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A proposito di violenza sulle donne

di Redazione

Il 25 novembre ricorre la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne e molti saranno gli appuntamenti in Città dedicati ad approfondire il tema.

 

A cura dell’Associazione ANDE Palermo

Particolarmente importante, tuttavia, oltre alle parole di sdegno ed ai dibattiti, indicare strumenti concreti di ausilio alle donne che si trovino in situazioni di difficoltà per stalking, maltrattamenti, lesioni o siano comunque oggetto di attenzioni moleste.

In questo senso, è di sicura utilità la lettura di “Giù le mani dalle donne” (Mondadori) di Alessia Sorgato, presentato alla Libreria Feltrinelli lo scorso 18 novembre a cura dell’Ande Palermo e degli Inner Wheel Clubs Palermo e Palermo Centro, con la partecipazione della magistrata Annamaria Picozzi, della penalista palermitana Marina Cassarà e della giornalista Cinzia Zerbini.

giù le mani dalle donne

Si tratta di un libro costruito per gradi, in cui si parla dei reati, di come si atteggia uno stalker, dei rimedi di legge, dei suggerimenti spiccioli per difendersi, dei soggetti a cui chiedere aiuto, dei profili criminologici degli offenders, mettendo in evidenza tuttavia che quello che occorre assolutamente non sottovalutare sono dei comportamenti “sentinella” che, quando ricorrenti nell’uomo, possono mettere la sua compagna in allarme: particolare rissosità, atteggiamenti irrispettosi e aggressivi verso i genitori o i colleghi, in generale prevaricazioni verbali o umiliazioni, ai quali seguono le aggressioni fisiche, a volta alternate anche a fasi di apparente riappacificazione.

L’autrice, avvocato penalista del Foro di Milano, legale di riferimento di molti centri antiviolenza e associazioni a difesa della donna, esorta dunque la donna a rimanere lucida al primo segnale di violenza, a non perdere la testa e chiarirsi bene le idee, ricorrendo ad un aiuto qualificato. Un momento di nervosismo, un attimo di sbandamento possono rimanere episodi isolati, da nondemonizzare, ma non devono assolutamente ripetersi.

Anche tra i teenagers il problema può presentarsi. La Sorgato riporta un esempio significativo. In occasione di una delle presentazioni del libro, un ragazzino di circa 17 anni le raccontò che un suo compagno di classe impediva alla sua fidanzatina di uscire con le amiche, di studiare a casa di qualcuna e le aveva financo vietato di avere whatsapp nel cellulare. Ebbene, insieme agli altri compagni, lo avevano isolato dalle uscite insieme e dalle partite di calcetto fino a quando non avesse permesso alla ragazza maggiore libertà. Un bellissimo caso di bullying in positivo.

Centri Anti-Violenza

In definitiva i fronti su cui lavorare sono: a) l’informazione, corretta e aggiornata sui diritti che oggi le donne possono far valere da subito: il supporto psicologico, una serie di informative da parte della Procura; l’esistenza di una serie di figure professionali appositamente formate sulla materia, dalle Forze dell’Ordine ai counsellor che operano nei Centri Anti-Violenza (CAV), dai Magistrati agli avvocati specializzati, sino alle associazioni che offrono rifugio o altro genere di ausilio; b) la prevenzione, che si attua insegnando a tutti, non soltanto alle donne, i principi di una cultura rispettosa delle differenze di genere.

Infermieri e medici di pronto soccorso partecipano ormai a corsi appositi in cui si insegna loro ad approcciare la vittima di violenza famigliare, in modo che nessuna donna più “copra” il sopruso del suo uomo, raccontando di essere caduta accidentalmente in casa.

Oggi lo stalking è un reato, aggravato se commesso dal coniuge – anche separato – o dal partner (attuale o ex), anche attraverso strumenti informatici o telematici: il così detto cyberstalking. Oggi la violenza assistita, ossia quell’orrendo fenomeno per cui un bambino, pur non maltrattato personalmente, è costretto a vedere sua mamma vittima di percosse o di ingiurie, è un’aggravante comune, cioè eleva la pena. Oggi la Polizia Giudiziaria può allontanare da casa, d’urgenza, l’uomo violento, può vietargli di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa e di comunicare con lei. Queste misure cautelari però non vengono concesse sulla base della sola parola di lei. Servono riscontri: certificati medici e ricoveri ospedalieri che provino le botte, testimonianze di amiche o vicini che abbiano visto o sentito qualcosa o anche solo raccolto le confidenze. Ecco, dunque, perché per difendersi correttamente, occorrono bussole come il manuale antiviolenza scritto da Alessia Sorgato.

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