a quella dell’Assessore Regionale all’Energia. Inoltre, in uno Stato di Diritto fondato sulla solidarietà, i Comuni rispettano i contratti stipulati con i privati, specialmente dopo le sentenze che dichiarano il loro inadempimento. Inoltre – procede –  non intimano alle imprese, con atti illegittimi, il rilascio gratuito dei loro stabilimenti per farne cessare l’attività. Anzi, risarciscono i danni cagionati ai terzi e si rivalgono sugli amministratori responsabili, citandoli prontamente in giudizio. Infine – conclude Spallina – il Sindaco non può negare che la sorgente Calabrò fornisca al Comune di Geraci  diciotto litri al secondo di acqua a fronte di un fabbisogno stabilito nel Piano Regionale degli Acquedotti di 6,9 litri al secondo e che l’Ente si prodiga per  impedire  ingiustamente l’accoglimento della concessione dell’Acqua Geraci”.

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