Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Fai l’arte e mettila da parte

di Redazione

La cultura musicale a Palermo? C’è o ci fa? Sembrerebbe il famoso bicchiere mezzo vuoto e mezzzo pieno! E anche l’osservatore distratto può cogliere alcuni paradossi….

Di Matthew Furline

A Palermo ci sono due importanti orchestre di rilevanza nazionale – il Teatro Massimo e l’Orchestra Sinfonica Siciliana, che godono di investimenti importanti da parte delle pubbliche istituzioni, per la loro sopravvivenza. E’ importante rilevare che queste due istituzioni sono oggi Fondazioni di diritto privato, e il socio di maggioranza, cioè di maggiore peso politico-finanziario, continua a essere la Regione Siciliana e, indirettamente, i siciliani. Grazie a queste due prestigiose orchestre, chi sta a Palermo può apprezzare dal vivo alcuni tra i migliori direttori e solisti del mondo: Ashkenazy, Abbado, Oistrach, Buchbinder, Kremer e tanti altri miti viventi che sono passati di qua solo negli ultimi sei mesi. Pare che tutto sommato queste due istituzioni siano in buona salute, perché fanno sostanzialmente buon uso dei propri mezzi, perché la classe politica è culturalmente e musicalmente impegnata, perché la Sicilia intera, attraverso il suo governo, dà altissimo valore alla musica, e forse perché senza queste due istituzioni la città di Palermo sarebbe realmente più povera. Tuttavia, la presenza dei grandi direttori e solisti sui nostri palchi non sembra avere creato molto ‘indotto’ per i musicisti locali. Quanti di quei musicisti di fama mondiale sono ingaggiati anche a fare dei ‘master class’ al Conservatorio o per conto di altre associazioni del settore? Quanti hanno rapporti con la vita musicale palermitana oltre al loro impegno per un concerto o due? Quanti neo-diplomati al Conservatorio Bellini di Palermo trovano lavoro più facilmente grazie alla permanenza in una città con due orchestre? E’ vero che qui si ferma il grande treno della cultura europea, ma purtroppo è una brevissima sosta (e talvolta i posti sono già tutti prenotati).

Ma lasciamo stare il settore della musica classica, che comunque gode di benefici rispetto ad altri generi musicali meno radicati in Italia. Molti giovani con la passione per la musica preferiscono il rock, il jazz, il fusion, lo ska, il raggae. Non ce ne sono, né qui a Palermo né altrove, posti stipendiati per batteristi ska. Come risponde la città d’arte che è Palermo a chi per passione cerca di fare il musicista fuori delle istituzioni? Si può tirare a campare? Va detto che quindici anni fa, si andava a guadagnare 50 mila lire, compenso standard. Oggi, dopo quindici anni, il cachè è aumentato a 70 mila lire (di Euro manco a parlarne). Alla faccia dell’Istat. Però si deve andare a suonare in due. I gruppi con più persone hanno delle difficoltà. Molti locali in città non vogliono gruppi con più di due elementi. Per risparmiare? Boh, forse. Comunque sento parlare del Decreto Regio del 18 giugno 1931. Dicono che se fanno suonare più di due persone insieme, la Polizia può creare un problema di ordine pubblico, di sicurezza e fanno riferimento proprio a questa legge: una legge del 1931. E quindi, lavorano soprattutto i duo – tipo piano bar con il pianoforte campionato che ti fa anche la batteria in stile rumba o bossa nova o rock pre-confezionato. Certo ci sono locali più impegnati per dare spazio alla musica e ai gruppi locali. C’è il Birimbao, il mitico Malaluna, la Carlotta, il Bloom Art, il Blow Up, anche il Malox e tanti altri. Ma si può campare suonando con un gruppo proprio a Palermo? Direi che è impossibile. Magari suoni un po’ dappertutto, ma alla fine del mese non si ha mai quella cifra che ti consente di dire “bene, ce la faccio”. C’è qualcosa che manca. Molta gente ascolta la musica nei locali come se ci fosse una radio accesa. Bisognerebbe coltivare un pubblico di consumatori, gente che impazzisce per la musica dal vivo. Però, se ci fossero dei concerti seri a fare o da lavorare per gli studi di registrazione… Che so, fare una colonna sonora, registrare delle musiche per la pubblicità, là sì che ci sarebbe da guadagnare. Insomma, un’economia meno depressa, una Palermo più metropoli e meno cittadella di Provincia.

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