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Rapporto Ispra sui rifiuti urbani in Sicilia

I dati del Rapporto Ispra sui rifiuti urbani: in Sicilia la crescita della raccolta differenziata è pari a +0,3%, mentre l’Italia viaggia a +2,3%...

di Federconsumatori

I recenti dati del Rapporto Ispra sui rifiuti urbani: in Sicilia la crescita della raccolta differenziata è pari a +0,3%, mentre l’Italia viaggia a +2,3%. Nel 2015 raggiunto il 12,8%, cinque volte in meno di quanto chiede l’Unione Europea

 

di  Alfio La Rosa*

Il quadro nazionale che emerge dall’edizione 2016 del Rapporto Rifiuti Urbani dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), fotografa con dati verificati al 2015 lo stato dell’arte dell’Italia dei rifiuti sia in prospettiva europea che su base locale. La produzione di rifiuti in Italia è in calo, avvicinandosi al target europeo 2020 del 50% di avvio a riciclo dei materiali, grazie ai miglioramenti nella raccolta ed alla conseguente diminuzione di rifiuti solidi urbani destinati in discarica. La Sicilia, purtroppo, rimane la Regione con i peggiori dati relativi all’intero sistema dei rifiuti, incapace di attuare una corretta gestione integrata del ciclo.

Lo scorso anno la produzione nazionale dei rifiuti urbani si è attestata a circa 29,5 milioni di tonnellate, facendo rilevare una riduzione di -0,4% rispetto al 2014. Le Regioni che hanno fatto registrare una riduzione della produzione dei rifiuti urbani maggiore si sono avvicinate al 3%, come l’Umbria. La contrazione risulta inferiore all’1% per Lombardia, Marche, Puglia e Sardegna e Sicilia, dove la produzione dei rifiuti è infatti passata da 2,34 a 2,35 milioni di tonnellate. Al di sopra di tale soglia si attesta la variazione percentuale dell’Emilia Romagna (+1,1%) e del Friuli Venezia Giulia (+1,6%). La Regione continua a muoversi controcorrente rispetto alla legislazione comunitaria che stabilisce la gerarchia dei rifiuti: prevenzione, riutilizzo, riciclaggio, riuso e recupero dei materiali. La Sicilia, infatti, non soltanto ha clamorosamente saltato gli obiettivi Ue per il 2011 (60%) e per il 2012 (65%), in relazione alla quota di raccolta differenziata, ma continua a restare la peggiore d’Italia a 12,8%, circa cinque volte in meno rispetto a quanto richiesto dalle direttive comunitarie.

Per quanto riguarda la raccolta differenziata in Italia, nel 2015 si è registrata una crescita di 2,3 % facendo salire il dato nazionale al 47,5%, che in valore assoluto si traducono in 14 milioni di tonnellate di rifiuti. Nel Nord il quantitativo si attesta al di sopra di 8 milioni di tonnellate (58,6%), nel Centro a quasi 2,9 milioni di tonnellate (43,8%) e nel Sud a 3,1 milioni di tonnellate (33,6%). Su base regionale la gestione più performante è stata quella del Veneto con il 68,8%, seguita dal Trentino Alto Adige con il 67,4%. La Calabria è la regione che fa segnare la maggiore crescita della percentuale di raccolta differenziata, +6% rispetto al 2014, raggiungendo il 25% che la colloca ancora al penultimo posto tra le regioni, seguita solo dalla Sicilia che fa registrare una crescita abbastanza insignificante (+0,3%) raggiungendo una percentuale complessiva (12,8%). Un dato che risulta ancora lontano dal miglior risultato del quinquennio 2011/2015 (13,3%) che è stato registrato nel 2013. In Sicilia, vi sono anche le peggiori province italiane per quanto riguarda il dato della raccolta differenziata: Palermo (7,8%), Siracusa (7,9%), Messina (10,1%) e Enna (10,8%). Tutte le altre province siciliane raggiungono delle percentuali superiori alla media regionale (12,8%): Agrigento (14,1%), Catania (14,7%), Ragusa (14,8%), Caltanissetta (20,7%) e Trapani (24,3%).

In Italia ci sono 7,8 milioni di tonnellate di rifiuti che finiscono in discarica, in calo di circa il 16% (-1,5 milioni di tonnellate) rispetto al 2014. Si tratta di un buon risultato, perché la discarica dovrebbe avere un ruolo ridotto al minimo nel ciclo integrato dei rifiuti, così come     vuole l’Europa. Tra il 2014 e il 2015 la percentuale di rifiuti finiti in discarica in Sicilia si è contratta appena di un punto percentuale (da 84 a 83%), mentre in Italia il dato è passato dal 31 al 26%.

In Sicilia, ancora, rimane ampiamente inapplicata la legge di settore attualmente in vigore  ed approvata nel 2010. Nel frattempo è in discussione, alla IV Commissione Ambiente e Territorio dell’Assemblea Regionale Siciliana, una nuova legge presentata dal governo regionale che a nostro avviso va profondamente modificata.

La nostra posizione è chiara: approvare in fretta una legge regionale ispirata, come chiede l’Unione Europea, ai criteri dell’economia circolare fatta di prodotti durevoli e già progettati con in mente il riciclo a fine vita, favorendo la produzione e il consumo di prodotti a basso impatto ambientale, il cui processo produttivo porti alla creazione della minor quantità possibile di rifiuti. Bisogna abbandonare l’attuale gestione incentrata su discariche, che inquinano e costano un patrimonio (che paghiamo tutti noi). Si deve concretamente attuare una gestione ordinaria basata sulla riduzione dei rifiuti, la forte crescita della raccolta differenziata, realizzando l’impiantistica necessaria alla chiusura del ciclo attraverso la realizzazione di un sistema produttivo incentrato su filiere industriali del riutilizzo, riuso e riciclaggio dei materiali. Una volta raggiunto questo obbiettivo, infatti, la quantità di rifiuti prodotti e i costi che i cittadini dovranno pagare per smaltirli verranno nettamente abbattuti. Occorre finalmente dare voce ai cittadini attraverso la costituzione del Comitato consultivo degli utenti e dei portatori di interesse in rappresentanza degli utenti e dei consumatori. 

* Presidente Federconsumatori Sicilia

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